Mini test per Meloni, punta ridurre distanza palazzo (e stallo consensi)
Mini test per Meloni, punta ridurre distanza palazzo (e stallo consensi)Roma, 13 mag. (askanews) – Giorgia Meloni lo ha ammesso esplicitamente nel comizio di Ancona, il primo di persona dopo quelli per le Regionali in Lombardia e Lazio, uno dei pochissimi da quando è diventata presidente del Consiglio. “Giri tutto il mondo, passi da un palazzo all’altro, vivi tantissime esperienze…e io a un certo punto – ha detto dal palco – devo tornare qua, devo tornare in mezzo alla gente, devo tornare a guardare negli occhi le persone per le quali stiamo facendo il lavoro che cerchiamo di fare”. Non si tratta solo di provare a tenere aperto un canale di empatia con un elettorato a cui si sta chiedendo il voto, ma anche di una esigenza pratica.
La presidente del Consiglio, infatti, non ha mai provato a negare, anzi il contrario, che in Italia ogni elezione – compresa dunque la tornata di amministrative di domani e lunedì – anche quando è specchio di logiche locali, rappresenta sempre anche un giudizio che l’elettore dà del governo attuale. Da qui la decisione, tra un viaggio istituzionale e l’altro, di cercare di partecipare a qualche comizio. Non è un caso se la scelta è ricaduta sul capoluogo marchigiano e su Brescia per questa tornata, e su Catania (dove è attesa il 26) per le elezioni che si terranno in Sicilia tra due settimane. Sono le città che per Meloni possono fare da ago della bilancia, soprattutto se si riuscirà a strappare al centrosinistra le prime due. Portare a casa un buon risultato in queste amministrative, ragionano in Fratelli d’Italia, può provare a dare la scossa a un consenso che nelle ultime settimane è di fatto entrato in una fase di stallo. Nello staff della premier è abbastanza chiaro a tutti che la flessione nei sondaggi è dovuta in buona parte alla profonda differenza che c’è tra il dire e il fare, tra dichiarare e stare sulla plancia di comando di palazzo Chigi. Lo sa bene soprattutto Giorgia Meloni che non a caso, pur nella fitta agenda internazionale di queste settimane che la porterà nei prossimi giorni al Consiglio d’Europa a Reykjevik e al G7 in Giappone, ha fortemente voluto ritagliarsi dello spazio per fare campagna elettorale. “Non posso dare l’impressione di essermi chiusa nel palazzo”, il ragionamento fatto dalla premier con i suoi, rafforzato anche dalla profonda convinzione che niente le riesca meglio che entrare in sintonia con la gente quando ce l’ha davanti. Ma anche dalla banale osservazione che lo stesso problema non sembra riguardare un altro leader della maggioranza. “Salvini, a differenza sua – fa notare un esponente di Fdi – ha avuto il tempo di essere molto presente in campagna elettorale”.
Sulla carta, nulla quaestio. In teoria entrambi, insieme a Forza Italia – che inevitabilmente sconta l’assenza di Berlusconi da oltre un mese ricoverato al San Raffaele – remano nella stessa direzione, puntano allo stesso risultato, hanno un interesse condiviso che è vincere in più Comuni possibili di quelli chiamati al voto. In teoria, appunto. Perché in pratica nella maggioranza è già cominciata la rincorsa per le Europee, che sono meno lontane di quanto dica il calendario e che, basandosi sul voto proporzionale, comportano automaticamente una competizione al massimo livello. Di fatto, queste amministrative sono una specie di tappa di avvicinamento a quel test. Dei 13 capoluoghi in cui si vota, l’attuale maggioranza di governo si presenta unita in 12: unica eccezione Massa che peraltro – insieme a Siena e soprattutto Pisa – cinque anni fa è stata tra i trofei messi in bacheca dal centrodestra. Questa volta la speranza del ‘ribaltone’ si concentra soprattutto su Ancona, dove il centrodestra è abbastanza convinto, se non di vincere subito, di riuscire ad arrivare al ballottaggio con l’esponente di Forza Italia, Daniele Silvetti. Occhi puntati anche su Brescia dove le chance di vincere sono meno consistenti e dove il centrodestra punta sul leghista Fabio Rolfi.