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Oggetti volanti sugli Usa, la parola all’esperto Gregory Alegi

| Redazione StudioNews |

Oggetti volanti sugli Usa, la parola all’esperto Gregory AlegiMilano, 13 feb. (askanews) – Gli americani ora li chiamano Unidentified anomalous Phenomena, in tutto il mondo sono conosciuti come Ufo, oggetti volanti non identificati e sono l’argomento del giorno, dopo che i caccia degli Stati Uniti ne hanno abbattuti quattro in pochi giorni.
Del primo si sa che era un pallone cinese fuori rotta ma uno strano alone di mistero circonda gli altri 3 di cui, al momento, si ignora la natura.
E se c’è chi parla anche di alieni, il Pentagono (per ora) ha escluso l’ipotesi “omini verdi”. Di oltre 320 segnalazioni, almeno 160 sono state rubricate come palloni. Askanews per capire meglio ha intervistato Gregory Alegi, tra i più importanti esperti d’aviazione italiani.
“Io per indole quando sento di Roswell e di fenomeni paranormali sono immediatamente molto scettico – ha spiegato – resta il fatto che ci sono delle segnalazioni che attualmente non siamo in grado di spiegare. Io rimango dell’idea scientifica: ‘per ora’ non siamo in grado. Metà di questi casi sconosciuti adesso sono stati riclassificati come palloni, altro è dire che non saremo mai in grado di spiegarli e che, pertanto, sono in qualche modo extraterrestri, alieni, paranormali o quello che sia e penso che col tempo si vadano risolvendo le questioni”.
Ma perché usare un aerostato, difficilmente manovrabile, al posto, per esempio, dei satelliti, rischiando una crisi diplomatica e poi, perché così tanti, tutti insieme e tutti ora?
“Probabilmente è più ‘pesca a strascico’ diciamo – ha precisato Alegi – sorvolare delle zone, magari difficilmente raggiungibili con altri modi più convenzionali e vedere cosa prende. Cosa prende? Non tanto fotografie, per le quali diciamo i satelliti sono sufficienti quanto emissioni dello spettro elettromagnetico, in qualche modo emissioni radio; quelle sono cose che non si prestano a essere rilevate dal satellite. Tutti i Paesi del mondo, compresi gli Stati Uniti e anche l’Italia hanno degli aeroplani con delle attrezzature che vanno a rilevare queste emissioni, però per poterlo fare con l’aereo bisogna stare vicini. La Cina non ha basi vicino agli Stati Uniti e, quindi, è assolutamente possibile che abbia scelto di mettere attrezzature sui palloni, lanciarli verso gli Stati Uniti e vedere cosa raccolgono”.
“Entrambe le parti non hanno grandissimo interesse a dire tutto quello che sanno; gli americani perché, oggettivamente, è imbarazzante che, con la rete di difesa aerea come quelle che hanno, degli oggetti relativamente semplici come dei palloni siano a lungo passati inosservati, i cinesi perché, ovviamente, colti con le mani nella marmellata, cercano di dire che la mano è di qualcun altro”.
“I radar mandano impulsi radio che poi sbattono contro delle cose e tornano indietro. Per evitare di segnalare qualsiasi stormo di gabbiani o altre cose del genere, il sistema viene tarato per filtrare sia i ritorni non sistematici, cioé se capita una volta sola era uno sbaglio, ma anche le cose troppo piccole, troppo morbide eccetera. Evidentemente, di fronte a questa serie di segnalazioni, è stata cambiata la taratura per rilevare anche oggetti che prima venivano filtrati. Non vuol dire che adesso ce ne siano di più, vuol dire che adesso ci stiamo facendo più attenzione. Abbiamo, in qualche modo abbassato anziché alzare la soglia di attenzione”.
Insomma niente alieni, forse palloni spia o sonde meteo fuori rotta, droni o, addirittura – come negli ultimi casi – anche possibili giocattoli finiti fuori controllo. In ogni caso tali da determinare un pericolo per la sicurezza nazionale o per la navigazione aerea. Ma vale la pena mandare ad abbatterli caccia supersofisticati con costosissimi missili?
“La normativa europea EASA, io sono andata a guardarla dopo il primo pallone – ha concluso l’esperto – dice che su questi mezzi non pilotati, oltre i 6 kg di massa (e, chiaramente, con il primo pallone era ben oltre ma forse anche con questi altri), ci debbano essere a bordo due sistemi di autodistruzione, proprio perché essendo non pilotati, qualora finissero in zone pericolose per la navigazione o altro, il proprietario deve poterli far esplodere. Ora avvicinarsi a un mezzo che ha delle cariche esplosive e sparargli, provoca un pericolo per chi lo abbatte, quindi, a quel punto, ci si tiene a distanza di sicurezza. Il che, per quanto quanto possa sembrare controintuitivo giustifica l’uso di un costoso missile su relativamente economico pallone, senza considerare poi se proprio dobbiamo fare un calcolo economico che il costo del missile non va parametrato al costo del pallone ma al valore delle informazioni che sto bloccando”.