Roma, 3 apr. (askanews) – Solo una suggestione, per ora. Ma a palazzo Chigi era l’ultima cosa di cui si sentiva il bisogno. Nei delicati giorni di interlocuzioni con l’Europa sul Pnrr, dopo il rinvio di un mese per la verifica degli obiettivi per la terza tranche, il capogruppo della Lega, Riccardo Molinari, avanza una ipotesi che spezza la narrazione del governo e per la prima volta dice l’indicibile. “Ho parlato con molti sindaci di Comuni piccoli e i problemi sono numerosi, ha senso indebitarsi con l’Ue – chiede – per fare cose che non servono? Giusto quindi ridiscutere il piano con la Commissione europea, o si cambia la destinazione dei fondi o spenderli per spenderli a caso non ha senso. Forse sarebbe il caso di valutare di rinunciare a una parte dei fondi a debito”.
Quella messa sul piatto è una possibilità che di fatto va in senso contrario rispetto alla linea concordata nel pranzo di venerdì scorso tra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il capo dello Stato, Sergio Mattarella: una linea che prevede che si faccia di tutto per “non sprecare questa occasione”, come l’inquilino del Quirinale ha detto più volte. Palazzo Chigi impone immediatamente di evitare qualsiasi accento polemico nei confronti del capogruppo leghista: in questo momento non c’è bisogno di alimentare contrasti, ma al contrario di sopirli, è l’indicazione. Allo stesso tempo si fa sapere che l’ipotesi di rinunciare a quei fondi “non è presa in considerazione”, che la strada è quella di “rimodulare il piano” e di “cercare soluzioni” che consentano “di utilizzare le risorse, non di perderle”. Sempre con l’obiettivo di mettere a tacere le polemiche, viene anche spiegato che quello di Molinari è un ragionamento sostanzialmente condivisibile perché “anche chi fa finta sa che alcuni progetti non sono realizzabili entro il 2026”, ciò che non è condivisibile sono le conclusioni. Che di certo non aiutano nel momento in cui la partita con Bruxelles è apertissima e comprende anche altri fronti, come quello dei migranti della riforma del Mes che l’Italia, unica, non ha ratificato e, non ultimo il nodo balneari (un provvedimento potrebbe approdare in Consiglio dei ministri giovedì).
Al di là delle rassicurazioni imposte dall’alto, infatti, in Fratelli d’Italia c’è chi legge l’uscita di Molinari come un modo della Lega – e del suo leader – di mettere in discussione la linea dialogante scelta dal governo a Bruxelles e rappresentata dal ministro competente, Raffaele Fitto. Nel Carroccio, ma anche negli altri partiti della maggioranza comprese alcune frange di Fdi, c’è chi per esempio ritiene che sulla questione dei balneari con l’Europa bisognerebbe portare avanti la linea dura, andando dritti sulla propria strada alla faccia della procedura di infrazione. Ma, secondo quanto viene riferito, non è il suggerimento arrivato da Mattarella che ha invece sollecitato la premier a rimanere all’interno di un percorso di collaborazione e dialogo con le istituzioni comunitarie. Non a caso, infatti, Meloni – pur non riferendosi direttamente alle dichiarazioni di Molinari – dice di non condividere in generale “questa ricostruzione allarmista”. “Certamente c’è un grande lavoro da fare, verificare la fattibilità di alcune cose, e questo è oggetto di interlocuzione con la Commissione. Non prendo in considerazione l’idea di perdere risorse ma di spenderle al meglio in modo efficace”. Le opposizioni continuano intanto a chiedere una “operazione verità” ma anche a mettere l’accento sulle divisioni nella maggioranza sul dossier più delicato. “E’ urgente che il ministro Fitto venga in Parlamento per spiegare all’Italia cosa hanno intenzione di fare per salvare il più grande progetto di ammodernamento del Paese”, dice la capogruppo alla Camera del Pd, Chiara Braga. Il leader pentastellato, Giuseppe Conte, rilancia invece l’idea mettersi “tutti attorno a un tavolo”: “Il M5s – spiega – c’è, è disponibile a percorrere tutti insieme una strada trasparente per fare in modo che neppure un euro di queste risorse vada disperso”.