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Spettacoli classici al Teatro Olimpico di Vicenza, una 77esima ed. diffusa

Spettacoli classici al Teatro Olimpico di Vicenza, una 77esima ed. diffusaRoma, 30 apr. (askanews) – Si svolgerà dal 20 settembre al 20 ottobre il 77esimo Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza con la direzione artistica di Ermanna Montanari e Marco Martinelli, un progetto del Comune di Vicenza, in collaborazione con l’Accademia Olimpica e la Biblioteca civica Bertoliana, con il sostegno della Regione del Veneto, il coordinamento artistico del Centro di Produzione Teatrale La Piccionaia e il coordinamento generale della Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza. Un’edizione diffusa, che abiterà anche la Basilica Palladiana, il Teatro Astra e la Biblioteca Bertoliana, attraversando l’intera città di Vicenza e coinvolgendo i suoi cittadini, affidata alla visione e alla cura di due personalità di primissimo piano della creazione contemporanea, una coppia di arte e di vita, fondatori del Teatro delle Albe e di Ravenna Teatro. Ermanna Montanari e Marco Martinelli, 15 premi Ubu in due e tanti altri riconoscimenti nazionali e internazionali, guideranno dunque un’eccellenza culturale che non ha mai smesso, nel corso della sua storia, di interrogarsi sul ruolo dei classici nella contemporaneità. In piena sintonia con la dimensione diffusa del festival, il tema scelto per questa 77° edizione: “L’immagine guida per questo biennio 2024-2025 sarà quella del “coro”, inteso come radice fondante del teatro: nella parola “coro” i greci vedevano lo stretto intarsio tra parola, musica e danza, un’alchimia che rivela ancora oggi tutta la sua necessità ardente, moltiplicandosi nel nodo vita-scena del nostro contemporaneo agire. Al tempo stesso il coro è, fin dalle origini, lo specchio disvelante della polis: era composto, nell’Atene del V secolo, da migliaia di cittadini che non si limitavano a fare da “spettatori”, ma si ponevano quali interlocutori-artefici, misurandosi sulla scena insieme agli artisti dell’epoca, da Eschilo ad Aristofane. In questo senso il coro è sempre un gesto “politico”, oltre che poetico. Esso può assumere oggi le forme di una gioiosa “chiamata pubblica”, dove mescolare arte e vita, artisti e cittadini di varie generazioni per infuocarne lo sfuggente meccanismo prismatico”. Meredith Monk&John Hollenbeck, Theodoros Terzopoulos, Alessandro Serra, Evelina Rosselli, Serena Sinigaglia, Giovanni Lindo Ferretti, Francesco Giomi, Abdullah Miniawy, Ndox Electrique, Serena Abrami e Enrico Vitali, Mariangela Gualtieri, Danio Manfredini, Francesca Morello R.Y.F., Mara Redeghieri, Daniela Pes e, naturalmente, Ermanna Montanari e Marco Martinelli sono gli artisti che daranno voce a un programma lungo un mese, articolato in 1 prologo, 9 spettacoli di cui 3 prime assolute, 2 prime nazionali, 1 prima regionale, 3 chiamate pubbliche e 2 cicli di incontri di approfondimento. L’immagine del 77° Ciclo di Spettacoli Classici è firmata da un altro grande artista e sperimentatore: Igort, uno dei grandi maestri del fumetto d’autore internazionale, tra i protagonisti della scena indie italiana degli anni ’80 (Linus, Alter Alter, Frigidaire) ed esponente di spicco del graphic journalism, oltreché sceneggiatore e musicista. Il festival è anticipato da un Prologo, una grande anteprima con una delle artiste più iconiche e influenti del nostro tempo: la pluripremiata cantante, compositrice, regista, drammaturga, coreografa e artista visiva Meredith Monk, in concerto l’1 maggio al Teatro Olimpico di Vicenza per un’esibizione in Prima Nazionale, data unica in Italia per tutto il 2024. In Duet Behavior – questo il titolo del concerto – l’artista newyorkese ripercorrerà sotto una nuova luce le sue composizioni più celebri, oltre a presentare creazioni più recenti. La magia vocale di Meredith Monk, che si esibirà anche al piano e all’arpa ebraica, incontrerà le articolate trame percussive dell’amico e collega di lunga data John Hollenbeck, batterista e compositore americano assoluto protagonista del panorama internazionale jazz e world. Il 77° Ciclo di Spettacoli Classici si inaugura poi il 20 e 21 settembre al Teatro Olimpico con la Prima Nazionale