Migranti, Meloni difende governo e lancia caccia globale a scafisti
Migranti, Meloni difende governo e lancia caccia globale a scafisti
Via libera al decreto in Cdm a Cutro. Inviterà familiari vittime a Chigi
Cutro (Kr), 9 mar. (askanews) – Giorgia Meloni respinge le accuse al governo di non aver fatto abbastanza per evitare il naufragio di Cutro e rilancia, annunciando la volontà di voler dare la caccia ai trafficanti “in tutto il globo terraquo”. La premier ha riunito il Consiglio dei ministri nel Palazzo Comunale della cittadina calabrese (12 mila abitanti, frazioni comprese) per dare un segnale “simbolico”, con un “compatto cordoglio”, ma anche “concreto”, dopo la tragedia del 26 febbraio in cui sono morti almeno 72 migranti, tra cui molti bambini.
Il segnale concreto sta nel decreto che il Cdm ha approvato all’unanimità e che prevede, in primo luogo, un inasprimento delle pene per i trafficanti, con reclusione fino a 30 anni in caso di morte di più persone. Non solo. “Il reato – ha spiegato – verrà perseguito dall’Italia anche se commesso al di fuori dei confini nazionali. Siamo abituati all’Italia che si occupa di cercare migranti in tutto il Mediterraneo quello che vuol fare il governo è cercare gli scafisti in tutto il globo terraqueo”. Certo la norma non è di semplice applicazione e per questo l’Italia punterà su accordi bilaterali con i Paesi da cui partono, con una sorta di “premialità”: “Più tu mi aiuti a combattere la tratta e uniformi la tua giurisdizione alla mia più io ricambio quello sforzo con maggiori flussi legali” ma anche con più investimenti in cooperazione.
Quello dei flussi legali è un altro punto del decreto: “Il decreto flussi viene ripristinato e viene fatto a livello triennale, prevede delle corsie preferenziali per gli stranieri che in patria hanno fatto corsi di formazione riconosciuti”. Il messaggio che il governo intende dare è che “non conviene entrare illegalmente, pagare gli scafisti e rischiare di morire”. Per questo “intendiamo fare una campagna nei Paesi di origine di queste persone”. Allo stesso tempo viene anche “ristretta la protezione speciale”, cosa che era prevista anche dai decreti Salvini. Del resto “diverse norme della proposta della Lega sono comprese in questo provvedimento”, ha sottolineato. Esce invece la misura che dava maggior potere alla Marina militare per la sorveglianza in mare (che secondo indiscrezioni non sarebbe stata gradita da Matteo Salvini), che sarebbe stata ritirata dallo stesso ministro della Difesa Guido Crosetto.
Tutti questi interventi però, ha ribadito ancora una volta la premier, non possono risolvere un problema che deve essere affrontato sul piano europeo. Se l’ultimo Consiglio europeo ha fatto segnare “un importante cambio di passo”, dal prossimo summit del 23 e 24 marzo devono uscire “atti concreti”.
La conferenza stampa (presenti anche i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano) è stata però caratterizzata anche da un vivace e ripetuto botta e risposta tra Meloni e i giornalisti sulla ricostruzione delle ore precedenti al naufragio. La presidente del Consiglio ha assicurato che “non abbiamo avuto alcuna segnalazione, dalla partenza in Turchia all’arrivo, di una nave in difficoltà di navigazione” e che “c’è una strumentalità nel tentativo di dimostrare che l’Italia non ha fatto qualcosa che poteva fare” per salvare i migranti. Alcuni cronisti hanno però vivacemente contestato la ricostruzione fatta dal governo. “Qualcuno – ha chiesto allora Meloni – ritiene che le autorità italiane non abbiano fatto qualcosa che potevano fare? In questo momento ci sono 20 imbarcazioni che qualcuno sta soccorrendo in acque italiane: voi parlate, giustamente, di un caso in cui non siamo riusciti, ma nessuno si occupa degli altri. Se qualcuno dice o lascia intendere, che le istituzioni si girano dall’altra parte, è molto grave non per me o per il governo ma per la nazione che rappresento e non accetto queste ricostruzioni”.
