
Non solo bresaola: Rigamonti investe sul San Daniele e accelera su estero
Non solo bresaola: Rigamonti investe sul San Daniele e accelera su esteroMilano, 5 mar. (askanews) – “Le cose belle si fanno nei momenti difficili, quindi è proprio questo il momento in cui riteniamo ci siano delle cose da fare”. Claudio Palladi, amministratore delegato di Rigamonti, nome storico della bresaola valtellinese di proprietà della multinazionale brasiliana Jbs, traccia un bilancio per il gruppo che ormai da tre anni è proprietario anche dei marchi King’s e Principe, e annuncia un ambizioso piano di crescita, soprattutto all’estero, per il prosciutto San Daniele Dop.
Il punto di partenza è proprio il bilancio 2024 che ha mostrato “una buona performance a livello complessivo” con 256 milioni di euro di fatturato e più di 17mila tonnellate prodotte (+3,9% a valore e +5,1% a volume), ma sul fronte della redditività si è rivelato “insoddisfacente”. Anticipando l’andamento complessivo – il cda del gruppo per l’approvazione dei conti è il 28 marzo – Palladi ha detto che a fronte di “un Ebitda positivo del gruppo Rigamonti, comprensivo anche dei risultati di Brianza salumi, l’area di King’s ha un Ebitda negativo determinato dall’area dei prosciutti crudi”. Di qui la decisione di un piano di investimenti sul quadriennio 2025-2028 “da 24 milioni di euro che riguarderà gli asset industriali e produttivi” con l’ambizione “di far diventare Principe un marchio globale della salumeria italiana”, già oggi primo gruppo all’interno del Consorzio San Daniele con una quota dell’11%. E questo avverrà proprio grazie alle esportazioni. Per Rigamonti, che oggi è leader nel mercato delle bresaole con il 40% del totale Igp, il target è arrivare in un quinquennio ad avere “il 50% della produzione di crudo San Daniele venduta fuori dall’Europa, che noi consideriamo mercato domestico, dal 10-11% di oggi” ha spiegato Palladi. L’attuazione di questo piano ha reso necessario anche un potenziamento della squadra di governance con la nomina di Amedeo Vida e Dario Nucci come amministratori delegati rispettivamente di King’s e Principe di San Daniele, due marchi, acquisiti nel 2022 per 84 milioni di euro, che hanno allargato il presidio del gruppo valtellinese su altre Dop e Igp della salumeria italiana con il San Daniele appunto, il Prosciutto di Parma e la Mortadella di Bologna Igp.
“La bresaola – ha spiegato l’Ad di Rigamonti – è molto più consolidata, per i prosciutti, dopo un triennio un pochino più difficile, nel 2024 ci aspettavamo che le cose andassero meglio. Di qui il cambio della squadra. Ora l’obiettivo sempre più cogente, mantenendo le tre ragioni sociali dei marchi, è fare più sinergie di gruppo sul fronte commerciale. La nuova squadra, qualche esperienza che insegna sempre qualcosa, i nuovi investimenti e un gruppo che dimostra di crederci” faranno il resto. E infatti, la controllante, Jbs, a fronte di un dato negativo a livello di Ebitda il 16 dicembre scorso ha varato un aumento di capitale da oltre 21 milioni di euro su Rigamonti che “supera ampiamente il valore della perdita di esercizio – ha raccontato Palladi – Ci presenteremo con un disavanzo nella gestione di Kings ma con una copertura che arriva dall’aumento di capitale che è superiore al disavanzo”. E questa avverte Palladi non è “generosità” dell’azionista perchè per Jbs “la salumeria italiana è l’eccellenza del food”.
Non a caso alla diversificazione di prodotto il gruppo aveva già iniziato a lavorare quando il core business era solo la bresaola. E’ del 2021, infatti la Carta delle Bresaole, il primo vademecum per scoprire le caratteristiche delle diverse bresaole, a seconda delle razze bovine utilizzate e della loro provenienza. Uno strumento che ha portato Rigamonti a registrare una crescita del 22% in 4 anni a volume e un +10% sull’anno precedente, con la crescita record del 106% a volume dell’ultima nata, la bresaola da Fassona Piemontese. In questo quadro di sviluppo sull’estero, che ha un focus sul Nord America – “Oltreoceano la redditività c’è da sempre ma ora iniziano ad esserci anche i volumi” – le minacce di dazi per ora non spaventano particolarmente il gruppo. “Quello che sarà non lo sappiamo – ha commentato Nucci – l’aspetto positivo è che ci siamo già passati con la prima amministrazione Trump che mise i dazi per esempio sulla mortadella. Ora non dico che siamo positivi ma stiamo alla finestra”. Nè tantomeno spaventa il regolamento europeo contro la deforestazione, il cosiddetto Eudr, sebbene la materia prima della bresaola Igp arrivi prevalentemente dal Sudamerica. “Noi dal 2016 iniziato la certificazione con Csqa per vedere le singole fazende per mappare la qualità della carne e la provenienza, e per noi non è solo un fatto organolettico – ha spiegato Palladi – Considerate che gli allevamenti in Brasile sono 1,3 milioni, quelli certificati per l’Europa sono il 6-7% del totale. Noi stiamo selezionando i migliori e siamo stati gli unici a farlo dal 2026. Oggi il regolamento sulla deforestazione sembra fatto per noi perchè ci dà l’opportunità di far vedere quello che abbiamo fatto in 10 anni. Come gruppo siamo pronti all’applicazione del regolamento europeo al 30 dicembre 2025”.