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Sanità digitale, tecnologia dalla parte del medico: step per cominciare

Sanità digitale, tecnologia dalla parte del medico: step per cominciareRoma, 16 nov. (askanews) – La rivoluzione della sanità non è solo clinica. È multidimensionale: passa per differenti professionalità e differenti strumenti. In questo contesto, la digitalizzazione gioca un ruolo fondamentale per amplificare la professione sanitaria, partendo dalla formazione.

Questo il messaggio lanciato dal convegno “Digital health 2023. La cardiologia del presente e del futuro”, tenutosi nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani su iniziativa del senatore Antonio Guidi, in collaborazione con ANIC (Associazione Nazionale Innovazione Cardiovascolare), organizzato da DreamCom, e con il coordinamento scientifico del dottor Marco Rebecchi, presidente del direttivo della Regione Lazio dell’associazione italiana Aritmologia e Cardiostimolazione (AIAC); dal professor Gabriele Palozzi, esperto presso l’Unità di missione per l’attuazione del Pnrr del ministero della Salute, già docente nella facoltà Economia dell’università Tor Vergata di Roma e dal professor Ermenegildo de Ruvo, responsabile di elettrofisiologia cardiaca al policlinico Casilino di Roma. L’evento ha costituito uno spazio di approfondimento sulle più recenti tecnologie – dalla telemedicina all’intelligenza artificiale – al fine di valutare la più efficace integrazione fra nuove tecnologie e sistema sanitario, soprattutto affrontando le questioni della privacy dei dati, della formazione degli operatori e dell’accessibilità tecnologica.

Il senatore Antonio Guidi ha dichiarato: “La sfida che la tecnologia in medicina oggi deve cogliere e risolvere è riavvicinare la persona-paziente ai medici, agli ospedali, agli enti preposti alla cura. Gli ultimi sconvolgimenti mondiali che ci hanno lasciato più ammalati del solito – ha precisa il neuropsichiatra – ci fanno comprendere quanto è decisivo abbracciare la persona malata con la nostra tecnica umana. Stiamo affermando quanto sia improrogabile comprendere e utilizzare le nuove tecnologie e l’inizio di una nuova era della professione sanitaria, amplificata e non sostituita dalla tecnologia. La scienza e la sua evoluzione – ha concluso – passano dall’osservazione curiosa, la sperimentazione coraggiosa, gli occhi, le mani, le parole”. A dar il via ai lavori i responsabili scientifici del convegno con il messaggio del sottosegretario di Stato all’Innovazione tecnologica e alla Transizione digitale, Alessio Butti. “Fra le tante rivoluzioni positive che le tecnologie stanno portando avanti nelle nostre vite, quella in ambito salute è la più importante”, ha scritto Butti. “Stiamo lavorando per essere in prima linea in Europa e in Occidente in questo campo. Il Pnrr è la nostra base per farlo”, ha affermato. “Con gli oltre 20 miliardi messi a disposizione, stiamo attuando un cambiamento sociale radicale, migliorando la possibilità di avere analisi e monitoraggio aggiornati e puntuali, ma soprattutto rivoluzionando il mondo in cui affrontare le patologie”. “Questo impegno da parte del governo è importante che si costruisca attraverso la formazione, il dibattito e la condivisione di idee”, ha concluso il sottosegretario.

Sono intervenuti esperti del settore, differenti professionisti sanitari e ricercatori e hanno presentato casi di successo, best practice e studi di ricerca che illustreranno le caratteristiche delle nuove tecnologie in ambito medico, per farne emergere vantaggi e per valutarne le criticità. I responsabili scientifici, i professori Marco Rebecchi, Gabriele Palozzi ed Ermenegildo de Ruvo, hanno dichiarato: “La sanità digitale non deve essere vissuta come qualcosa di strettamente tecnologico. Come qualsiasi innovazione nella storia – dalla penna al personal computer – anche la sanità digitale rappresenta uno strumento donato al medico per ottimizzare il proprio lavoro quotidiano. Il componente principale della sanità resta l’essere umano, in quanto destinatario di cura. È dunque certo che le innovazioni tecnologiche già in circolo ci danno l’occasione di investire energie nella formazione, volta ad amplificare la professione sanitaria, in un rinnovato e vivificato contesto di assistenza territoriale, in cui i modelli di comunicazione medico-paziente si evolvono, accanto ai modelli di cura e di gestione delle malattie”.