Mutti: da industria sforzo contro inflazione ma servono filiere più sane
Mutti: da industria sforzo contro inflazione ma servono filiere più saneMilano, 16 ott. (askanews) – Costruire filiere più sane, forti e solide in grado di rispondere meglio alle sfide che vengono dai mercati globali, come sta accadendo con l’inflazione. E fare in modo che “il potere enorme della distribuzione” sia gestito in modo responsabile per accrescere l’efficienza del sistema. Francesco Mutti, presidente di Crentromarca, alla vigilia della riunione del primo tavolo permanente sull’agroalimentare convocato dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso, parla dei temi caldi che in questi mesi hanno visto industria del largo consumo e distribuzione, non sempre allineate, al centro dell’iniziativa governativa del trimestre anti-inflazione.
Non nasconde la preoccupazione per gli effetti delle tensioni internazionali, ma ritiene che l’industria stia facendo la propria parte per difendere il potere d’acquisto dei consumatori, a partire dalla partecipazione al patto anti-inflazione. “C’è stata e credo ci sia un’adesione molto buona” da parte dell’industria, constata a due settimane dall’avvio del trimestre che si concluderà il 31 dicembre. “Senz’altro dobbiamo essere consapevoli di cosa possa essere il trimestre anti inflazione. Se pensiamo a riduzioni di prezzo, siamo fortemente fuori strada. Dobbiamo pensare che le aziende del comparto alimentare sono in un momento di grande sofferenza – sottolinea – rispetto al 2019, quindi pre-covid, gli utili medi delle aziende del comparto alimentare si sono ridotti di quasi il 50%, perché l’inflazione del 2022 ci ha colpito in modo molto molto forte e solo una parte dei nostri aumenti sono stati scaricati a valle”. Che significato ha dunque il trimestre anti inflazione? “Chiedere a una parte che non ha extra profitti ma anzi è in un momento di sofferenza di fare un ulteriore sforzo per un trimestre per provare a contenere il più possibile la dinamica inflazionistica. Questo è quello che sta avvenendo, i risultati li vedremo direi a fine anno”. “E’ uno sforzo ulteriore, un aiuto. E’ sufficiente? – aggiunge – No, nel momento in cui abbiamo questa inflazione da costi”. In queste settimane, il presidente di Centromarca ammette i timori per una nuova impennata dei prezzi delle materie prime, alla luce del difficile contesto internazionale. “Stiamo vedendo con grande preoccupazione una nuova impennata del gas. Siamo molto lontani a oggi da quello che è stato il 2022, ma ci sono ancora dinamiche inflazionistiche importanti – evidenzia – I segnali di rallentamento ci sono ma qualche giorno fa ero più ottimista”. Oltretutto, in questa fase, “c’è pochissimo margine di manovra: se ci sarà un ulteriore aumento del gas purtroppo quelle che erano delle speranze si infrangeranno. Potremo ottimizzare, potremo vedere di efficientare ancora un poco ma inevitabilmente ci ritroveremmo questi aumenti a valle. Quello che dobbiamo fare invece è costruire delle filiere più sane, più forti più solide, capaci di ottimizzare”.
E questo chiama in causa la distribuzione che, conferma, “ha un potere enorme nei confronti dell’industria: rispetto alle 56.000 aziende del settore alimentare certamente hanno un potere assoluto, stiamo ormai parlando di livelli di concentrazione enormi, colossi che sviluppano non un miliardo ma 10/15 miliardi di euro di fatturato quindi il buying power della distribuzione è assolutamente enorme e questo deve portare sempre di più a una comprensione della propria responsabilità nei confronti di un mondo produttivo che deve evolvere, deve essere messa giustamente costantemente sotto una pressione competitiva”. Ma non vuole parlare di rottura con quella parte della filiera: “Non è una certo una posizione degli ultimi 6 mesi. E’ una costante, ed è quello che spinge il sistema anche a essere sempre più efficiente: non c’è nessuna frattura né attacco credo sia un dato di fatto”. Ne’ questa è un’anomalia italiana: “In altri Paesi questo potere è addirittura superiore ma proprio questo deve insegnarci a gestirlo nel modo più lungimirante possibile affinché ci sia un’efficienza di sistema, si possa sempre di più portare prodotti eccellenti a prezzi contenuti al consumatore e non viceversa con momenti di eccessiva pressione che possono creare anche riverberi sociali come ad esempio la disoccupazione”.
Come presidente di Centromarca, però, ci ritiene che l’inflazione vista in un periodo lungo resta bassa: “Se prendiamo i beni di largo consumo su un periodo di tempo lungo vedremo anche l’inflazione è molto molto bassa. Certamente se misuriamo solamente il momento di picco può essere che dopo vent’anni di un’inflazione prossima allo zero ci sia un momento di discontinuità”. E quando gli si fa notare, però, che indietro non si tornerà anche quando i costi dovessero rientrare, dice: “C’è un principio di inerzia, è vero, ma negli anni i beni di largo consumo hanno da sempre ridotto la propria incidenza rispetto al reddito disponibile del consumatore offrendo infinitamente di più non solo in quantità ma anche in qualità e in offerta”.