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Meloni sarà al summit di Londra sull’Ucraina, fa discutere l’ipotesi di inviare soldati

| Redazione StudioNews |

Meloni sarà al summit di Londra sull’Ucraina, fa discutere l’ipotesi di inviare soldatiRoma, 25 feb. (askanews) – Domani la videoconferenza con i leader Ue sull’Ucraina, domenica a Londra il vertice – ufficialmente da confermare – per la messa a punto di piani comuni per la Difesa organizzato da Keir Starmer. Dopo il summit del G7 da remoto di ieri, sono questi gli appuntamenti di Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo straordinario in programma il 6 marzo a Bruxelles.



La riunione di domani mattina è stata convocata dal presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, per ascoltare dal presidente francese Emmanuel Macron – ha spiegato – un resoconto del suo incontro di ieri con Donald Trump. A Londra, invece, si riuniranno i “volenterosi” europei, fin qui animati dagli stessi Macron e Starmer (che guidano gli unici due Paesi che in Europa dispongono di testate nucleari), per parlare di piani congiunti sulla difesa. Con il premier britannico Meloni dovrebbe avere anche un incontro bilaterale. Il ‘nodo’ da sciogliere, su cui non è facile trovare un accordo, è quello dell’impegno degli europei (non solo i Paesi aderenti all’Ue) nel processo di pace in Ucraina. Al momento il Vecchio Continente è stato tagliato fuori dall’iniziativa del tycoon e cerca il modo di rientrare in gioco. A Bruxelles, tra le altre cose, si discuterà della nomina di un “inviato” europeo per l’Ucraina e tra i nomi che circolano ci sono anche quelli di Angela Merkel e Mario Draghi. Ma il punto fondamentale è l’impegno che i leader europei potranno offrire agli Stati Uniti. Macron – d’accordo con Starmer – ha proposto a Trump la mobilitazione di una “forza di interposizione” di 30 mila uomini da schierare sul terreno per controllare il rispetto di un eventuale cessate il fuoco. Un’ipotesi che però trova molte, e importanti, voci contrarie: la Germania, la Polonia (che punta a creare il più grande esercito di terra europeo) e anche l’Italia. Dove l’idea dei “peacekeepers” europei fa discutere la maggioranza.


Meloni ha ribadito anche ieri, ai colleghi del G7, l’obiettivo di raggiungere una “pace giusta e duratura” che si deve basare su “garanzie di sicurezza efficaci” e sempre nel “contesto euro-atlantico”, e dunque in collaborazione con gli Stati Uniti. A mettere in chiaro la posizione della premier sul tema, questa mattina, è stato il suo consigliere più ascoltato, il sottosegretario alla Presidenza Giovanbattista Fazzolari. “E’ un’ipotesi”, quella della forza di interposizione, “che la Francia sostiene da tempo – ha spiegato – e che l’Italia non reputa la soluzione più efficace”, perché “non c’è mai stata una forza di interposizione internazionale tra due eserciti di questa portata”. Mentre “un altro discorso” sarebbe quello di “una missione internazionale con cappello Onu in un contesto di pace”. Molto secco il “no” di Matteo Salvini, dopo che ieri sera la Lega aveva fatto circolare la posizione: “Nessun soldato italiano in Ucraina”. “Nessuno – ha precisato oggi il vicepremier e ministro delle Infrastrutture – ci ha chiesto neanche un soldato quindi quando ce lo chiederanno ne parleremo, ma noi abbiamo già migliaia di soldati italiani in giro per il mondo, prima di mandarne anche uno in più ci ragionerei molto”.


A gettare acqua sul fuoco, e cercare una sintesi, è il ministro degli Esteri Antonio Tajani, secondo cui non è “utile” l’invio di “truppe europee o della Nato: se bisogna fare una zona cuscinetto bisogna mandare delle truppe sotto la bandiera delle Nazioni Unite con una decisione del Consiglio di sicurezza. In caso ci sarebbe anche la disponibilità italiana, come c’è disponibilità per la Palestina, sempre sotto la bandiera delle Nazioni Unite”.