Natalità a rischio e PMA, esperti: dare maggiore supporto a donne
Natalità a rischio e PMA, esperti: dare maggiore supporto a donneRoma, 16 nov. (askanews) – “Continua sempre a calare il numero di nascite in Italia e questo dipende da una serie di fattori. Un fattore importante è il procrastinare della ricerca di una gravidanza. Questo comporta una fisiologica riduzione delle probabilità per ottenere un bambino determinata dal fatto che man mano che l’età aumenta diminuiscono le probabilità di trovare ovociti per poter dar luogo a un bambino che nasce”. Lo ha detto Filippo Maria Ubaldi, SIFES-MR, alla conferenza stampa “PMA e preservazione della fertilità: investire nel nostro futuro demografico”, tenutasi stamattina al Ministero della Salute.
L’incontro ha voluto affrontare l’annoso problema della denatalità che oggi, più che nel passato, colpisce il nostro Paese rendendolo fanalino di coda dell’Europa. Attualmente circa il 15% della popolazione italiana non riesce ad avere figli, spingendo sempre più coppie a ricorrere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA). “La Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia – ha sottolineato Nicola Colacurci, Presidente SIGO – ritiene che sia fondamentale che possano accedere a prestazioni fornite dal Sistema Sanitario Nazionale anche tutte quelle donne che hanno delle patologie mediche riconosciute, che impattano in maniera significativa sul potenziale riproduttivo o che hanno il rischio di avere una menopausa precoce e di non riuscire ad esaudire il loro desiderio riproduttivo quando lo decidono. Sarebbe quindi fondamentale riuscire a realizzare una preservazione della fertilità, e quindi di avere degli ovociti crioconservati per queste specifiche patologie. In rapporto a questo la SIGO ha preparato un documento che ha portato all’attenzione del Ministero della Salute e del governo, al fine di riuscire ad estendere i LEA non soltanto alle pazienti oncologiche ma anche a queste donne portatrici di altre gravi patologie non oncologiche”.
Nonostante la forte domanda di cura da parte dei cittadini, l’accesso ai centri e la reale disponibilità di queste tecniche risultano disomogenei da Regione a Regione e tra coloro che potrebbero essere interessati ad un trattamento, solo il 27% riesce ad accedervi, dando vita ad un turismo sanitario fuori dall’Italia senza precedenti. Sui ticket regionali è intervenuta Mara Campitiello, Capo Segreteria Tecnica del Ministro della Salute Orazio Schillaci: “Tutte le regioni – ha spiegato – dovranno omologarsi al sistema nazionale. Lo scopo è di rendere omogenee tutte le regioni per cui è stato stabilito un ticket per l’omologa e quindi per tutto il percorso ad essa affine e per l’eterologa una quota di compartecipazione”. L’obiettivo della giornata alla quale sono intervenuti anche Eleonora Porcu, membro del Consiglio Superiore di Sanità, professore Alma Mater, Università di Bologna, Giulia Scaravelli, Responsabile Centro Operativo Adempimenti legge 40/2004 Registro Nazionale PMA-ISS, Mark Connolly, esperto di Economia sanitaria e José Remohi, Presidente e fondatore Clinica M-RMA, era quello infatti di definire i presupposti per realizzare delle condizioni cliniche e normative maggiormente favorevoli per le coppie che desiderano intraprendere un percorso di genitorialità attraverso il ricorso alla PMA o al social freezing, diffondendo maggiore consapevolezza in Italia ed efficientando la gestione regionale dei percorsi terapeutici.
“C’è una grande disinformazione su questo tema – ha spiegato in conclusione Ubaldi. Il vedere persone note che ottengono gravidanze a 50 anni fa pensare che la gravidanza si possa ottenere quando e come si vuole ma in realtà non sanno che queste gravidanze sono aneddotiche o ottenute mediante la tecnica dell’ovodonazione. Bisogna quindi dare a livello istituzionale, scientifico e nei mass media una corretta informazione ai ragazzi cioè che i figli bisogna farli il prima possibile, bisogna cercare una gravidanza spontanea il prima possibile. Se questo non si può perché manca un partner affidabile o perché non ci sono le condizioni economiche o stabilità lavorativa allora si può pensare di andare a congelare gli ovociti”.