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Lombardia, bocciata mozione del Pd per risorse sanità a 8% Pil

Lombardia, bocciata mozione del Pd per risorse sanità a 8% PilMilano, 9 apr. (askanews) – Il Consiglio regionale della Lombardia ha bocciato questo pomeriggio una mozione del Partito democratico che faceva proprio l’appello delle quattordici personalità di spicco del mondo sanitario che nei giorni scorsi hanno chiesto l’aumento del finanziamento nazionale della sanità fino all’obiettivo dell’8% del valore del Pil.



La mozione del Pd chiedeva che il Consiglio impegnasse il presidente Attilio Fontana “ad attivarsi immediatamente presso il governo nazionale al fine di scongiurare ogni taglio previsto per il sistema sanitario e per ottenere un adeguato finanziamento annuale per la sanità corrispondente almeno all’8% del Pil, così da poter incidere realmente sulle liste d’attesa, poter dare risposta alle nuove sfide e ai nuovi bisogni di cura e assistenza dei cittadini, e a garantire il mantenimento di ‘quel grande Servizio sanitario nazionale che ha contribuito significativamente a migliorare prospettiva e qualità di vita e a ridurre le disuguaglianze socioeconomiche’”. “L’8% come traguardo a cui tendere lo hanno proposto personalità come Locatelli e Garattini: non è un capriccio ma una responsabilità che tutta la classe politica dovrebbe assumersi” ha commentato il capogruppo dem Pierfrancesco Majorino. “Pensavo che la Lega fosse quella pragmatica del presidente Fedriga che fa ricorso contro il governo per il taglio dei fondi per la sanità, e invece è quella silente di Fontana. In Lombardia siamo di fronte di solito triste spettacolino di chi non vuole che si apra il dibattito sulla sanità, perché significa mettere in discussione un modello, quello lombardo, che è sfuggito totalmente di mano e che pone i cittadini di fronte al ricatto, se vuoi farti curare, paga”.


“Oggi Fontana e Bertolaso non fanno nemmeno quello che la giunta precedente si era prefissata nel 2016, ovvero l’obbligo per i privati di aderire al centro unico di prenotazione, pena l’esclusione dal sistema sanitario regionale pubblico. Non lo fanno perché la classe dirigente della destra lombarda non vuole perdere il rapporto privilegiato con alcuni soggetti della sanità privata” ha aggiunto.