Migranti, il Consiglio Ue è pronto ad una nuova direttiva “anti smuggling”
Migranti, il Consiglio Ue è pronto ad una nuova direttiva “anti smuggling”Roma, 21 dic. (askanews) – Matteo Salvini è stato assolto nel processo di Palermo sulla vicenda Open Arms, ma la questione della criminalizzazione delle Ong e degli individui che “favoreggiano” i trafficanti e l’ingresso illegale dei migranti nei paesi dell’Ue resta di attualità, con una nuova proposta di direttiva “anti smuggling” sul tavolo dei co-legislatori comunitari.
Il 13 dicembre, il Consiglio Ue, sotto presidenza semestrale di turno ungherese ha approvato la sua posizione comune (“approccio generale”) sulla nuova direttiva contro il traffico di migranti, che stabilisce norme minime comuni relative alla definizione dei reati e delle sanzioni in materia di favoreggiamento non solo dell’ingresso, ma anche del transito e del soggiorno illegali di cittadini di paesi terzi nel territorio di uno Stato membro. La direttiva contiene misure volte a prevenire e contrastare questi reati e prevede anche multe e pene detentive fino a tre anni per chi commette il reato di favoreggiamento del traffico, e fino a otto anni quando sono coinvolte organizzazioni criminali, o quando i migranti subiscono violenze o sono minori non accompagnati o persone vulnerabili. L’Ong Picum (Piattaforma per la cooperazione internazionale sui migranti irregolari) ha denunciato il testo uscito dai negoziati nel Consiglio, sostenendo che “lascerebbero la porta aperta alla criminalizzazione dei migranti e alla solidarietà nei loro confronti”. In particolare, il testo “non introduce una disposizione giuridicamente vincolante che esenterebbe dalla criminalizzazione gli atti di solidarietà con le persone in situazione irregolare”, quando il “favoreggiamento” dell’ingresso, del transito o del soggiorno illegali nel territorio di uno Stato membro è avvenuto senza che vi fosse un beneficio materiale o finanziario, effettivo o anche solo “promesso” per la persona responsabile, o quando abbia assunto la forma di una assistenza ai familiari stretti dei migranti o di un sostegno per soddisfare i loro bisogni umani di base (“clausola umanitaria”).
Invece di introdurre un articolo specifico, giuridicamente vincolante, che proibisca di criminalizzare questi atti umanitari di solidarietà verso i migranti, il testo varato dal Consiglio Ue, che ora dovrà essere concordato per la sua versione finale nei negoziati del “trilogo” con il Parlamento europeo e la Commissione, si limita a proporre su questo punto alcuni “considerando” non vincolanti, che sostanzialmente lasciano agli Stati membri la facoltà di adottare o di mantenere norme più rigorose nel proprio ordinamento nazionale, se lo desiderano. La direttiva prevede solo norme minime europee da recepire nelle legislazioni nazionali. Il “considerando” numero 6a afferma infatti: “Gli Stati membri dovrebbero garantire che aiutare intenzionalmente un cittadino di un paese terzo a entrare, transitare o soggiornare nel territorio di uno Stato membro in violazione del pertinente diritto dell’Unione o delle leggi dello Stato membro interessato (…) costituisca un reato almeno quando la persona che mette in atto la condotta richiede, riceve o accetta, direttamente o indirettamente, un vantaggio finanziario o materiale, o una promessa dello stesso, o mette in atto la condotta al fine di ottenere tale vantaggio. Tuttavia, poiché la presente direttiva è uno strumento di armonizzazione minima, gli Stati membri sono liberi di criminalizzare tale condotta quando non è stato fornito alcun vantaggio finanziario o altro vantaggio materiale”.
E il considerando 6, pur ribadendo che: “l’assistenza all’ingresso, al transito o al soggiorno illegali nell’Unione dovrebbe costituire un reato almeno quando vi è un collegamento con un vantaggio finanziario o materiale effettivo o promesso”, precisa poi che “ciò non pregiudica il modo in cui gli Stati membri trattano nel loro diritto nazionale le condotte di favoreggiamento per le quali un vantaggio finanziario o materiale effettivo o promesso non è un elemento costitutivo del reato”. Riguardo alla “clausola umanitaria”, nel considerando 7 si legge che “nessuna disposizione della presente direttiva dovrebbe essere intesa come richiesta di criminalizzare, da un lato, l’assistenza fornita ai familiari stretti e, dall’altro, l’assistenza umanitaria o il sostegno alle esigenze umane fondamentali forniti ai cittadini di paesi terzi in conformità al quadro giuridico nazionale e internazionale applicabile”. Ma di questo avvertimento, come abbiamo detto, non c’è traccia poi nell’articolato, e in particolare nell’articolo 3, che si limita a disporre le prescrizioni per la criminalizzazione del favoreggiamento del traffico, senza precisazioni ulteriori su quando non va applicata.
In una critica serrata alla direttiva, Picum avverte che in questo modo potrebbero essere criminalizzate anche le normali forniture di servizi dietro pagamento (come trasporto, anche in taxi, o locazione di immobili) ai migranti che non soggiornano legalmente in uno Stato membro (la direttiva si applica anche al favoreggiamento del transito e del soggiorno illegale nei paesi Ue, e non solo all’ingresso), o quando i migranti accettano di svolgere compiti assegnati loro dai trafficanti (come stare al timone di un barcone) in cambio di uno sconto sulla cifra da pagare per il loro viaggio verso l’Europa. Tutto questo comporta “una reale preoccupazione che gli Stati membri aumenteranno le procedure legali contro i migranti e le persone che li aiutano”, secondo l’Ong, che sottolinea come “la tendenza verso una maggiore criminalizzazione rischierebbe anche di colpire le vittime stesse del traffico” e i loro familiari. Alcuni Stati membri avrebbero preferito un testo più attento alla “clausola umanitaria”. Secondo quanto riporta l’Agence Europe del 13 dicembre, la Germania, pur non essendosi opposta, ha precisato che l’obiettivo di questa direttiva “non è quello di rendere l’aiuto umanitario un reato penale”, come ha affermato la Segretaria di Stato Angelika Schlunck. Molto più dura la Spagna, secondo cui il messaggio politico inviato “è preoccupante”. Il Ministro Félix Bolaños ha sottolineato che “la clausola umanitaria deve essere inclusa nel corpo del testo”, e non solo in un considerando. La palla ora è nel campo del Parlamento europeo, che deve ancora adottare la sua posizione, prima che comincino i negoziati del “trilogo” sulla legislazione. (di Lorenzo Consoli e Alberto Ferrarese)