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Nel 2022 export di vino bio italiano vale 626 mln: +18% sul 2021

Nel 2022 export di vino bio italiano vale 626 mln: +18% sul 2021Milano, 8 mag. (askanews) – Nel 2022 il valore dell’export di vino biologico italiano è stato di 626 milioni di euro (+18% rispetto al 2021), l’8% circa del peso totale dell’intero export vitivinicolo italiano. È quanto emerge da “Vinobio”, la piattaforma online di dati e informazioni per l’internazionalizzazione del vino biologico Made in Italy curata da Nomisma e promossa da Ice Agenzia e FederBio.

Con 126mila ettari, l’Italia detiene il primato per incidenza di superficie vitata biologica in Europa, che a sua volta rappresenta circa l’84% della quota mondiale. Nel decennio 2010-2020, le superfici bio nel nostro Paese sono cresciute del +141% (2020 vs 2010) contro il +148% della Spagna e il +218% della Francia. Il vino biologico Made in Italy attualmente rappresenta il 19% dell’esportazione globale di agroalimentare bio. Dall’ultima indagine su 110 imprese vitivinicole italiane, è emerso come la Germania sia in assoluto il mercato di destinazione principale per il nostro vino bio (67% delle aziende lo indica come primo mercato di riferimento), seguita dai Paesi Scandinavi (61%). Al di fuori dei confini comunitari la fanno da padrone Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito, seguiti da Canada e Giappone.

Sulla base dei dati del Systembolaget, il monopolio svedese che gestisce le vendite di bevande alcoliche, ben un quarto delle vendite di vino è costituito proprio da quelli a marchio bio, per un valore di 600 milioni di euro nel 2021 e un tasso di crescita medio annuo del +15% dal 2014 al 2021. In tale scenario, l’Italia è leader assoluto con un peso sul totale delle vendite di vino bio del 42% sia a valore che a volume, grazie all’ottimo posizionamento di alcuni territori: Veneto (grazie al Prosecco in particolare, che rappresenta la denominazione a marchio bio più venduta in Svezia), Sicilia e Puglia, regioni che nel complesso intercettano ben il 24% delle vendite di vino a marchio biologico in Svezia. Dall’indagine condotta da Nomisma tra gennaio e febbraio 2023 su un campione rappresentativo di consumatori in Svezia e Danimarca (18-65 anni), è emerso come ben il 38% dei wine user scandinavi beva vino a marchio bio di origine italiana e più del 20% lo fa con cadenza settimanale. La propensione al consumo di vino bio Made in Italy cresce tra le famiglie benestanti (tra chi ha redditi medio-alti la quota di user di vino bio italiano cresce fino al 55%) e tra quelle in cui vi sono componenti con età compresa tra i 30 e i 44 anni. Il 46% dei consumatori è interessato a provare un nuovo vino italiano a marchio bio mentre il 35% sarebbe disposto a spendere un differenziale di prezzo superiore al 5% rispetto a un vino italiano non bio. Gli indecisi (34%) sarebbero attratti, oltre che da promozioni e prezzi bassi, anche da brand famosi, da informazioni sul basso impatto ambientale e dalla presenza di confezioni eco-sostenibili.

Il Giappone è il secondo mercato in Asia per consumo di vino (3,4 mln di ettolitri nel 2022) e rappresenta un mercato indubbiamente interessante per i produttori italiani visto che è il quinto importatore mondiale di vino (dopo Stati Uniti, UK, Germania e Canada) con un valore degli acquisti dall’estero pari a 1,7 miliardi di euro. Tra i vini stranieri i consumatori giapponesi mettono al primo posto quelli francesi, lasciando all’Italia la seconda posizione quando devono indicare i Paesi che producono vini di maggiore qualità. Dalla survey condotta da Nomisma tra febbraio e marzo scorsi sui consumatori giapponesi (18-65 anni), emerge comunque un forte potenziale per il nostro vino bio: se è vero, infatti, che ad oggi quasi un consumatore di vino su due (il 45% del totale, per la precisione) ha acquistato o ordinato un vino italiano almeno in un’occasione nell’ultimo anno, la quota di chi ha avuto modo di sperimentare il binomio biologico/Made in Italy per il vino è stata solo del 10%. Ampi spazi di crescita, dunque, per il vino bio italiano, che dal 1 ottobre 2022 può contare sulla certificazione biologica “Jas”, già conosciuta dal 41% dei consumatori giapponesi di vino. Complessivamente il settore del vino biologico in Giappone, pur essendo ancora di nicchia, presenta ampi margini di crescita e potenziali opportunità. Più di un terzo dei consumatori giapponesi sarebbe infatti disposto ad acquistare un nuovo vino bio made in Italy se lo trovasse nei punti vendita in cui effettua abitualmente la spesa alimentare mentre gli indecisi (41% del totale) sarebbero attratti oltre che da prezzi più accessibili, anche da una maggiore comunicazione sui canali tradizionali come radio/tv. Infatti, tra i principali fattori che oggi frenano l’acquisto di vino bio made in Italy vi sono la scarsa informazione sulle caratteristiche distintive dei prodotti biologici italiani ma anche la carenza di referenze sugli scaffali della grande distribuzione.

“Il trinomio vino-biologico-italiano, rappresenta la combinazione vincente per la valorizzazione dell’agroalimentare del nostro Paese sui mercati internazionali” ha dichiarato Silvia Zucconi, responsabile Market intelligence di Nomisma, mentre Brunella Saccone, direttrice dell’Ufficio agroalimentare e vini di Ice Agenzia, ha evidenziato che “l’export italiano nel comparto del vino biologico è in costante crescita negli ultimi anni, e presenta ulteriori margini di sviluppo e nuove opportunità per le aziende italiane. Il vino Made in Italy a marchio biologico – ha concluso – gode infatti di un’ottima reputazione, e la domanda potenziale coinvolge tutti i principali mercati mondiali”.