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Santanché, processo Inps resta a Milano. La Russa prende distanze

| Redazione StudioNews |

Santanché, processo Inps resta a Milano. La Russa prende distanzeRoma, 30 gen. (askanews) – Avrebbe potuto evitare di rispondere, sottraendosi alle domande. Avrebbe potuto dire che non cambiava niente. E invece Ignazio La Russa, “l’amico”, consegna ai giornalisti una frase che suona sempre di più come una presa di distanza da Daniela Santanché. La novità di giornata è l’attesa decisione della Cassazione di non accettare la richiesta di trasferimento da Milano a Roma del processo in cui la ministra del Turismo è accusata di truffa ai danni dell’Inps per l’uso della cassa integrazione durante il periodo Covid. Lo stesso procedimento per il quale la diretta interessata si è detta disponibile a un passo indietro rispetto al suo ruolo nel governo in caso di rinvio a giudizio, a differenza della determinazione a proseguire manifestata a più riprese dopo analoga decisione arrivata sul procedimento per falso in bilancio nella gestione di Visibilia.



Per il presidente del Senato, tuttavia, già il mancato spostamento “è un elemento di valutazione” che la ministra deve considerare rispetto all’opportunità o meno di rassegnare le sue dimissioni. Non è una frase neutra, anche se La Russa la butta lì come una osservazione fatta sul momento, spiegando di aver appreso da poco della notizia. Circostanza inverosimile giacché la decisione della Cassazione, anticipata sulle edizioni di questa mattina di Corriere della Sera e Stampa, aveva già fatto il giro di tutti i mezzi di informazione sin dalla prima mattina. La più immediata conseguenza dello stop allo spostamento, infatti, è che l’iter non si allungherà come forse la ministra sperava. L’udienza preliminare riprenderà il 26 marzo ed è possibile che si concluda nell’arco di un mese circa. I tempi per un eventuale secondo rinvio a giudizio quindi si accorciano, con il rischio concreto di quello stillicidio continuo sui giornali che per prima la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, vuole evitare.


Molto prima di quella data, per il 10 febbraio, è calendarizzata la mozione di sfiducia verso Santanché presentata alla Camera dal M5s. Per questo tipo di votazioni è prevista la chiamata nominale, quindi non c’è il rischio di ritorsioni attraverso il voto segreto. E, tuttavia, quello è un appuntamento a cui Meloni e Fdi vorrebbero arrivare senza che sia ancora in corso un braccio di ferro. Anche per non doversi trovare in una imbarazzata difesa pubblica. E poi, come ricorda La Russa, “la storia” dice che le mozioni individuali “rafforzano” chi le subisce. Il punto resta sempre che la premier non vuole chiedere alla ministra di farsi da parte (come Santanchè insiste a chiedere). Di certo, come ha già spiegato, non vuole mettere in stretta correlazione l’opportunità delle dimissioni con le decisioni dei giudici. A maggior ragione nella fase di tensione con la magistratura scaturita sul caso Almrasi.


La via d’uscita, neanche troppo velatamente suggerita a Santanché, è quella di abbracciare l’idea che potrebbe affrontare più serenamente le vicende giudiziarie che la riguardano se non dovesse anche gestire tutti gli impegni legati al suo ruolo di governo. Ma c’è anche un tema tutto interno a Fratelli d’Italia che in larga parte ha mal digerito, per usare un eufemismo, l’intervista della ministra – smentita ma di fatto confermata dalla diffusione delle registrazioni – in cui rispondeva con un sonoro ‘chi se ne frega’ alle critiche avanzate all’interno del suo stesso partito. E’ molto probabile, secondo quanto viene riferito, che la ministra si ritrovi insieme ai vertici di Fdi sabato prossimo. Per le 10, infatti, è convocata una Direzione nazionale alla quale Santanché sembra intenzionata a partecipare (e forse anche a intervenire). Una riunione alla quale, all’ultimo minuto, deciderà se partecipare – in presenza o con un collegamento video – anche Giorgia Meloni.