Pediatri Bambino Gesù: vademecum per un’estate a misura di bambini
Pediatri Bambino Gesù: vademecum per un’estate a misura di bambiniRoma, 7 lug. (askanews) – Estate, tempo di vacanze. Dagli esperti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù arriva un vademecum per affrontare con serenità l’estate in compagnia dei propri figli. Tanti i consigli per i genitori: dalle punture delle zanzare a quelle delle meduse, dall’alimentazione all’abbigliamento, dall’esposizione al sole ai bagni in mare.
Si comincia dall’esposizione al sole. L’esposizione diretta al sole – informa il Bambino Gesù in una nota – risulta essenziale per la produzione di vitamina D, che favorisce l’assorbimento del calcio e la sua deposizione nelle ossa, stimola la produzione di melanina, oltre a rivestire molte ad altre importanti funzioni influendo anche sull’umore; esporsi tuttavia per tempo prolungato e nelle ore sbagliate – quelle più calde al centro della giornata – può dar luogo a eritemi e scottature che rappresentano un fattore di rischio per che contribuisce ai tumori cutanei in età adulta. I bambini al di sotto dei 6 mesi è preferibile non esporli mai a ai raggi diretti del sole mentre tra i 6 mesi e i 2 anni è consigliabile evitare l’esposizione tra le 10.30 e le 18.30. I vestiti devono essere adeguati alla temperatura della giornata tenendo presente che i bambini più piccoli hanno maggior difficoltà a mantenere una temperatura costante, soffrendo così di più il caldo. Vanno privilegiati i tessuti naturali e traspiranti, come il lino e il cotone, meglio di colore chiaro. Bisogna prestare particolare attenzione agli sbalzi di temperatura con il passaggio negli ambienti con aria condizionata. L’uso di occhiali da sole protettivi sarebbe auspicabile ma, come il cappellino, pochi sono i bambini piccoli che riescono a tenerli.
Si sa che l’estate è fatta anche per fare qualche eccezione all’alimentazione più regolare, proseguono gli esperti, tuttavia, con l’aumento della temperatura, si deve ridurre l’apporto calorico, in particolare quello dato da cibi grassi: è preferibile quindi assumere carboidrati semplici e a più rapida digeribilità. Una dieta più ricca di frutta e verdura è fortemente consigliata per aumentare l’apporto di acqua e sali minerali, prevenendo così la disidratazione. Anche una maggior assunzione di acqua o spremute di frutta fresca favorisce l’idratazione; vanno evitate invece le bevande fredde, gassate o troppo dolci. Da che età si può portare il bambino al mare? L’organismo dei bambini più piccoli fatica a mantenere una temperatura corporea costante anche per il fatto di avere una più ridotta superficie corporea rispetto a quella dell’adulto, con minore possibilità di disperdere il calore tramite il sudore. Per tale motivo – prosegue la nota – è comunque sconsigliabile portali al mare nei primi 6 mesi di vita e la presenza in spiaggia andrebbe limitata alle primissime ore del mattino e/o al tramonto. Successivamente, si potrà gradualmente portarli in spiaggia fino alle 10.30 o dopo le 18.30, liberalizzando progressivamente gli orari dopo i 2 anni di vita.
Sotto i 6 mesi è sconsigliabile far fare il bagno poiché la delicata pelle del bimbo sarebbe esposta troppo precocemente al sole. Nei primi 6 mesi di vita, più è piccolo il bimbo, e meno c’è la necessità di immergerlo nell’acqua di mare o in piscina. Successivamente il lattante può entrare in acqua, per pochi minuti e se il clima e la temperatura dell’acqua sono confortevoli, in braccio a mamma o papà, avendo l’accortezza di sciacquarlo poi con acqua dolce per togliere il sale e/o il cloro dalla cute. Passando alla montagna, un bambino – spiegano gli esperti del Bambino Gesù – ha la stessa tolleranza di un adulto per l’alta quota, a condizione che non abbia particolari problemi di salute (problemi cardiaci, polmonari o prematurità) e abbia più di 3 mesi di vita in quanto, al di sotto di questa età, vi è ancora una immaturità polmonare. Di massima queste sono le quote consigliabili da preferire in bambini che vivono in pianura o a basse quote: 3 mesi-12 mesi fino a 2.000 metri; 2-5 anni fino a 2.500 metri; maggiori di 5 anni anche oltre i 2.500 metri. In ogni caso è sconsigliato l’uso di cabinovie veloci nei primi 2-3 anni di vita.
Che fare in caso di punture di insetti, di meduse o di tracine? Quando un bambino viene punto da una zanzara si forma un rigonfiamento (pomfo) pruriginoso per cui si può applicare un gel di cloruro di alluminio al 5%, che ha un’azione sia sul prurito sia sulla tumefazione. In alternativa, hanno la stessa azione gli impacchi di ghiaccio, da tenere sulla parte punta per qualche minuto. Per quanto riguarda le meduse, i consigli da seguire nel caso si faccia questo spiacevole incontro sono: grattare con una tessera di plastica le zone della cute venute a contatto, per impedire alla tossina di penetrare la cute ed entrare in circolo; applicare, senza frizionare, sabbia calda essendo la tossina termolabile; successivamente detergere la parte con acqua salata; applicare gel al cloruro di alluminio al 5%; non utilizzare l’ammoniaca; consultare il medico in caso di reazioni più gravi. La puntura della spina dorsale della tracina, pesce che vive nel fondale sabbioso del mare, provoca un dolore estremamente intenso per la liberazione di una tossina. La parte colpita appare rossa e tumefatta e, raramente, possono verificarsi sintomi generalizzati quali aumento della frequenza cardiaca, difficoltà di respirazione, nausea, difficoltà di movimento dell’arto colpito. Poiché la tossina inoculata dalla tracina è termolabile, è consigliabile immergere il piede in acqua calda per disattivarla, mentre nei casi più gravi o complicati il medico potrà prescrivere antibiotici e antistaminici. Altri suggerimenti e approfondimenti sono disponibili in una sezione dedicata sul sito www.ospedalebambinogesu.it.