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Sbarra (Cisl): con salario minimo si rischia di illudere la gente

| Redazione StudioNews |

Sbarra (Cisl): con salario minimo si rischia di illudere la genteRimini, 20 ago. (askanews) – Pensare che per risolvere il problema dei salari in Italia “basti una cifra sulla Gazzetta ufficiale vuol dire illudersi o peggio illudere la gente”. Lo sostiene il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, che interviene oggi, nella giornata di apertura del Meeting di Rimini, a un dibattito su “Competenze, talenti e partecipazione al lavoro”.

“Bisognerebbe cambiare linguaggio intorno al ‘salario minimo’, a partire proprio da come lo si definisce – ha spiegato Sbarra in una intervista a IlSussidiario.net -. Ai lavoratori deboli non serve una ‘paga minima’, ma una retribuzione adeguata e sempre dignitosa. Assicurare a tutti, e intendo davvero a tutti senza escludere colf e badanti, un salario dignitoso è una priorità da affrontare seriamente, senza demagogia”. Per il segretario della Cisl “serve un intervento, ma deve essere finalizzato a rafforzare ed estendere la contrattazione, come indica anche l’Europa”. Per questo “prendiamo a riferimento il Trattamento economico complessivo dei contratti prevalenti ed estendiamolo con una norma leggera, settore per settore, ai comparti affini non coperti da Ccnl o colpiti da contrattazione pirata. Non serve la legge sulla rappresentanza, i dati sulla diffusione dei contratti sono già in possesso di Inps e Cnel. Una mappatura, indispensabile per dare riferimenti agli ispettori e ai tribunali, può essere agevolata anche dall’obbligo delle imprese a stampare il codice del Ccnl sulla busta paga. Pensare che basti una cifra sulla Gazzetta ufficiale vuol dire illudersi o peggio illudere la gente”. Perché, secondo Sbarra, “si rischia una pezza peggiore del buco con l’esplosione del lavoro nero nelle fasce deboli, e un’uscita di massa dai contratti con una compressione verso il basso dei salari delle fasce medie. Ben venga allora il percorso indicato dal Governo al Cnel per individuare le condizioni di un accordo ampio e condiviso anche su una possibile norma che rafforzi relazioni industriali ed estenda la contrattazione prevalente. Bisogna procedere insieme, secondo un’impostazione politica bipartisan, coinvolgendo attivamente le parti sociali”.