
Nel piacentino stagione agraria parte male: terreni sott’acqua
Nel piacentino stagione agraria parte male: terreni sott’acquaRoma, 3 mar. (askanews) – Parte male la stagione agraria nel piacentino. Dopo una tregua attorno al venti di febbraio, il maltempo ha ripreso a imperversare anche in chiusura di mese. “I terreni qui da noi in collina sono inzuppati e non si riesce ad entrare in campo – spiega Fabio Azzali, agricoltore di Piozzano che siede in Consiglio di Confagricoltura Piacenza – Le fertilizzazioni sui cereali autunno-vernini sono per lo più sospese, anche dove si è operato approfittando della finestra di bel tempo che il meteo ci ha concesso, non siamo sicuri di cosa potremo ricavare. Abbiamo rilevato asfissie radicali e sofferenze. Già le semine autunnali erano state eseguite su terreni non del tutto idonei perché bagnati dalle troppe acque dell’estate, tant’è che, per lo stesso motivo, alcuni campi non sono stati arati”.
Confagricoltura Piacenza evidenzia che la situazione è particolarmente complicata in collina, sebbene in tutta la provincia sia caratterizzata da terreni troppo bagnati. “Sotto l’aspetto pluviometrico – spiega Ercole Parizzi presidente della Sezione di Prodotto Colture Industriali dell’Associazione – usciamo da un inverno bruttissimo. La stagione agraria del 2024 è stata pessima e ne stiamo iniziando una male. Voglio però essere positivo, anche se l’inizio non è buono, saranno le prossime settimane quelle determinati per i cereali, speriamo dunque nella primavera”. “Le difficoltà di operare a cielo aperto sono comuni a tutti – commenta il presidente di Confagricoltura Piacenza Umberto Gorra – ma la collina vive, o meglio sopravvive, in modo particolare grazie alla coltivazione dei cereali a paglia, la situazione diventa quindi davvero pesante. Dove chiudono le imprese agricole, il territorio già fragile viene abbandonato a sé stesso con problemi di deterioramento, si pensi alle frane, che poi si scaricano anche sui territori a valle. Quest’opera di manutenzione diffusa, che passa anche attraverso l’ostinata volontà di coltivare i campi, andrebbe adeguatamente riconosciuta e incentivata”.