dell’Oresteia firmata da uno dei grandi esponenti della scena contemporanea internazionale, Theodoros Terzopoulos. Ideatore di un metodo di lavoro insegnato in tutto il mondo, fondatore nel 1985 dell’Attis Theatre e alla guida da oltre trent’anni dell’International Committee of Theatre Olympics, Terzopoulos è maestro nell’interpretazione e nella messinscena del repertorio tragico classico, sempre criticamente interrogato. Dopo averne affrontato in passato i singoli capitoli, per la prima volta il regista greco si trova alle prese con l’intera trilogia di Eschilo, unica sopravvissuta per intero di tutto il teatro greco classico. L’Orestea fu messa in scena per la prima volta ad Atene in occasione delle Grandi Dionisie nel 458 a.C., anno di turbolenze politiche, storiche e sociali e violenti sconvolgimenti che riflettevano le tensioni tra oligarchi e democratici. “Il mito dell’Orestea è pericoloso, appartiene al mondo dell’inconsueto e dell’ignoto, incute terrore perché rivela l’intrattabile, la violenza e le leggi più profonde che non possono essere domate. Clitennestra invita a “spezzarci” come nel momento della rottura dello specchio, affinché dai frammenti nasca una nuova immagine mentre le radici oscure del mito vengono preservate. Ancora una volta ci poniamo la domanda ontologica fondamentale ‘qual è il senso?’, una domanda a cui non esistono risposte definitive, ma che ci spinge costantemente verso una ricerca sempre più profonda delle radici dei suoni, delle parole, della multidimensionalità dell’enigma umano e della ricostruzione di un nuovo mito” scrive Terzopoulos nelle note di regia. Difficile non cogliere le profonde analogie con l’odierna crisi della democrazia, con la condizione storico-esistenziale della nostra epoca dilaniata da conflitti profondi e sospesa sull’orlo del baratro. L’Oresteia arriverà a Vicenza dopo la Prima Assoluta al Festival di Epidauro ad Atene. Il 26 settembre al Teatro Astra invece appuntamento con l’azione corale della prima delle tre chiamate pubbliche in programma al Festival. Si tratta di Purgatorio dei poeti di Ermanna Montanari e Marco Martinelli, esito di un laboratorio che fra il 22 e il 25 settembre coinvolgerà 50 cittadine e cittadini di tutte le età. “Per questa ‘azione corale’ lavoreremo su alcuni canti dell’Inferno e del Purgatorio, la cantica dove Dante colloca gli artisti, gli scrittori, i pittori: agli endecasillabi danteschi mescoleremo frammenti poetici di Emily Dickinson, Vladimir Majakovskij, Walt Withman e altri poeti, come il guelfo fiorentino, affamati di bellezza”. Nell’ambito di una pratica cara al Teatro delle Albe, la chiamata pubblica è un invito rivolto alla cittadinanza a “farsi luogo”, farsi comunità, nell’epoca dei non-luoghi e della frantumazione del senso comunitario. Purgatorio dei poeti è una nuova ulteriore tappa del Cantiere Dante, il lavoro di Montanari e Martinelli sulle tre cantiche della Divina Commedia (2017-2022) che in questi anni ha coinvolto oltre mille cittadini e ha vinto premi tra i quali Premio Ubu, Lauro Dantesco ad Honorem, Premio Associazione Nazionale Critici di Teatro. Il 27 settembre al Teatro Olimpico, con replica il 28 e 29, andrà in scena in Prima Assoluta Il Canto di Edipo, una versione site specific di Tragùdia, il nuovo progetto artistico di Alessandro Serra. Questa particolare messa in scena, pensata appositamente per il Teatro Olimpico di Vicenza, oltre che a pochi oggetti e ai costumi vedrà protagonisti i due elementi qualificanti il tragico: il canto e la danza. Regista, autore, artista visivo, fondatore della compagnia Teatropersona, Serra sceglie in questa occasione il “mito perfetto”, centrale nella riflessione teorica di Aristotele come in quella di Sigmund Freud, partendo da un assunto: “la tragedia è un’arte fortunata, perché gli spettatori conoscono l’intreccio già prima che il poeta lo racconti”. Da questa premessa Serra si interroga su come si possa ricostruire oggi quella forma di sapere collettivo e in che lingua, che non sia ostile e concettuale ma musicale, istintiva e sensuale. Sceglie non l’italiano che abbassa il tragico a fatto drammatico ma il grecanico, l’antica parlata greca di una striscia di terra della Calabria e della Sicilia, per concentrarsi su una molteplicità