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Mattarella: non sono un sovrano, firmare leggi non è condividerle

Mattarella: non sono un sovrano, firmare leggi non è condividerleRoma, 5 mar. (askanews) – Piccolo vademecum, in tempi di riforme costituzionali, di conflitti mai del tutto spenti tra poteri dello Stato, di gestioni talvolta discutibili dell’ordine pubblico e di dossieraggi, su cosa fa e cosa non fa il capo dello Stato. In una giornata dal cielo plumbeo Sergio Mattarella coglie l’occasione dell’incontro con i vertici della Casagit, la cassa di assistenza sanitaria dei giornalisti, per diradare alcune nubi. Il presidente della Repubblica ribadisce alcuni concetti e rivendica i suoi poteri nei limiti che la Costituzione gli assegna. Un ripasso, diciamo, in un clima politico piuttosto avvelenato.



Comincia da se stesso: il presidente della Repubblica “non è un sovrano, fortunatamente” e quindi non ha il potere legislativo, la sua firma sulle leggi approvate dal Parlamento è solo un atto dovuto dopo un vaglio di natura squisitamente costituzionale. Dunque, “non firma le leggi, ne firma la promulgazione, che è una cosa ben diversa”, fa semplicemente il suo dovere ed è “quell’atto indispensabile per la pubblicazione ed entrata in vigore delle leggi, con cui il Presidente della Repubblica attesta che le Camere hanno entrambe approvato una nuova legge, nel medesimo testo, e che questo testo non presenta profili di evidente incostituzionalità”. Fine. Se il capo dello Stato “andasse al di là di questo limite che gli assegna la Costituzione”, “si arrogherebbe indebitamente il compito che è rimesso alla Corte costituzionale”. Insomma promulgare una legge non significa “farla propria” o “condividerla”. Poi il grande capitolo della libertà di stampa che è “fondamentale per la nostra democrazia” perchè proprio “nella nostra Costituzione vi è una tutela netta, chiara, indiscutibile, a fronte della quale vi è una assunzione di responsabilità da parte dei giornalisti: la lealtà, l’indipendenza dell’informazione, la libertà di critica, nel rispetto della personalità altrui, il rispetto dei fatti”. E, attenzione, il ruolo della libertà di stampa è così “indispensabile”, ricorda Mattarella, che “sta a cuore alle istituzioni, chiamate a tutelarla ciascuno nelle proprie competenze e nei propri ambiti e, naturalmente, nelle proprie responsabilità”. Come dire che il governo, il Parlamento, tutte le istituzioni e i partiti devono fare la loro parte nel garantire e difendere la libertà di stampa.


Infine, il compito più specifico, più forte, forse, del Quirinale: quello di “fare in modo che ciascuno rispetti la Costituzione”. A partire dallo stesso capo dello Stato, a tutti gli altri poteri – legislativo, esecutivo e giudiziario – il Colle vigila sul rispetto della Costituzione anche “nel colloquio e nel confronto tra gli organi costituzionali”. “Sarebbe grave se uno di questi”, compreso “anche” il Presidente della Repubblica, “pretendesse di attribuirsi compiti che la Costituzione assegna ad altri poteri dello Stato – avverte Mattarella -. E questa è una indicazione di democrazia che si inserisce in quell’armonico disegno che la nostra Costituzione indica”.