Putin svela numeri guerra in Ucraina e critica Usa “imperialisti”
Putin svela numeri guerra in Ucraina e critica Usa “imperialisti”Milano, 14 dic. (askanews) – Gli “obiettivi” della guerra in Ucraina per la Russia non cambiano e la guerra finirà solo quando Mosca li avrà raggiunti. Nulla di nuovo in questo dal presidente russo, Vladimir Putin che però nella odierna e lunga “linea diretta” tv di oltre 4 ore con la nazione – in format allargato a conferenza stampa di fine anno – ha rivelato alcune cifre che sinora non erano mai state ufficializzate. Ha detto in particolare quante persone sono impegnate nell’invasione e quanto lungo è considerato il fronte. Secondo Putin la Russia ha attualmente un totale di “617 mila persone” che combattono in Ucraina. “Combattono bene i ragazzi”, ha dichiarato. Ha inoltre affermato che oltre ai 300 mila uomini mobilitati in servizio lo scorso anno, altri 486 mila si sono arruolati volontariamente come soldati a contratto.
Putin ha anche parlato della situazione a Gaza, descrivendola come una “catastrofe” che si sta svolgendo su una scala che “non assomiglia per niente a quella dell’Ucraina”. Ha sottolineato il “ruolo guida” del leader turco Recep Tayyip Erdogan nei negoziati sulla Striscia di Gaza. Peraltro Erdogan aveva tentato di assumere un ruolo guida anche per la guerra in Ucraina, ma senza evidente successo. E proprio mentre il leader russo parlava, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in conferenza stampa presso la sede dell’Alleanza a Bruxelles, ha avvertito nuovamente: “Se Putin vince in Ucraina, c’è il rischio reale che la sua aggressione non finisca lì”.
“Il flusso dei nostri uomini pronti a difendere con le armi in mano gli interessi della Patria non diminuisce”, ha detto Putin quasi in risposta alla Nato, invece che alla domanda in studio. “In tutto entro la fine dell’anno gli uomini saranno poco meno di mezzo milione. Perché avremmo bisogno di una mobilitazione?”, ha chiesto retoricamente. Tuttavia non ha fornito cifre sulle perdite militari, non ha detto se nel suo novero sono considerati anche i caduti, ma ha rivelato che i figli di persone all’interno della sua cerchia “stretta” hanno combattuto per le cosiddette compagnie militari private, e un certo numero di persone “vicine a me” sono morte. In passato, l’ormai altrettanto morto Evgenij Prigozhin, padrone ribelle della compagnia di mercenari Wagner, aveva rivelato che il figlio maggiore del portavoce di Putin, Dmitry Peskov aveva combattuto tra le sue fila. Mentre secondo l’intelligence Usa i caduti russi sono nell’ordine dei 315 mila. Quanto agli Usa, Putin ha mostrato il suo solito volto minaccioso. La corrispondente del New York Times Valerie Hopkins gli ha chiesto cosa vorrebbe in cambio la Russia per liberare il corrispondente del Wall Street Journal Evan Gershkovich e l’ex marine Paul Whelan. Putin l’ha gelata: “Per quanto riguarda un possibile scambio… vogliamo raggiungere un accordo, e tale accordo deve essere reciprocamente accettabile e soddisfare entrambe le parti”, ammettendo che è in corso comunque un dialogo.
“Gli Usa sono importanti e necessari”, ma la loro politica “imperialistica nuoce in primis a loro”, secondo Putin perchè se vogliono l’impero devono comportarsi da tale. La Russia, da parte sua, si dice pronta a ristabilire le relazioni con gli Stati Uniti. Ma secondo Putin non ci sono ancora le condizioni fondamentali per ripristinare le relazioni tra la Federazione Russa e gli Stati Uniti; devono prima iniziare a “rispettare” Mosca, ha affermato il capo della Federazione Russa. Putin ha anche parlato di “colpo di stato” in Ucraina, compiuto prima dell’ascesa di Zelensky secondo lui, e sempre secondo lui necessario per creare un conflitto, “lo hanno fatto i nostri ‘amici’ degli Stati Uniti” – ha sottolineato – e “gli europei hanno fatto finta di non sapere nulla”, ha osservato il presidente.
Il capo di stato russo ha parlato durante la “linea diretta con la nazione”, un programma trasmesso in tv ma anche via radio e social da ormai oltre 20 anni in Russia. L’ultima domanda è toccata ad Andrei Kolesnikov, storico giornalista ombra del presidente russo e capo del pool del Cremlino. Gli ha chiesto che cosa rimpiange. Putin gli ha risposto lapidario: della troppa fiducia riposta nei partner occidentali. (Di Cristina Giuliano)