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Siria e Turchia, quasi 20mila i morti, arriva responsabile Onu

| Redazione StudioNews |

Siria e Turchia, quasi 20mila i morti, arriva responsabile OnuRoma, 9 feb. (askanews) – Mentre le Nazioni Unite preannunciano l’arrivo del responsabile degli Aiuti Umanitari Griffiths nella regione tra Siria e Turchia colpita dal devastante terremoto di due giorni fa, sale a quasi ventimila il bilancio delle vittime. E con riferimento alla Siria, i patriarchi delle chiese siriane chiedono la revoca delle sanzioni.
Secondo l’ultimo bilancio reso noto dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan i morti sono almeno 16.546, a cui vanno aggiunte le 3.162 vittime registrate in Siria.
Il responsabile degli aiuti umanitari dell’Onu, Martin Griffiths, sarà in visita sabato e domenica a Gaziantep, Aleppo e Damasco per valutare le necessità umanitarie dopo il terremoto che ha colpito lunedì Siria e Turchia: lo ha annunciato il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.
Guterres ha inoltre insistito sulla necessità di far arrivare un maggior numero di aiuti nelle province nordorientali della Siria, controllate dall’opposizione: “Le strade sono danneggiate, le persone stanno morendo, la vita delle persone viene prima di qualsiasi altra cosa”.
Per quanto riguarda la Siria, l’appello dei Patriarchi e dei capi delle Chiese siriane a rimuovere gli embarghi per fare arrivare gli aiuti al popolo di quel martoriato paese è stato raccolto e rilanciato oggi da L’Osservatore Romano. Il quotidiano della Santa Sede, in prima pagina, pubblica un articolo dal titolo: “Sui siriani il peso insostenibile delle sanzioni” nel quale si ricorda l’appello delle comunità ecclesiali residenti in Siria “affinché vengano immediatamente rimossi embarghi economici e sanzioni che gravano sul Paese”.
Misure definite “inique”, mentre si sollecita l’avvio “di iniziative umanitarie eccezionali e tempestive per soccorrere le popolazioni travolte da sciagure insostenibili”, ricorda il giornale vaticano.
Una appello, quello firmato da tutti i leader religiosi cristiani, nel quale si chiede “alle persone di coscienza viva, sparse in tutto il mondo, affinché alzino la voce chiedendo di porre fine alle sofferenze del popolo siriano e consentire ai cittadini siriani di vivere con dignità, secondo quanto è affermato nella Dichiarazione universale dei diritti umani”.
“Le conseguenze dei provvedimenti restrittivi imposti dall’Occidente a Damasco a partire dal 2011 finiscono di fatto – si legge su L’Osservatore Romano – col complicare ed aggravare le condizioni di vita della popolazione locale, oggi sinistrata, come più volte evidenziato dalla Santa Sede nei consessi internazionali, in un quadro generale sempre più drammatico: il 90 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà e i siriani, negli ultimi quattro anni, hanno dovuto fare i conti con un incontrollato aumento dei prezzi dei beni di prima necessità e con una sempre maggiore scarsità di acqua, elettricità e carburanti, peraltro nel contesto pandemico globale”.
Infine, il ministro degli esteri italiano Tajani, a margine di un incontro con l’omologo britannico a dichiarato: “I nostri Vigili del fuoco presenti in Turchia stanno facendo di tutto” per aiutare la popolazione colpita dal sisma di lunedì. “Voglio ringraziarli a nome del governo, hanno già salvato più di una persona grazie alla loro capacità ed esperienza”, ha detto oggi il ministro degli Esteri Antonio Tajani, confermando che mancano ancora all’appello sette italiani, l’imprenditore Angelo Zen e una famiglia di origine siriana.
Coa