”Progetto Identità Soave”: qualità selezionata per vino identitario
”Progetto Identità Soave”: qualità selezionata per vino identitarioMilano, 1 feb. (askanews) – Proseguire lungo la strada tracciata lo scorso luglio della “qualità selezionata”, della produzione sempre più rispettosa dell’ambiente, della tutela del consumatore finale, e rendere la Denominazione del Soave ancora più competitiva sui mercati. Sono le direttive e le buone pratiche del “Progetto Identità Soave”, in cui rientra la riduzione delle rese per ettaro per tutte le produzioni della Doc della provincia di Verona, approvata all’unanimità dall’assemblea del Consorzio di tutela a fine dicembre 2023.
Una decisione presa dopo che l’estate scorsa era stata deliberata la sospensione degli impianti ai fini della rivendica per i vigneti realizzati dopo il 31 luglio 2023 e un blocco rivendica per le stagioni 2023 e 2024. A seguire, l’assemblea aveva collegialmente deciso un aumento al 30% delle verifiche sul rispetto della resa massima consentita da parte dell’organismo di certificazione Siquria, ispezioni potenziate che entreranno in vigore quest’anno posizionando il Soave tra le Denominazioni con più controlli in vigneto. Un insieme di provvedimenti con i quali il Consorzio punta ad ottenere “un vino marcatamente identitario dal punto di vista del vigneto e del terroir, grazie a pratiche agricole condivise in grado di gestire la generosità produttiva della Garganega”, che impattano positivamente anche per quanto riguarda la riduzione dei consumi energetici e idrici. “Quello che abbiamo posto in essere è un insieme di misure che, da circa due anni, mirano ad una forte riorganizzazione interna sul fronte della produzione col risultato di garantire al consumatore finale vini frutto di una severa selezione, in grado di distinguersi per l’elevata qualità” ha spiegato il presidente del Consorzio di Tutela del Soave, Sandro Gini, sottolineando che “è una risposta importante che come Denominazione intendiamo dare ai mercati che, oggi più che mai, ricercano vini fortemente identitari, con una gradazione alcolica non troppo spinta”.
“La Garganega, madre del Soave, è un’uva generosa e per tale ragione va dosata la sua naturale esuberanza” ha proseguito Gini, aggiungendo che “se coltivata con lungimiranza e intelligenza non ha nulla da invidiare a vitigni come lo Chardonnay o il Sauvignon e non deve temere il confronto con le varietà aromatiche. Il Soave – ha concluso – si caratterizza proprio per la sua ‘lievità olfattiva’ che varia a seconda delle zone di produzione ma proprio questa sua caratteristica può dar vita ad una complessità affascinante, sostenuta dalla naturale vocazione di questo grande bianco veronese ad evolvere nel tempo”.