Mossa Meloni sul presidenzialismo per ‘marcare’ Lega sull’Autonomia
Mossa Meloni sul presidenzialismo per ‘marcare’ Lega sull’AutonomiaRoma, 5 mag. (askanews) – La ‘mossa’ era già pronta da tempo, si trattava solo di decidere il dove e il quando. Tanto che la presidente del Consiglio lo aveva accennato già a Londra la settimana scorsa, nonostante l’irritazione per lo “scivolone” sul Def che le aveva guastato la festa del bilaterale con il premier britannico, Rishi Sunak. “Io ho in testa un calendario di riforme chiaro e abbastanza serrato, e credo – aveva detto – che sia un lavoro su cui vanno coinvolti tutti quanti e mi prendo io la responsabilità di farlo. Sto già organizzando”.
Giorgia Meloni ha dunque deciso di convocare i partiti di opposizione per affrontare il nodo della riforma che le sta più a cuore: quella istituizionale, che possa portare al (semi)presidenzialismo o all’elezione diretta del premier (su cui ci potrebbe essere una convergenza con Azione e Italia viva). L’appuntamento è per martedì a partire dalle 12.30 nella Biblioteca del presidente alla Camera. Il formato è in pratica quello delle consultazioni, sono attesi capigruppo e leader di partito. E, infatti, sarà anche la prima occasione per un faccia a faccia tra Meloni e la segretaria del Pd, Elly Schlein. Azione e Italia viva, nonostante la maretta delle ultime settimane, si presenteranno unite anche se – a quanto si apprende – nella delegazione non dovrebbe esserci Matteo Renzi. Assente dovrebbe essere per impegni anche il leader del M5s, Giuseppe Conte. Ma a essere significativa è anche la presenza del governo: oltre al ministro delle Riforme, Elisabetta Alberti Casellati, e a quello dei Rapporti con il Parlamento, Gianluca Ciriani, ci sono i due vice premier, Antonio Tajani e Matteo Salvini, ma anche i due (ascoltatissimi) sottosegretari alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari. Segno, viene spiegato, che la premier intende tenere acceso il faro sulle riforme direttamente da palazzo Chigi.
Meloni ha sempre ripetuto di considerare la riforma dell’assetto istituzionale la più importante perché la stabilità dei governi è una delle “più potenti misure di sviluppo” e nel corso della conferenza stampa di fine anno ha anche spiegato di non escludere una “iniziativa del governo”. Ma non è soltanto per questo che la presidente del Consiglio ha deciso di imporre una accelerazione a questo percorso. Sin dalle prime battute dell’esecutivo, infatti, ha messo in chiaro che alcune riforme istituzionali dovessero andare di pari passo: ovvero il presidenzialismo (caro appunto a Fratelli d’Italia) e l’Autonomia (baluardo invece della Lega). Il Carroccio, però, continua a premere il piede sull’acceleratore e, appena qualche giorno fa, il ministro competente, ovvero Roberto Calderoli, ha dichiarato che l’autonomia sarà portata a casa “in sei mesi”. Non è un caso, dunque, che per giovedì sera Meloni avesse convocato una riunione alla quale avrebbe dovuto partecipare, oltre a Ciriani e ai capigruppo di Fdi di Camera e Senato, Foti e Malan, anche Alberto Balboni, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato che ha all’ordine del giorno proprio il provvedimento bandiera dei leghisti che è stato incardinato mercoledì scorso e che presto vedrà l’avvio di un ciclo di una cinquantina di audizioni. L’incontro è poi saltato per il protrarsi del Consiglio dei ministri, anche se – viene riferito – proprio a margine della riunione di governo, la premier avrebbe avuto un lungo colloquio con Calderoli.
Sullo sfondo, c’è anche la competizione in vista delle elezioni Europee, che oltre a essere un voto a livello nazionale, si basa sulle preferenze, quindi inevitabilmente porta i partiti a ‘pesarsi’. E se Salvini ci vuole arrivare con l’Autonomia già approvata, Meloni non intende certo rimanere indietro su quella che ha sempre indicato come una sua “priorità”.