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Milano, Aigab: da affitti brevi no spopolamento o scarsità case

Milano, Aigab: da affitti brevi no spopolamento o scarsità caseRoma, 25 ott. (askanews) – “Le case in affitto breve non sono troppe. Gli affitti brevi non portano allo spopolamento della città e, soprattutto, non tolgono case alle famiglie e agli studenti”. È quanto emerge dalla prima ricerca basata sull’elaborazione di dati pubblici del Comune di Milano, e realizzata da Aigab, l’associazione di categoria dei gestori di case in affitto breve, in collaborazione con Wonderful Italy.



Lo studio analizza, quartiere per quartiere, il numero di abitazioni destinate agli affitti brevi, mettendolo a confronto con lo stock immobiliare complessivo e la popolazione residente. Le abitazioni milanesi disponibili per affitti brevi ammontano a 18.250 unità, concentrate principalmente nei quartieri centrali e turistici: Porta Venezia, Duomo, Brera, Sarpi e Stazione Centrale da soli rappresentano oltre un quarto del mercato degli affitti brevi a Milano. Sul totale delle 809.000 abitazioni presenti in città, gli affitti brevi costituiscono il 2,2% del totale. Solo 18 quartieri (su 88) superano la media cittadina. All’opposto, ci sono quartieri grandi e densamente popolati dove la percentuale di affitti brevi è paragonabile a quella di città di provincia. Secondo lo studio, a Milano, per ogni abitazione destinata agli affitti brevi, ce ne sono due che i proprietari preferiscono lasciare vuote. I principali motivi sono la preoccupazione per la morosità nella locazione tradizionale e le difficoltà legate alla gestione degli affitti brevi. Inoltre, i due terzi degli affitti brevi milanesi sono riconducibili a locazioni non gestite in forma imprenditoriale. Fuori dal centro, gli affitti brevi sono un fenomeno marginale. Per esempio, a Bande Nere, su 20.000 abitazioni (con 44.000 residenti), solo 274 sono disponibili per affitti brevi, pari all’1,3% del totale. A Lodi-Corvetto, con 37.000 abitanti e 17.000 abitazioni, ce ne sono 292 (1,7%). Numeri simili si registrano a Giambellino. Questi dati evidenziano che, in queste aree, gli affitti brevi non hanno un impatto significativo sul mercato immobiliare.


I numeri della ricerca escludono anche che gli affitti brevi possano influire negativamente sul mercato immobiliare dei quartieri universitari, dove gli studenti fuori sede cercano alloggi. A Città Studi, ad esempio, sono presenti 374 affitti brevi su 36.000 abitazioni, pari all’1%, mentre a Bovisa sono 71 su 6.000 (1,2%). “La ricerca, basata sui dati del Comune di Milano, conferma che gli affitti brevi non sono presenti in misura tale da influenzare i prezzi di vendita o di locazione. Inoltre, lo studio evidenzia che, fuori dal centro, dove la domanda abitativa è maggiore, gli affitti brevi occupano una quota molto ridotta dello stock immobiliare”, ha commentato Marco Celani, Presidente di AIGAB e CEO di Italianway.


Inoltre, anche nei quartieri con la maggiore concentrazione di affitti brevi. Persino nel centro storico, dove si registrano 7,2 case vacanza ogni 100 abitanti (rispetto a una media cittadina di 0,8), la popolazione è aumentata. “La situazione di Milano dimostra che non è corretto affermare che gli affitti brevi causino lo spopolamento delle città o dei quartieri. A Milano, questo fenomeno non si verifica in alcuna zona. Persino nel centro storico, la popolazione è in crescita, nonostante la presenza del più alto numero di affitti brevi. In altre città, come Firenze o Venezia, invece, la popolazione dei centri storici ha iniziato a scendere decenni prima dell’aumento dei flussi turistici, per l’assenza di servizi pubblici, le difficoltà dei trasporti e la vetustà degli immobili”, ha concluso Michele Ridolfo, Vice Presidente di AIGAB e CEO di Wonderful Italy.