Meloni in Gb. Con Sunak (facile) intesa su Kiev, migranti, scambi
Meloni in Gb. Con Sunak (facile) intesa su Kiev, migranti, scambiLondra, 26 apr. (askanews) – La prima volta che si sono incontrati, il 7 novembre, in un bilaterale a margine della Cop27 in Egitto, Giorgia Meloni era presidente del Consiglio da 16 giorni e Rishi Sunak primo ministro del Regno Unito da 13. Due premier giovani, ‘fortysomething’, due conservatori, una nomina praticamente in contemporanea: un bagaglio di affinità considerevole, persino prima di conoscersi. Giovedì, oltre cinque mesi dopo, i due leader torneranno a incontrarsi per trasformare quell’intesa nel terreno comune che porterà alla firma di un imminente accordo che non sarà solo un rafforzamento delle relazioni commerciali tra i due Paesi ma anche una collaborazione in molti settori, tra cui transizione ecologica, tecnologie avanzate, innovazione, difesa. Una intesa a cui si lavora da tempo, rallentata prima dalla pandemia e poi dalla guerra, che ha avuto una accelerazione negli ultimi mesi proprio per volere dei due capi del governo.
Giorgia Meloni sarà infatti a Londra per una visita di due giorni la cui prima tappa, giovedì pomeriggio, sarà proprio l’incontro al numero 10 di Downing street. E’ la sua prima visita di due giorni in un Paese europeo, segno – sottolineano da palazzo Chigi – della “importanza che il governo italiano attribuisce alle relazioni con il Regno Unito”. Un colloquio che avrà certamente tra i temi principali quello della guerra in Ucraina: d’altra parte sin dall’inizio dell’invasione russa, Italia e Gran Bretagna sono stati tra i più forti sostenitori della resistenza di Kiev e Giorgia Meloni, che all’epoca era all’opposizione, una volta al governo ne ha fatto un punto di forza della sua politica estera e della credibilità all’interno della collocazione atlantica. All’ordine del giorno del bilaterale anche l’accordo siglato a dicembre da Gran Bretagna, Italia e Giappone per lo sviluppo del programma GCAP/Tempest per la progettazione del caccia multiruolo di VI generazione che palazzo Chigi giudica di “valenza strategica”.
Ma c’è un altro punto su cui è facile aspettarsi che la presidente del Consiglio e il suo omologo inglese useranno toni e parole perfettamente sovrapponibili: quello dell’immigrazione. Un tema caro ai rispettivi elettorati, il che inevitabilmente trasforma la gestione del fenomeno in uno dei principali banchi di prova dell’azione dei loro governi. Anche Sunak, come Meloni, deve affrontare arrivi crescenti e continua a ripetere che il fenomeno migratorio non può essere considerato il problema di singoli Paesi più esposti ma dell’intera Europa. E se una delle strade scelte dal governo italiano per limitare il record di sbarchi è quella di arrivare all’abolizione della protezione speciale – come previsto in sede di conversione del decreto Cutro – da mesi Sunak e la sua ministra dell’Interno, Suella Braverman, hanno promesso un giro di vite che è arrivato a contemplare misure molto contestate come l’invio in Ruanda dei migranti in attesa di asilo. Nel secondo giorno della sua visita a Londra, invece, la presidente del Consiglio è attesa a un incontro con investitori e operatori nella residenza dell’ambasciatore in cui, accompagnata dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, sarà impegnata soprattutto nella promozione del Made in Italy. Ma visto il parterre, è probabile che la presidente del Consiglio approfitti dell’occasione per dare rassicurazioni sull’affidabilità italiana anche nella gestione dei fondi del Pnrr.
Di certo, i rapporti commerciali tra Italia e Gran Bretagna – dove peraltro risultano iscritti all’anagrafe dei residenti all’estero oltre mezzo milione di connazionali – già fanno registrare numeri positivi: anche dopo la Brexit, sottolineano fonti di governo, la collaborazione economica con il Regno Unito è rimasta “solida e diversificata, con forti complementarietà industriali e ampie prospettive di crescita”. L’interscambio nel 2022 è stato di 35,6 miliardi (+13% sul 2021 e in linea con i dati pre-Covid), con saldo positivo per 19 miliardi di euro. Il Regno Unito è inoltre un importante investitore in Italia: gli investimenti diretti esteri (Ide) arrivano a 26 miliardi di euro concentrati nel settore finanziario, assicurativo ed energetico. A sua volta anche la presenza imprenditoriale italiana è molto radicata in Uk (con Ide per 31,8 miliardi) soprattutto in ambito difesa (Leonardo), energia e rinnovabili (Eni, Enel) e infrastrutture e trasporti.