##Meloni:Regionali rafforzano governo.Ma Fi-Lega sotto osservazione
##Meloni:Regionali rafforzano governo.Ma Fi-Lega sotto osservazione
Gli alleati tengono, ma le Europee non sono così lontane. C’è anche partita nomine
Roma, 13 feb. (askanews) – Il mood di giornata sta nelle parole che il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, prende in prestito da Julio Velasco, l’allenatore che riportò l’Italia del volley sulla cima del mondo: “Chi vince festeggia, chi perde spiega”. L’affermazione alle Regionali in Lazio e Lombardia, è vero, era attesa ma la maggioranza assoluta conquistata da Attilio Fontana e Francesco Rocca consente a Giorgia Meloni di parlare di “vittoria netta” e di godersi qualche ora di compiacimento dopo essere stata costretta a gestire una nuova crisi internazionale a causa dell’intemerata di Silvio Berlusconi contro il leader ucraino Volodomyr Zelensky.
La presidente del Consiglio prova a metterci una pezza anche cercando di accelerare l’organizzazione del viaggio a Kiev che dovrebbe avvenire proprio a ridosso del 24 febbraio, anniversario dell’inizio della guerra. Ma le scorie dello scontro restano, anche se la linea ufficiale è che tutto è sistemato perchè sono “i fatti a parlare”. Come se l’incidente potesse essere derubricato a una voce dal sen fuggita.
Ma oggi, appunto, il centrodestra ha vinto e quindi può permettersi il lusso di festeggiare di più e spiegare di meno. Giorgia Meloni aveva detto esplicitamente che questo voto, visto anche l’alto numero di elettori coinvolti, sarebbe stato anche un primo test sul suo esecutivo. E, dunque, ha gioco facile a dire che si tratta di un risultato che “consolida la compattezza del centrodestra e rafforza il lavoro del governo”, anche se ha trovato avversari mai così divisi e un dato dell’affluenza mai così basso. Di più, chi ha avuto modo di sentirla, spiega che la premier è convinta anche di aver dimostrato che la narrazione di una squadra già in crisi dopo 100 giorni sia stata platealmente smentita. “Ancora una volta abbiamo sconfitto gli uccelli del malaugurio”.
Fratelli d’Italia si conferma primo partito e nel Lazio, sua storica roccaforte, riesce ad andare persino oltre il risultato delle Politiche toccando il 33%. Ma anche gli alleati tutto sommato sorridono. La Lega di Matteo Salvini non solo regge e cresce rispetto alle elezioni nazionali ma, se si sommano i suoi voti con quelli della lista di Fontana, di fatto si colloca non così lontano dal partito di Meloni. Tiene oltre le previsioni anche Forza Italia nonostante la concorrenza del Terzo Polo e di Letizia Moratti. Insomma, poche variazioni rispetto al 25 settembre: una situazione che cristallizza i rapporti di forza all’interno dell’esecutivo.
Ma il fatto è che alla fine di un’elezione, c’è sempre una elezione da ricominciare: le Europee – dove si vota con il proporzionale – saranno fondamentali per tutte e tre le formazioni del centrodestra e anche per la partita che la presidente del Consiglio vuole giocare a Bruxelles portando l’asse del governo comunitario verso un’alleanza Ppe-Conservatori. Per questo a via della Scrofa mettono in conto che la festa per la vittoria delle Regionali non durerà poi molto.
D’altra parte, ci sono già degli scogli parlamentari da affrontare nel breve periodo, per esempio in maggioranza non è ancora stato trovato un accordo sul decreto per la trasparenza sui prezzi della benzina. E a fine marzo si entrerà nel vivo di una partita importante, quella delle nomine. Al momento, però, nonostante la sbandierata armonia all’interno della coalizione, un vertice con i tre leader non è in agenda.
La presidente del Consiglio prova a metterci una pezza anche cercando di accelerare l’organizzazione del viaggio a Kiev che dovrebbe avvenire proprio a ridosso del 24 febbraio, anniversario dell’inizio della guerra. Ma le scorie dello scontro restano, anche se la linea ufficiale è che tutto è sistemato perchè sono “i fatti a parlare”. Come se l’incidente potesse essere derubricato a una voce dal sen fuggita.
Ma oggi, appunto, il centrodestra ha vinto e quindi può permettersi il lusso di festeggiare di più e spiegare di meno. Giorgia Meloni aveva detto esplicitamente che questo voto, visto anche l’alto numero di elettori coinvolti, sarebbe stato anche un primo test sul suo esecutivo. E, dunque, ha gioco facile a dire che si tratta di un risultato che “consolida la compattezza del centrodestra e rafforza il lavoro del governo”, anche se ha trovato avversari mai così divisi e un dato dell’affluenza mai così basso. Di più, chi ha avuto modo di sentirla, spiega che la premier è convinta anche di aver dimostrato che la narrazione di una squadra già in crisi dopo 100 giorni sia stata platealmente smentita. “Ancora una volta abbiamo sconfitto gli uccelli del malaugurio”.
Fratelli d’Italia si conferma primo partito e nel Lazio, sua storica roccaforte, riesce ad andare persino oltre il risultato delle Politiche toccando il 33%. Ma anche gli alleati tutto sommato sorridono. La Lega di Matteo Salvini non solo regge e cresce rispetto alle elezioni nazionali ma, se si sommano i suoi voti con quelli della lista di Fontana, di fatto si colloca non così lontano dal partito di Meloni. Tiene oltre le previsioni anche Forza Italia nonostante la concorrenza del Terzo Polo e di Letizia Moratti. Insomma, poche variazioni rispetto al 25 settembre: una situazione che cristallizza i rapporti di forza all’interno dell’esecutivo.
Ma il fatto è che alla fine di un’elezione, c’è sempre una elezione da ricominciare: le Europee – dove si vota con il proporzionale – saranno fondamentali per tutte e tre le formazioni del centrodestra e anche per la partita che la presidente del Consiglio vuole giocare a Bruxelles portando l’asse del governo comunitario verso un’alleanza Ppe-Conservatori. Per questo a via della Scrofa mettono in conto che la festa per la vittoria delle Regionali non durerà poi molto.
D’altra parte, ci sono già degli scogli parlamentari da affrontare nel breve periodo, per esempio in maggioranza non è ancora stato trovato un accordo sul decreto per la trasparenza sui prezzi della benzina. E a fine marzo si entrerà nel vivo di una partita importante, quella delle nomine. Al momento, però, nonostante la sbandierata armonia all’interno della coalizione, un vertice con i tre leader non è in agenda.