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Masi Agricola: ricavi giù del 10% nel I semestre, utile scivola a 1,8 mln

Masi Agricola: ricavi giù del 10% nel I semestre, utile scivola a 1,8 mlnMilano, 4 ago. (askanews) – Ricavi in calo del 10,4% (8,4% a cambi costanti) per Masi Agricola, nel primo semestre di quest’anno. Il loro valore si è attestato a 33,1 milioni di euro contro i 36,9 dello stesso periodo di un anno prima. In calo anche l’utile netto che ha toccato gli 1,8 milioni di euro dai 4,1 di un anno prima. L’Ebitda, nello stesso periodo, è passato invece da 8,449 milioni a 5,509. A tal proposito l’azienda vitivinicola dell’Amarone ricorda che nell’ultimo esercizio pre-Covid (2019) il primo semestre aveva chiuso con un Ebitda inferiore, a 5,492 milioni.

L’indebitamento finanziario netto è salito a 21,4 milioni dai 7,7 del 31 dicembre 2022 e dai 4 del 30 giugno 2022. Esaminando l’andamento dei ricavi, l’azienda fa notare che, considerata l’incomparabilità del periodo Covid (2020 e 2021) e l’eccezionalità dell’esercizio 2022, il raffronto tra le vendite del primo semestre del 2019, pari a 29,726 milioni di euro, con il dato registrato nel trimestre chiuso al 30 giugno 2023 evidenza una crescita dell’11%, anche per effetto degli incrementi dei listini di vendita praticati nel frattempo. Si tratta, sottolineano, della seconda migliore performance dalla quotazione all’Egm a oggi con riferimento ai ricavi dei primi sei mesi. Nel semestre analizzato continua, pur se in visibile rallentamento, l’andamento positivo dell’horeca, mentre il retail presenta in generale andamenti negativi. In crescita il canale Duty Free & Travel Retail.

“Registriamo un netto cambiamento, iniziato peraltro alla fine dello scorso anno, nell’attitudine della clientela, soprattutto estera, rispetto agli approvvigionamenti nel segno di una crescente prudenza e di un ritorno al ‘just in time’ – commenta Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola – Come era prevedibile, ora il trend è l’alleggerimento delle scorte per fronteggiare sia l’aumento dei tassi di interesse, sia un consumo visibilmente rallentato. Fenomeni di contesto e pertanto non controllabili, come la pressione inflativa che pesa sulle famiglie e una certa preoccupazione generalizzata, anche per la persistenza di problematiche geopolitiche, uniti alle condizioni meteo abbastanza avverse al turismo e non solo, ci portano a essere cauti nelle aspettative per il secondo semestre. Ma non cambia la strategia: posizionamento premium, contatto sempre più diretto con il consumatore finale e omnicanalità distributiva”. Gli svariati elementi di contesto che rendono “estremamente difficile l’attività previsionale” (il conflitto ucraino, gli incrementi inflativi e dei tassi di interesse) si uniscono a un luglio con “ordinativi inferiori all’anno precedente”. Ragini per cui l’azienda continuerà a “tenere monitorati i trend di settore, peraltro sostanzialmente sintonici con quelli della Società, e continua a dialogare con gli operatori di mercato per mantenere reattività gestionale”.

Per quanto riguarda la produzione le temperature sopra alla media e la piovosità inferiore alla media nell’inverno 2022-2023 hanno comportato condizioni ideali per l’appassimento delle uve destinate alla produzione di Amarone. Infatti la pigiatura, effettuata a febbraio, ha confermato un’ottima qualità del prodotto. La primavera è stata caratterizzata, soprattutto nella seconda metà, da precipitazioni piovose estremamente frequenti, contribuendo inizialmente alla positività delle fasi fenologiche e all’abbondanza delle uve, ma agevolando al contempo la diffusione di agenti patogeni. Gli ultimi giorni di luglio, tuttavia, sono stati interessati da grandinate diffuse ed estremamente violente, in particolare in Friuli, Valdobbiadene, Lago di Garda. In tali aree si sono registrati danni anche in alcuni vigneti del gruppo. Per le denominazioni di maggiore pregio sono state attivate le coperture assicurative in essere. Fortunatamente non si sono verificati sinistri rilevanti nei nostri vigneti in Valpolicella. A livello di settore viticolo generale è possibile che le riduzioni di quantità di uve potenzialmente vendemmiabili negli areali interessati dalle grandinate generino prospetticamente un incremento dei costi delle uve e dei vini sfusi.