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Psa, Assosuini: comparto suinicolo è in una situazione tragica

Psa, Assosuini: comparto suinicolo è in una situazione tragicaRoma, 10 set. (askanews) – L’intero comparto suinicolo si trova in una “situazione tragica” a causa dell’inarrestabile avanzata della Peste Suina Africana (PSA). E’ necessario “decinghializzare l’area più esposta e risarcire tutti i danneggiati” perché se non si riuscisse a fermare la diffusione del virus, si verificherebbe “una catastrofe per un settore che in totale ha un valore economico pari a 20 miliardi di euro, di cui 2,1 miliardi sono legati proprio all’export e occupa 100.000 persone in tutti i segmenti della filiera”. E’ il nuovo appello lanciato da Assuini che chiede che “lo Stato non usi allevatori come scudi umani”.



Già oggi il diffondersi della Psa ha influito gravemente sull’export, “perché nessun Paese è disposto a rischiare di introdurla entro i propri confini”. Nonostante le restrizioni imposte negli ultimi anni, infatti, l’export verso Canada e USA ha segnato una crescita del 30% nei primi quattro mesi del 2024, per cui le vendite all’estero sono l’unica possibilità di crescita economica. “I prodotti della salumeria italiana sono infatti molto amati all’estero – spiega Assosuini – ecco perché è urgentissimo finanziare le operazioni di controllo dell’epidemia. È vero, sono costose, ma sicuramente meno gravose dell’esplosione della PSA nell’intera filiera del suino”. L’associazione suinicoltori italiani chiede quindi di “rispettare le regole e fare uno sforzo di responsabilità collettiva che coinvolga la filiera in tutte le sue componenti, senza però cercare adesso di usare gli allevatori come capro espiatorio per le responsabilità e le misure non prese fino a qui”.


Sotto accusa il fatto che “sia fortemente sbagliato e un tantino ipocrita scaricare tutte le colpe sugli allevatori. Certo – spiegano in una nota – qualcuno non ha rispettato le norme di biosicurezza, non ha denunciato in tempo i casi sospetti e probabilmente ha accelerato il processo. Ma da qui a dire, come qualche funzionario fa, che il 90% dei contagi dipenda dalla filiera, ne passa. Prima di tutto, l’allevamento zero in questa catena epidemica è quello dei cinghiali, il cui proprietario è lo Stato”. Infatti, senza il bacino incontrollato dei cinghiali, “i nostri allevamenti sarebbero privi di PSA. Quindi, dopo 60mila capi abbattuti, è ora che ci diciamo la verità: o decinghializziamo l’area più esposta e risarciamo tutti i danneggiati, oppure il comparto è finito. E chi non avrà fatto abbastanza se ne prenderà la responsabilità”.