Nato, Bauer spinge sull’industria della difesa: l’economia vince le guerre (l’esercito le battaglie)
Nato, Bauer spinge sull’industria della difesa: l’economia vince le guerre (l’esercito le battaglie)Praga, 14 set. (askanews) – Involontariamente le “circostanze tempestose” per “la sicurezza globale” sono ben rappresentate dalla pioggia insistente di Praga, dove si è aperto oggi il Comitato militare della NATO. Temporali scroscianti e continui mentre nella capitale ceca si riunisce il vertice militare dell’Alleanza atlantica e mentre il contesto internazionale vede un approccio sempre più complesso: dalle ultime esercitazioni russe nel Mare di Barents alle parole del presidente russo Vladimir Putin sul rischio di una “guerra” se all’Ucraina fosse consentito di utilizzare armi a lungo raggio fornite dalla NATO.
Ma nella strategia dell’Alleanza, l’Ucraina appare un punto fermo oggi sin dalle prime parole proferite: con Kiev “ogni giorno diventiamo sempre più interoperabili, finché un giorno saremo fianco a fianco sotto la bandiera della NATO”. A parlare è il presidente del Comitato militare della NATO, ammiraglio Rob Bauer a Praga dove fino a domenica si tiene la riunione sul campo del Comitato, per la prima volta nella Repubblica Ceca. “Le forze armate ucraine stanno dimostrando al mondo che non c’è nulla che non possano fare”, dice. “L’Ucraina merita il nostro instancabile sostegno, non solo per quello che è come popolo, ma anche per quello che siamo noi come Nato” ha aggiunto. Mentre l’Ucraina “ha perso il 40% del suo PIL il primo giorno di guerra” e “ogni sera i ceo ucraini vanno a letto chiedendosi se la loro fabbrica sarà ancora lì la mattina dopo”, “gli alleati della NATO rappresentano il 50% della potenza economica mondiale e il 50% della potenza militare mondiale, abbiamo dentro di noi la capacità di rafforzare l’alleanza più forte del mondo e allo stesso tempo rafforzare le difese dell’Ucraina” ha poi spiegato Bauer.
L’ammiraglio ha ricordato i vari partecipanti al vertice, compreso il comandante supremo alleato in Europa, generale Christopher G. Cavoli (militare americano di origini italiane). E non ha neppure dimenticato il fatto che prima di Bauer stesso, a capo del consiglio, c’era l’attuale presidente ceco – e odierno padrone di casa – Petr Pavel, con alle spalle una lunga carriera militare. “La situazione in cui ci troviamo non ci consente davvero di essere politicamente corretti” ha detto Pavel. “Dobbiamo essere davvero molto ben compresi, in modo da prendere le misure giuste e le decisioni giuste per proteggere i nostri paesi e il nostro stile di vita”. Per poi incoraggiare i vertici militari “a essere audaci e aperti nell’articolare le vostre valutazioni e raccomandazioni, perché più sono rotonde e morbide, meno saranno comprese a livello politico”. Il capo di stato ha anche affermato che “i valori vengono sfidati dai nostri avversari, non solo tradizionali come la Russia, ma anche da Cina, Corea del Nord e Iran e molti altri che stanno osservando come si svilupperà questa competizione”. La Repubblica ceca ha inoltre ricordato, durante i lavori della mattina ciò che l’intelligence ceca collegò ad agenti militari russi: la massiccia esplosione di un deposito di munizioni nei pressi di Vrbetice, avvenuta il 20 ottobre 2014 (pochi mesi dopo l’annessione della Crimea da parte di Mosca). “Ricordiamo molto bene quando i suoi agenti uccisero due cittadini cechi in un deposito di munizioni nel 2014” ha detto il capo di stato maggiore dell’Esercito ceco, Karel Rehka, terzo a parlare. “La Russia – ha proseguito – sta ora aumentando l’uso di tattiche ibride, attacchi informatici, campagne di disinformazione e persino atti di violenza cinetica”. Queste azioni vengono interpretate dall’alto graduato ceco come uno strumento per diffondere la “paura e minare l’unità delle nostre società”. L’invito è a un approccio ampio che colleghi “le nostre capacità militari convenzionali con solide difese informatiche e una forte cooperazione civile-militare. Dobbiamo garantire che le nostre forze militari, istituzioni e società siano pronte ad affrontare questa guerra fisica, digitale e cognitiva. La Repubblica Ceca ha tratto importanti lezioni dall’aggressione russa contro l’Ucraina. Abbiamo rivisto le nostre strategie nazionali e i piani di difesa per affrontare meglio le minacce”, ha detto Rehka.
Secondo Bauer va distinto “l’incidentale dal ricorrente e le azioni a breve termine dalle conseguenze a lungo termine. Siamo tutti profondamente ispirati dal modo in cui il nostro fratello d’armi ucraino, il capo della Difesa, il generale Sirsky (Oleksandr Stanislavovyc Syrsky), sta facendo questo nel caos della guerra, lui e il suo staff mantengono la loro visione strategica, creatività e ingegno militare” ha aggiunto l’ammiraglio. Sirsky dal febbraio 2024 è comandante in capo delle Forze armate ucraine, dopo che Zelensky ha rimosso dall’incarico il generale Valerij Zaluzhny. Bauer non ha mancato di sottolineare la situazione meteo della capitale ceca oggi, con piogge torrenziali e gravi rischi. “Ci stiamo riunendo qui in circostanze tempestose, non solo in termini di condizioni meteorologiche, con forti inondazioni nella Repubblica Ceca, ma anche tempestose in termini di ambiente di sicurezza globale, il che rende la protezione dell’Alleanza ancora più importante”, ha detto.
“La responsabilità della libertà non ricade” però “solo sulle spalle di coloro che indossano l’uniforme” ha detto infine Bauer. “Per avere successo, abbiamo bisogno di una capacità produttiva dell’industria della difesa molto più ampia, perché mentre potrebbe essere l’esercito a vincere le battaglie, è l’economia a vincere le guerre: più coordiniamo la nostra produzione di difesa, più incrementiamo la nostra deterrenza, più incrementiamo la nostra deterrenza, maggiori sono le possibilità che abbiamo di proteggere le libertà che ci sono care e di impedire che la guerra entri nel nostro territorio. Questa non è un’idea nuova. In effetti, la collaborazione economica è stata un fattore chiave del trattato di Washington firmato 75 anni fa, mentre l’articolo 5 cattura spesso i riflettori, l’articolo 2 è ugualmente significativo: nelle nostre economie liberali, la maggior parte del potere risiede nel mercato, il che significa che qualsiasi cambiamento reale nella capacità produttiva dovrà derivare dalla persuasione, non dalla forza. Persuasione dell’argomento che la nostra prosperità economica è costruita sulle fondamenta della sicurezza che la NATO fornisce”. Questa sicurezza è facilmente data per scontata, ma la sicurezza è “proprio come l’ossigeno”, ha fatto notare l’ammiraglio. “Ti dimentichi che c’è finché non c’è più”. (di Cristina Giuliano)