Parliamo davvero del tempo, prima che non ci sia più tempo
Parliamo davvero del tempo, prima che non ci sia più tempoVenezia, 5 giu. (askanews) – Tutti parlano del tempo, si sa, ma in realtà non è così. Perché oggi parlare del tempo dovrebbe significare parlare del cambiamento climatico, il vero tema cruciale della nostra epoca, mentre invece nel discorso pubblico questo accade ancora troppo poco. Ma in Fondazione Prada a Venezia qualcosa si muove con la mostra “Everybody Talks About the Weather”, curata da Dieter Roelstraete. “La proposta di questa mostra – ha detto ad askanews – è quella di guardare a come l’arte nella storia ha registrato e riportato i fenomeni meteorologici per cercare una strada per discutere in modo più ampio e complesso le sfide immense e paralizzanti del cambiamento climatico”.
Ancora una volta la Fondazione di Miuccia Prada si occupa di scienza e di cultura, ancora una volta offre un prodotto sofisticato, ma di stringente attualità, che in questo caso unisce opere contemporanee di artisti come Goshka Macuga, Theaster Gates, Giorgio Andreotta Calò o Gerhard Richter a riproduzioni di opere classiche legate alla meteorologia, siano di Turner come di Pieter Bruegel il vecchio o addirittura il più famoso dipinto di Monet. “Molte delle risposte artistiche al tema del clima – ha aggiunto Roelstraete – sono risposte di allarme e allerta, molte cercano di alzare il livello dell’attenzione, di trasmettere il senso di emergenza che stiamo vivendo. Ci sono però anche tanti lavori che guardano al tempo come un fenomeno estetico, alla bellezza del sole che sorge, ma anche a quella terribile delle tempeste”.
Il clima, del resto, è uno degli iperoggetti identificati dal filosofo Timothy Morton, entità che vanno al di là dello spazio e del tempo e che governano le nostre vite al di là di noi. Pertanto la mostra veneziana prova quantomeno ad affrontarne l’enorme portata, con esiti diseguali, a volte toccanti, a volte disturbanti, ma non importa in fondo. Quello che importa è il fatto che noi stiamo davanti alla mostra e davanti a quello che ci vuole ricordare. “Parlare del tempo – ha concluso il curatore – una volta era sinonimo di banalità, ma oggi parlare del tempo, come fa Greta Thunberg in uno dei poster esposti al piano terra, significa occuparsi di una delle più grandi crisi che abbiamo mai dovuto affrontare”.
Indubbio punto di forza dell’esposizione veneziana, poi, è l’allestimento dello studio newyorchese 2×4, che oltre ad avere creato delle vere e proprie biblioteche che ospitano decine e decine di testi sul clima, hanno proposto anche una serie di approfondimenti scientifici sviluppati in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Per chi frequenta l’idea di contemporaneo che Fondazione Prada ha portato avanti attraverso il colossale progetto di “Human Brains”, guardare a queste schede sulla crisi climatica non è diverso dal guardare alle opere d’arte. Forse questa è la cosa più interessante, a livello di impatto culturale, che succede dentro il Palazzo Ca’ Corner della Regina, affacciato su uno dei canali più famosi al mondo e più minacciati dal cambiamento climatico. (Leonardo Merlini)