Paraventi in Fondazione Prada, storia segreta d’un oggetto d’arte
Paraventi in Fondazione Prada, storia segreta d’un oggetto d’arteMilano, 26 ott. (askanews) – Guardare oltre il paravento. Sembra una metafora, ma in realtà è esattamente quello che succede nella mostra “Paraventi” che Fondazione Prada a Milano dedica a questo oggetto a volte trascurato, a volte pensato solo nella sua funzione di nascondere anziché di mostrare. E invece, come dimostrano i circa 70 pezzi esposti sui due piani del Podium della Fondazione, da mostrare c’è molto, a partire dalla condizione di soglia che il paravento porta con sé per definizione. A curare l’esposizione è stato chiamato Nicholas Cullinan.
“Quello che è interessante dei paraventi – ha detto ad askanews – è che stanno sempre tra due cose e sono oggetti che uniscono l’arte, la decorazione, ma anche la pittura o la scultura. Sono molto particolari e ciò che io credo sia importante in questa mostra è che per la prima volta possiamo racontare la storia ancora non detta dei paraventi, dalle loro origini asiatiche, in Cina e Giappone, fino ad artisti contemporanei come Goshka Macuga, che ha fatto quest’opera alle mie spalle. Quindi raccontiamo per la prima volta questa storia e ci avviciniamo alla complessità dei paraventi”. Complice anche l’allestimento, lo spazio del Podium diventa una sorta di labirinto giocoso e ricco di continue “finestre” su altri mondi, siamo questi quelli ispirati a Sol Lewitt immaginati da Tony Cokes, oppure le opere video avvolgenti di Joan Jonas e di Wu Tsang. Paraventi come schermi, quindi, nel solco dell’espressione inglese che li definisce, “folding screen”, ma anche come vere e proprie opere che si adattano al tradizionale formato codificato nel passato, di cui la mostra presenta anche una serie di capolavori classici orientali.
“Uno dei piaceri del lavorare su questo progetto, con la grande mole di ricerche che abbiamo fatto – ha aggiunto Cullinan – sono state le scoperte: per esempio io non sapevo che Picasso aveva dipinto un paravento e ci sono moltissimi artisti che ne hanno realizzati e nessuno lo sapeva. Ora sono esposti qui ed è una grande emozione”. La dinamica del vedere-non vedere genera un mistero, una aspettativa, e allo stesso modo i paraventi esposti in un certo senso velano gli altri, in un processo che continua a reiterarsi. Ma le storie che si raccontano in Fondazione Prada – dove si cerca ogni volta di spingere un passo più avanti la ricerca museologica e la nostra percezione dell’idea di mostra – vivono anche della curiosità per il modo in cui il paravento è stato ripensato dagli artisti contemporanei, a volte in perfetta simbiosi, come nel caso di Elmgreen e Dragset, con le poetiche e le pratiche. Ed è come se solo grazie alla mostra ci rendessimo conto di quanto l’oggetto paravento fosse già significativo e presente nell’immaginario dell’arte. (Leonardo Merlini)