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Razov lascia Roma: relazioni molto difficili ma italiani bendisposti

| Redazione StudioNews |

Razov lascia Roma: relazioni molto difficili ma italiani bendispostiRoma, 19 apr. (askanews) – “L’ultimo anno e mezzo si è davvero rivelato molto difficile nelle relazioni tra i nostri paesi. Tuttavia, ci sono stati tempi peggiori: ricordate la partecipazione dell’Italia fascista all’aggressione contro l’URSS. Sono sicuro che ci saranno tempi migliori, più adeguati agli interessi fondamentali dei popoli dei nostri paesi, alle esigenze della cooperazione economica, dell’interazione culturale”: così l’ambasciatore russo Sergey Razov nella sua intervista di fine missione in Italia alle agenzie di stampa russe. Il diplomatico russo, capo missione a Roma per quasi dieci anni e al centro di tensioni e polemiche dopo l’invasione dell’Ucraina, afferma che “tuttavia, anche nel quadro di una mutevole situazione politica, qui abbiamo sempre sentito un atteggiamento bendisposto, amichevole degli italiani comuni nei confronti dei nostri cittadini, che hanno contraccambiato questa simpatia”.

L’ambasciatore insiste su quella che a suo avviso è una dualità nell’approccio italiano alla Russia, quello governativo e quello della “gente comune”. “Le relazioni interstatali sono preservate: diplomatiche, economiche, consolari e di altro tipo. I canali di comunicazione bilaterali sono mantenuti, sebbene su scala molto più limitata rispetto a prima”, dichiara Razov, dicendo che dell’Italia gli resterà un “quadro a mosaico”: “le bellezze naturali, il più ricco patrimonio storico e culturale, la cucina originale, la tradizionale apertura e ospitalità degli italiani” e allo stesso tempo ha richiamato l’attenzione su “un debito pubblico elevato per gli standard europei, un deficit di bilancio, inflazione, un afflusso di migranti illegali, una diminuzione della natalità”. “Con questa diversità l’Italia rimarrà impressa nella memoria. Quella di un paese che ha aderito incondizionatamente alle devastanti sanzioni contro la Russia e alla fornitura di armi all’Ucraina (contro la volontà di metà della popolazione). E allo stesso tempo, un paese i cui cittadini amano la Russia, la sua cultura, tratta i russi con simpatia immutabile. In questo caso, il secondo aspetto, forse, supera il primo”, conclude Razov.