Lo spazio poetico di una pioniera: Helen Frankenthaler a Firenze
Lo spazio poetico di una pioniera: Helen Frankenthaler a FirenzeFirenze, 30 set. (askanews) – La pittura nella sua essenza. Sembra banale, ma è questo il punto intorno a cui è costruita la mostra che Palazzo Strozzi dedica ad Helen Frankenthaler: la pittura dell’Espressionismo astratto americano, ma non solo. Perché le tele dell’artista nata nel 1928 e morta nel 2011 hanno una luce potente, in grado di irraggiarsi nelle sale del museo. Arturo Galansino, direttore di Palazzo Strozzi ci ha raccontato cosa attiva la mostra: “Ci immerge in 50 anni di ricerche, sperimentazioni, innovazioni tecniche, anche formali, espressive di questa grande protagonista del secondo Novecento – ha detto ad askanews – che presentiamo non da sola, ma nel contesto più ampio fatto dai suoi compagni di strada, che sono nomi eccellenti: da Pollock a Rothko, a Motherwell, che era anche suo marito, ma anche Kennethe Nolan, Morris Louis, Anthony Caro, Anne Truitt, per creare appunto questo senso di contesto. Però resta comunque una mostra monografica”.
Organizzata dal museo fiorentino con la Helen Frankenthaler Foundation, l’esposizione è la più ampia dedicata all’artista in Italia e indaga il modo i cui la pittrice ha cambiato il rapporto tra colore, spazio e forme. In un mondo dominato degli uomini, Frankenthaler oggi ci appare come una figura cruciale, la cui importanza forse è stata nel passato troppo poco sottolineata. “Una pioniera – ha aggiunto Galansino – per quanto riguarda in particolare alcune innovazioni tecniche, quali quelle della pittura macchia, che ha messo insieme l’effetto dell’acquerello a grandi dimensioni verso la pittura a olio, che è stata una cosa davvero dirompente in quel momento”. E guardandoli, e soprattutto sentendoli, questi dipinti sono finestre spirituali, evidenze di un’arte più grande, che ha la stessa densità di un Rothko, e forse non ce lo avevano mai detto. Anche per questo la mostra è interessante, così come è affascinante vedere il modo in cui le opere cambiano anche le sale di Palazzo Strozzi, illuminandole in modo inedito e sentimentale.