Milano, 29 mar. (askanews) – Oggi il 39% dei consumatori globali ritiene di essere in una situazione finanziaria peggiore rispetto al 2021. Gli italiani in realtà hanno un atteggiamento meno pessimista degli altri colleghi europei, ma in generale lo spettro della recessione aleggia così minaccioso che anche quando non si tratta di recessione tecnica, 6 su 10 pensano di esserci completamente dentro, e questo ne condiziona comportamenti e intenzioni di acquisto. A scattare la fotografia a livello globale è NielsenIQ che in occasione della giornata inaugurale di Cibus Connecting Italy, in programma fino a domani 30 marzo, ha presentato una ricerca su “I consumatori del 2023” tra sfide, bisogni e opportunità.
L’inflazione nel 2022 ha avuto un impatto molto forte sui risultati dei vari comparti dell’agroalimentare. Ma è un effetto distorsivo poichè gli aumenti di listino hanno spinto al rialzo i fatturati senza che a questo corrispondesse un parallelo aumento dei volumi. Se prendiamo i soli volumi di gennaio 2023, ad esempio, per l’Italia il calo è stato del 6% rispetto al 2022, contro il -4,3% di Spagna, il -4,7% della Germania e il -2,8% della Francia. Dalla fotografia dei trend a volume tuttavia emergono alcune indicazioni: prima di tutto non per tutti i settori parliamo di cali dei volumi. Per esempio nel nostro Paese il 2022 è stato un anno di forte crescita per i prodotti plant based (+12,9 che il primo mese del 2023 diventa un +3,6%); ma anche il comparto indulgence di merendine e dolci freschi, caramelle, gelato multipack tiene (-0,6%) nel 2022. Forti segnali positivi anche per l’alimentazione sportiva e ancora per sughi pronti, tonno naturale e uova e per la cura persona. Emerge poi un caso vino, che arretra anche a valore e questo perchè “è vero che il vino è un prodotto in cui nell’attuale congiuntura si può rinunciare ma nello specifico chi lo consuma non intende rinunciare alla qualità a cui è abituato” ha spiegato Matteo Bonù, global client business partner di NielsenIQ. L’inflazione chiaramente non impatta solo sui risultati dell’industria ma erode anche il potere d’acquisto consumatori che come prima reazione cercano la convenienza. Lo fanno optando spesso per la marca del produttore ma la ricerca ricerca evidenzia che la soluzione più frequente non penalizza la qualità, anzi i prodotti premium continuano ad essere richiesti per soddisfare il benessere fisico e, ancor più, mentale.
“Lo spettro della recessione è al centro delle preoccupazioni dei cittadini europei ed americani – ha detto Bonù, Global – La contrazione delle vendite di prodotti di largo consumo è uno degli effetti tangibili. Tuttavia, non tutte le persone e le categorie merceologiche reagiscono nello stesso modo. Il consumatore cura il proprio benessere personale e ricerca sempre più attentamente i prodotti con il miglior rapporto qualità-prezzo. Ci sono quindi ancora opportunità per le imprese che sapranno intercettare questi bisogni”.