Produzione europea mais, atteso calo 10%. In Italia cresce del 2%
Produzione europea mais, atteso calo 10%. In Italia cresce del 2%Roma, 9 ott. (askanews) – Una campagna 2023-24 del mais complicata in tutto il mondo e soprattutto in Europa, a causa del conflitto in Ucraina, che resta uno dei maggiori fornitori di mais per i Paesi della UE: è atteso un decremento del 35% per le esportazioni maidicole da Kiev. Inoltre, al mancato accordo sul grano tra Russia e Turchia, che ha creato ulteriore incertezza, si aggiungono il perdurare della crisi idrica ed i rincari energetici. Ciò spiega perché gli agricoltori europei hanno puntato su soia e grano duro: nel periodo 2023-24 la superficie dedicata al mais calerà del 7% e la produzione sarà inferiore del 10% rispetto agli ultimi 5 anni. Sono le stime di Ailma, che rappresenta in Assitol i produttori di farine maidicole e proteiche vegetali.
Per quanto riguarda l’Italia sul lavoro di agricoltori e aziende di trasformazione incidono i danni per gli eventi climatici estremi, dal caldo oltre la norma alle piogge alluvionali, ma anche i costi generali di produzione ancora sostenuti. La carenza di piogge ha favorito colture alternative al mais, che necessita di molta acqua, tuttavia in Italia si prevede un incremento del 2% della produzione, grazie soprattutto al mais giallo italiano. In America, invece, le prime stime sono decisamente più ottimistiche. Gli Stati Uniti hanno incrementato le superfici a mais del 9%, il Brasile del 2%, l’Argentina del 4%. Nonostante gli effetti del meteo estremo, che hanno inciso sulle rese, negli States la produzione aumenterà del 10%. Il Brasile registrerà invece una contrazione di circa il 4%, mentre l’Argentina vedrà crollare i suoi quantitativi di quasi il 60% a causa delle scarse rese per la siccità. Tuttavia, il consistente livello degli stock e l’ottima produzione statunitense stanno rafforzando la tendenza al ribasso delle quotazioni, registrata nelle ultime settimane.
Nel complesso, tuttavia, “la disponibilità di materia prima risulterà insufficiente – osserva Massimiliano Carraro, presidente di Ailma – e l’import sarà necessario per rispondere al fabbisogno dell’industria. Le incognite sono tante, ma le nostre aziende sapranno offrire al consumatore farine sicure e di qualità”. “Più che una campagna, quella che ci aspetta è una grande sfida – aggiunge Carraro – dai carburanti, ai fertilizzanti fino al packaging, tutto è aumentato. La nostra principale preoccupazione riguarda la tenuta della filiera, a cominciare dal segmento agricolo, penalizzato dai rincari energetici e dal cambiamento del clima in atto”.