Lula-show a Roma: in Ucraina basta sparare, bisogna parlare
Lula-show a Roma: in Ucraina basta sparare, bisogna parlareRoma, 22 giu. (askanews) – La pace, la lotta alle disuguaglianze, la libertà di migrare, il no alle discriminazioni di genere, il sostegno a Julian Assange: è il solito, agguerrito Lula quello che oggi ha chiuso a Roma, con una partecipata conferenza stampa, il suo primo viaggio in Italia dopo la rielezione alla presidenza della repubblica brasiliana.
Un Lula, quello che ha parlato oggi, che non l’ha mandata a dire e che sta riproponendo sulla scena internazionale il Brasile dopo gli anni di appannamento di Jair Bolsonaro, il quale proprio a partire da oggi affronta a Brasilia il Tribunale supremo elettorale per rispondere dell’accusa di abuso di potere e di utilizzo fuorviante dei media, dopo che ha suggerito che le elezioni da lui perse fossero truccate. Luiz Inacio da Silva viene da alcuni giorni di incontri importanti a Roma, a partire da quelli con papa Francesco, con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, così lontana da lui per idee politiche. “E’ sempre un gran piacere per me visitare l’Italia”, ha esordito nella conferenza stampa odierna, dopo aver salutato in italiano. E ha ricordato che il Brasile è “il paese con più italiani al mondo, a parte l’Italia”: 600mila naturalizzati e oltre 30 milioni con radici italiane, cittadini di seconda, terza, quarta generazione. Ma ha anche lamentato che i vertici italiani non conoscono il Brasile: “Poche autorità italiane visitano il Brasile. La premier Meloni e il presidente Mattarella non conoscono il Brasile. Credo che sia strano questo fatto: è un Paese con 30 milioni di italiani”. E ha aggiunto: “Ho invitato sia il presidente sia la premier a visitare il Brasile, spero che vengano”.
Con Meloni, esponente di destra, lui che viene dallo speculare mondo della sinistra del lavoro, c’è stato nell’incontro di ieri un rapporto di natura istituzionale. In effetti, a dire dei giornalisti brasiliani, fino a martedì non si parlava neanche di un possibile faccia-a-faccia con la premier. Alla fine Lula ne è uscito con una buona impressione, ma non sembra essere scattato il feeling. “Ho avuto una buona impressione di Giorgia. E’ una donna, è importante che una donna abbia vinto le elezioni in Italia: in un mondo ancora maschilista, la questione di genere pesa ancora”, ha detto. “Mi è parsa una donna intelligente, d’altronde se non lo fosse non sarebbe dove si trova”. Però con lei l’incontro è stato di tenore formale, da figure istituzionali dei reciproci governi. “Quando un capo di stato incontra un altro capo di stato, non entra in campo la questione ideologica”, ha precisato il presidente brasiliano. “Quando scelgo i miei amici personali, con cui andare a bere un bicchiere di vino, voglio decidere. Ma quando si tratta di un incontro con un capo di stato, non esiste una possibilità diversa”. Comunque, la parte bilaterale sulle relazioni italo-brasiliane pare andata bene. Lula ha anche affermato oggi che il Brasile sosterrà l’Italia nella candidatura di Roma per l’Expo 2030. Chissà che su questo non abbia inciso anche l’amicizia col sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri, che Lula ha visto ieri. Lo stesso presidente ha voluto ricordare che Gualtieri lo andò a trovare in Brasile quando era sotto arresto. E d’altronde i rapporti di Lula con il mondo della sinistra italiana sono antichi e consolidati. Non a caso, oltre alla segretaria del Pd, Elly Schlein, il presidente laburista ha visto anche l’ex premier Massimo D’Alema. Si è invece rammaricato di non aver potuto incontrare i suoi “amici sindacalisti”, ha detto da ex sindacalista a sua volta. Per la sinistra europea, però, ha avuto parole severe. “Penso che nella sinistra europea ci sia stata una perdita di discorso: dobbiamo creare una nuova utopia da contrapporre a quella creata della destra”, ha detto, individuando i focus di questo discorso nei temi delle disuguaglianze e della protezione dei migranti: “Ci deve essere transito libro degli esseri umani, come c’è transito dei soldi”. Perché, ha detto ancora Lula, “l’essere umano è per natura nomade”.
Invece, ha espresso grande ammirazione per papa Francesco, che ha invitato in Brasile (e “dal suo sorriso” ha detto di aver capito che vorrebbe farlo, agenda permettendo). Lula ha definito Bergoglio “la più importante autorità politica sul pianeta Terra”, per quel che dice. Di certo i due sono uniti dalla volontà di contribuire alla pace in Ucraina. “Sono d’accordo con papa Francesco: bisogna mettere gli attori a un tavolo negoziale, bisogna smettere di sparare e iniziare a parlare”, ha detto Lula. “Non è giusto spendere miliardi di dollari in una guerra non necessaria”. Sabato il suo inviato speciale per l’Ucraina, l’ex ministro degli Esteri Celso Amorim, sarà a Copenaghen per la riunione con i paesi “neutrali” convocata da Kiev. La differenza con la piattaforma di pace del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, però, è evidente. Per Lula anche la Russia deve vedere un vantaggio in un accordo di pace: “Un accordo di pace non è una resa. Un accordo di pace è qualcosa che fa sì che tutti gli attori coinvolti possano guadagnare qualcosa, possano vincere qualcosa”. D’altronde, questo mondo in cui le potenze si armano sempre più per preparare guerre non ha una logica nella visione di Lula. Le risorse usate per la difesa, dovrebbero servire per la transizione ecologica e per ridurre le disparità. “Non servirà a nulla fare razzi o caccia, se non avremo uno spazio sano su cui vivere su questa Terra”, ha detto, ricordando che nel 2025 il Brasile ospiterà la COP30 per la lotta al cambiamento climatico e che la decisione di Brasilia è di tenerla in Amazzonia, nella città di Belem, stato del Parà. Infine, prima di andar via, Lula ha voluto esprimere la sua “indignazione” per la poca solidarietà mostrata, anche da parte dei media, nella vicenda del fondatore di WikiLeaks Julian Assange. “E’ in carcere, e lo è perché ha denunciato al mondo lo spionaggio americano”, ha ricordato. “È imprigionato a Londra, sarà condannato all’ergastolo. Non vedo un giornale che lo difende. Io questa la chiamo codardia. Ciò che Assange ha fatto merita il rispetto di tutti i giornalisti su questa Terra”.