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Meloni in Giordania e Libano: stabilizzazione e sicurezza Unifil

| Redazione StudioNews |

Meloni in Giordania e Libano: stabilizzazione e sicurezza UnifilBruxelles, 17 ott. (askanews) – Sostegno alla Giordania, partner “fondamentale” per la stabilità del Medio Oriente; aiuto umanitario a Gaza; sicurezza dei militari impegnati nelle missioni Unifil e Mibil in Libano. Sono questi i principali temi al centro della doppia missione di domani della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Giordania e Libano.



Ad Aqaba (alle 12) la premier avrà un bilaterale con Re Abdullah II e si confronterà con lui sulla crisi in Medio Oriente. Meloni, sottolineano fonti italiane, ribadirà il suo “sostegno” a una nazione che “costituisce un elemento fondamentale per la stabilità della regione”. La leadership giordana è ritenuta un “interlocutore prezioso e sta svolgendo un ruolo cruciale sia per ridurre la tensione sia per scongiurare un ulteriore peggioramento del quadro”. Al centro dei colloqui ci sarà, in particolare, la situazione umanitaria a Gaza, nella quale la Giordania svolge un ruolo decisivo per la consegna degli aiuti alla popolazione civile. I due leader si confronteranno sulla proposta giordana di ‘Gaza humanitarian Gateway’ per far fronte alla crisi crescente nella Striscia, su cui hanno già avuto un primo confronto a Cipro durante il Vertice Med9. Meloni si recherà poi a Beriut per incontrare nel pomeriggio il primo ministro Mikati e il presidente del Parlamento Berri. Primo leader a visitare il Libano dall’inizio delle operazioni di terra delle forze israeliane, Meloni confermerà la volontà italiana di contribuire alla “stabilizzazione” del confine israelo-libanese e chiederà “l’impegno di tutte le forze libanesi a garantire in ogni momento la sicurezza del personale di Unifil”. Analoga richiesta la presidente del Consiglio l’ha espressa al primo ministro israeliano Netanyahu nella conversazione telefonica di domenica scorsa.


Meloni si confronterà con i suoi interlocutori libanesi anche sugli elementi necessari per una piena applicazione della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. In particolare, ribadirà l’impegno per “sostenere” le forze armate libanesi (LAF) nell’assunzione delle loro responsabilità su tutto il territorio libanese, un tema su cui l’Italia svolge da tempo un ruolo guida, sia con una specifica missione bilaterale (MIBIL) sia presiedendo il Comitato Tecnico Militare per il Libano che coordina il sostegno internazionale alle LAF. Inoltre, il Ministro Guido Crosetto lo stesso giorno discuterà a Napoli questo tema coi suoi omologhi G7, nell’ambito della riunione ministeriale Difesa sotto Presidenza italiana del Gruppo dei Sette. Gli incontri saranno, infine, anche l’occasione per approfondire il confronto con gli interlocutori regionali sulla crisi dei rifugiati siriani, resa ancora più drammatica dagli ultimi sviluppi che hanno visto un milione di sfollati in Libano (il 20% dell’intera popolazione) e almeno 300.000 persone cercare rifugio in Siria. La premier ha già promosso su questo tema un incontro a quattro a Cipro cui hanno partecipato anche il re di Giordania Abdullah II, il presidente di Cipro Christodoulides e la presidente della Commissione europea von der Leyen. La posizione italiana, ma anche di altri Stati Ue, è che occorra “rivedere” la Strategia dell’Unione europea per la Siria e lavorare con tutti gli attori per creare le condizioni affinché i rifugiati siriani possano “fare ritorno in Patria in modo volontario, sicuro e sostenibile”. In questo senso – viene fatto notare – si legge il sostegno dell’Italia all’impegno che sta portando avanti l’UNHCR, e la decisione di rafforzare la presenza diplomatica a Damasco.


Gli incontri di Meloni, così come la visita del ministro Tajani lunedì in Israele e Palestina, concludono le fonti, “si inseriscono negli sforzi quotidiani del Governo italiano per promuovere la fine delle ostilità a Gaza come in Libano, sostenendo gli sforzi di mediazione in essere, in primo luogo da parte degli Stati Uniti, e intendono anche porre le basi per la necessaria riflessione – che è tempo parta anche all’interno dell’Unione Europea – sugli scenari post-conflitto e su come l’Italia, e l’Europa, potranno contribuirvi”.