Meloni punta su premierato per dividere opposizioni. Distinguo Lega
Meloni punta su premierato per dividere opposizioni. Distinguo LegaRoma, 9 mag. (askanews) – Non è un caso, e nemmeno soltanto una constatazione, se per ben tre volte sceglie di definire con l’aggettivo “variegato” le posizioni con cui i gruppi parlamentari che ha incontrato nella biblioteca del presidente alla Camera si sono presentati al confronto con il governo sulle riforme. Perchè se da una parte Giorgia Meloni si è trovata davanti una “chiusura abbastanza trasversale” sul modelli come quello presidenziale e semi presidenziale, sul premierato il discorso è più aperto grazie alla sponda offerta da Azione e Italia viva. E se all’atto pratico, questo primo giro di consultazioni non le consente di raccattare niente più di questo, nella strategia sulla lunga distanza la presidente del Consiglio prova a creare una crepa tra il Pd di Elly Schlein e il M5s di Giuseppe Conte, sfruttando quella competizione che finora ha sempre prevalso rispetto alla volontà di fare fronte comune.
A tutti, e poi pubblicamente alla fine, Meloni dice di voler tenere il più possibile aperta la porta del dialogo, senza presentarsi con una “proposta preconfezionata” proprio per poter poi elaborare un testo che tenga conto della discussione. Di fatto, però, l’unica vera frecciata è proprio quella che lancia in direzione della neo segretaria dem quando boccia con nettezza la proposta di sfiducia costruttiva che, a suo dire, “non è risolutiva” ai fini di quelli che definisce i due “paletti irrinunciabili”, ovvero “stabilità dei governi e delle legislature e rispetto del voto dei cittadini”. E non è nemmeno un caso se fonti di Fratelli d’Italia lasciano filtrare che il clima che si è respirato nell’incontro con il M5s è stato “piuttosto buono”, né se che sia arrivata una apertura sulla proposta di Conte di creare una commissione ad hoc. “Su quale possa essere lo strumento migliore il dibattito è aperto, il punto è se l’obiettivo di queste richieste ha o no un intento dilatorio. Se il presupposto è fare io sono pronta a parlare di tutto”, dice poi in modo più generico rispondendo ai giornalisti. Se da una parte c’è l’apertura al dialogo, dall’altra però resta il punto fermo di voler portare a casa questo progetto di riforma delle istituzioni. Evitare il referendum sarebbe auspicabile anche perché, prima che il percorso finisca, saranno passati anni e chissà in che condizioni di salute (e di gradimento) sarà a quel punto la maggioranza. Ma per arrivare ai due terzi i voti del cosiddetto Terzo polo non bastano e le lusinghe al M5s difficilmente potranno portare a una inversione a U di Giuseppe Conte sul modello da appoggiare. – “Per me è molto importante ottenere la condivisione più ampia possibile, e più ampia della maggioranza, ma non a costo di venire meno agli impegni presi con i cittadini”, osserva.
Ma se la presidente del Consiglio punta sul premierato, dalla Lega affiora qualche distinguo. E’ il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari, in mattinata a ricordare che il programma del centrodestra prevedeva l’elezione diretta del presidente della Repubblica. “Se si vuole virare sulla elezione diretta del premier chiediamo che vengano mantenute le garanzie sul ruolo del Parlamento”, aggiunge. Sullo sfondo c’è sempre la competizione tra i due partiti della coalizione, entrambi pronti a sventolare la bandiera che gli è più cara: l’elezione diretta per Fdi, l’autonomia per la Lega.Anche se la premier nega che sulla realizzazione dei due progetti sia in atto una gara: “Sono disponibile a spiegare come l’autonomia differenziata e la riforma delle istituzioni centrali si tengono insieme”, sono “un unico pacchetto”.