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Senza nome, a Trapani dal 12 aprile la nuova personale di Gio Montez

| Redazione StudioNews |

Senza nome, a Trapani dal 12 aprile la nuova personale di Gio Montez


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Roma, 7 apr. (askanews) – A ridosso della Settimana Santa il mistero della “Risurrezione” prende vita con una processione creata dall’artista Gio Montez. Una vera e propria chiamata alle arti, di cui si fa portavoce il direttore artistico del Museo San Rocco di Trapani Mons. Liborio Palmeri, rivolta a tutti gli artisti locali e stranieri e gli amanti dell’arte che vorranno partecipare attivamente al Nuovo Rinascimento in fieri. Gli è infatti assegnato il compito di custodire e portare in processione il nuovo Mistero della Risurrezione, innovando la tradizione e tramandandone il rito. La performance collettiva inaugura la nuova mostra personale di Gio Montez “Senza nome. Ad renovationem urbis”, visitabile dal 12 aprile al 7 luglio 2023, presso il Museo San Rocco di Trapani. L’iniziativa promossa dall’Atelier Montez e dalla Associazione degli Amici del Museo San Rocco è patrocinata dal Comune di Trapani e promossa dal Ministero dei Beni Culturali e da SIAE nell’ambito del programma Per Chi Crea.

Gli artisti partecipanti si riuniranno in Piazza Lucatelli martedì 12 aprile alle ore 21 per realizzare una performance collettiva e presentare così il nuovo Mistero della “Risurrezione” alla comunità. Inizialmente è stato allestito nel Museo San Rocco un tabloid vivant che rappresenta la Maddalena, San Giovanni e San Pietro al cospetto del Santo Sepolcro trovato vuoto. La scena è un tabloid Vivant che rappresenta la costernazione degli astanti, proprio il momento in cui essi constatano il mistero dell’assenza del corpo di Cristo, l’unico mistero in cui effettivamente il corpo di Cristo non c’è; o meglio, c’è la sua assenza. Fra gli artisti partecipanti, si annoverano l’intervento scultoreo-installativo di Kaey, i contributi fotografici di Dario De Blasi e Tomasz Waraksa, l’abitinu d’argento realizzato da Quan Michele Rubino D’Autilia, l’effige del toro di San Luca disegnata da Davide Bica sullo stendardo, la partecipazione di Andrea Salvaggio e della emergente scena artistica trapanese. Dopo la presentazione, agli stessi artisti è affidato il compito di portare in processione la nuova vara “Risurrezione” il cui gruppo scultoreo è composto dalla sindone e dalle bende insufflate. La nuova processione espande il percorso tradizionale della Processione dei Misteri, ne propone una integrazione del percorso che porta la vara della Resurrezione intorno alla Piazza Lucatelli, su cui si affaccia lo stesso Museo San Rocco e anche l’imponente edificio dismesso dell’Ospedale Sant’Antonio, attualmente in corso di ristrutturazione. L’augurio è che la Piazza Lucatelli diventi il nuovo polo della arti e della cultura contemporanee di Trapani e che gli artisti si prendano cura del gruppo scultoreo. Il gruppo scultoreo della “Risurrezione”, dopo aver effettuato un iniziatico giro dell’isolato in processione, sarà esposto nelle sale del Museo San Rocco.

La ricerca poetica che Gio Montez definisce “arte d’azione” affronta trasversalmente il tema della assenza del soggetto nella rappresentazione. Con oltre 30 opere pittoriche e disegni in esposizione l’artista esplora le possibilità della rappresentazione informale in due dimensioni, sperimentando molteplici approcci formativi diversi fra loro, lasciando costante l’intento artistico di presentare l’assenza. “L’Assenza del soggetto della rappresentazione sposta il Soggetto stesso al di fuori di essa” spiega Gio Montez. Anche l’installazione modulare anamorfica “NonÈternit”, i cui moduli di metallo e lamiere si trovano ora esplosi nello spazio museale, riprende concettualmente e attualmente lo stesso discorso sull’informale. Tutte le opere esposte creano nell’insieme una coerente linea poetica che attraversa diverse declinazioni dell’informale nei generi del disegno e della pittura e della scultura; il tema è ripreso e sviluppato anche nell’installazione e nella performance. “La pittura è un pensiero bilaterale – dichiara Gio Montez – dipingere significa per me concepire l’esserci in due dimensioni geometriche; alludere alla dimensione mancante restituendola in due dimensioni; presentarne l’assenza. Concepire la trasformazione dell’essere su di un piano”.