Il confronto è poi continuato anche al termine della conferenza stampa. Mentre stava per lasciare il Comune, infatti, alcuni cronisti le hanno chiesto perchè non sia andata a incontrare i familiari delle vittime. “Vado volentieri”, ha detto Meloni prima di infilare la porta, uscire dal Palazzo e ripartire per Roma. Poco dopo lo staff ha fatto sapere che “nelle prossime ore” inviterà i familiari a Palazzo Chigi.
Il segnale concreto sta nel decreto che il Cdm ha approvato all’unanimità e che prevede, in primo luogo, un inasprimento delle pene per i trafficanti, con reclusione fino a 30 anni in caso di morte di più persone. Non solo. “Il reato – ha spiegato – verrà perseguito dall’Italia anche se commesso al di fuori dei confini nazionali. Siamo abituati all’Italia che si occupa di cercare migranti in tutto il Mediterraneo quello che vuol fare il governo è cercare gli scafisti in tutto il globo terraqueo”. Certo la norma non è di semplice applicazione e per questo l’Italia punterà su accordi bilaterali con i Paesi da cui partono, con una sorta di “premialità”: “Più tu mi aiuti a combattere la tratta e uniformi la tua giurisdizione alla mia più io ricambio quello sforzo con maggiori flussi legali” ma anche con più investimenti in cooperazione.
Quello dei flussi legali è un altro punto del decreto: “Il decreto flussi viene ripristinato e viene fatto a livello triennale, prevede delle corsie preferenziali per gli stranieri che in patria hanno fatto corsi di formazione riconosciuti”. Il messaggio che il governo intende dare è che “non conviene entrare illegalmente, pagare gli scafisti e rischiare di morire”. Per questo “intendiamo fare una campagna nei Paesi di origine di queste persone”. Allo stesso tempo viene anche “ristretta la protezione speciale”, cosa che era prevista anche dai decreti Salvini. Del resto “diverse norme della proposta della Lega sono comprese in questo provvedimento”, ha sottolineato. Esce invece la misura che dava maggior potere alla Marina militare per la sorveglianza in mare (che secondo indiscrezioni non sarebbe stata gradita da Matteo Salvini), che sarebbe stata ritirata dallo stesso ministro della Difesa Guido Crosetto.
Tutti questi interventi però, ha ribadito ancora una volta la premier, non possono risolvere un problema che deve essere affrontato sul piano europeo. Se l’ultimo Consiglio europeo ha fatto segnare “un importante cambio di passo”, dal prossimo summit del 23 e 24 marzo devono uscire “atti concreti”.
La conferenza stampa (presenti anche i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano) è stata però caratterizzata anche da un vivace e ripetuto botta e risposta tra Meloni e i giornalisti sulla ricostruzione delle ore precedenti al naufragio. La presidente del Consiglio ha assicurato che “non abbiamo avuto alcuna segnalazione, dalla partenza in Turchia all’arrivo, di una nave in difficoltà di navigazione” e che “c’è una strumentalità nel tentativo di dimostrare che l’Italia non ha fatto qualcosa che poteva fare” per salvare i migranti. Alcuni cronisti hanno però vivacemente contestato la ricostruzione fatta dal governo. “Qualcuno – ha chiesto allora Meloni – ritiene che le autorità italiane non abbiano fatto qualcosa che potevano fare? In questo momento ci sono 20 imbarcazioni che qualcuno sta soccorrendo in acque italiane: voi parlate, giustamente, di un caso in cui non siamo riusciti, ma nessuno si occupa degli altri. Se qualcuno dice o lascia intendere, che le istituzioni si girano dall’altra parte, è molto grave non per me o per il governo ma per la nazione che rappresento e non accetto queste ricostruzioni”.
Il confronto è poi continuato anche al termine della conferenza stampa. Mentre stava per lasciare il Comune, infatti, alcuni cronisti le hanno chiesto perchè non sia andata a incontrare i familiari delle vittime. “Vado volentieri”, ha detto Meloni prima di infilare la porta, uscire dal Palazzo e ripartire per Roma. Poco dopo lo staff ha fatto sapere che “nelle prossime ore” inviterà i familiari a Palazzo Chigi.