di questioni che riguardano la condizione umana, il rapporto con la Polis e con la dimensione del Sacro. Accompagnando lo spettatore nello stesso percorso di Edipo, così come narrato da Sofocle, dalle macerie al ricongiungimento con gli Dei. Ancora una Prima Assoluta, il 5 ottobre, sempre al Teatro Olimpico: sdisOrè, ovvero l’Orestea riscritta da Giovanni Testori, interpretata da Evelina Rosselli, co-fondatrice insieme a Caterina Rossi di Gruppo Uror che ne firma la regia. La potenza della lingua di Testori è la chiave per un’Orestea completamente capovolta, dai toni dissacranti, erotici, crudi e ironici, che vede in scena una sola attrice nella funzione di narratore e incarnazione di quattro maschere che sembrano fatte di pelle umana. Maschere rivoltanti e grottesche, indossate da Evelina Rosselli per ridare vita a Elettra, Oreste, Egisto, Clitemnestra, trasmutando di volta in volta la propria voce per indagare quattro universi sonori completamente differenti. Con sdisOrè, Gruppo Uror prosegue la propria ricerca nella dimensione onirica e nel perturbante, negli arcani racchiusi nel mito che conservano un forte legame con le forme della violenza contemporanea. Il 6 ottobre il Festival esce dal Teatro per andare ad abitare la Basilica Palladiana con la seconda delle chiamate pubbliche previste, che tira in ballo il concetto rituale di festa. FESTA SILENZIO Azione di improvvisazione creativa per una comunità di performer è infatti il titolo del progetto curato da Francesco Giomi, compositore, performer, regista del suono e docente di musica elettronica, nonché direttore di Tempo Reale, il centro fiorentino di ricerca, produzione e didattica musicale. La performance sarà la restituzione di un laboratorio che si svolgerà nelle settimane precedenti con il coinvolgimento di un ampio numero di musicisti del territorio vicentino, di qualsiasi formazione e ambito di provenienza, che alla Basilica si esibiranno in una serie di improvvisazioni attorno a un “rito-partitura” prestabilito: una pratica giocosa di comunità, un momento di condivisione di un senso profondo dell’ascolto. Al centro del progetto il concetto di silenzio, partendo da una specifica domanda: cosa significa “silenzio” in musica? “In un tempo di chiasso e rumore incontrollato, diventa necessario ricercare il silenzio, così come ascoltare in una maniera nuova” afferma Giomi che sottolinea: “L’esplorazione sonora del concetto di quiete, in un ambito collettivo e festoso, ha l’obiettivo di raggiungere un grado di consapevolezza sull’importanza di ogni segnale musicale, anche il più piccolo e isolato, così come di esplorare i concetti di attesa e di attenzione alla bellezza del suono.” Di nuovo al Teatro Astra l’11 ottobre per la terza e ultima chiamata pubblica: Pluto. God of gold di Marco Martinelli con gli adolescenti di Pompei, Torre del Greco, Castellammare di Stabia, Torre Annunziata e Vicenza. Pluto è l’ultima commedia delle undici superstiti che ci restano di Aristofane, incentrata sulle contraddizioni della polis, a partire dall’iniqua distribuzione delle ricchezze. Pluto è infatti il dio della ricchezza, che dona ai corrotti e agli ingiusti perché è cieco. Il contadino Cremilo lo cura e gli restituisce la vista, riportando così la giustizia sociale ad Atene. Martinelli lavora sul testo antico mettendolo in relazione con le improvvisazioni vitali e scatenate di 60 adolescenti dell’area metropolitana di Napoli e della città di Vicenza. Pluto. God of gold è un nuovo atterraggio di Sogno di volare, un progetto quadriennale (iniziato nel 2022) del Parco Archeologico di Pompei in collaborazione con Ravenna Festival che vede il fondatore delle Albe lavorare su quattro commedie di Aristofane con oltre cento adolescenti. Un progetto in diretto collegamento con la non-scuola, pratica teatral-pedagogica fondata nel 1991 insieme a Ermanna Montanari e che negli anni ha ottenuto due Premi Ubu e il Premio ANCT dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro. Il 15 e 16 ottobre ancora al Teatro Olimpico è la volta di Elettra per la regia di Serena Sinigaglia. Regista con approccio multidisciplinare, una particolare attenzione verso le fragilità sociali e convinta sostenitrice di un teatro al servizio dei cittadini, la Sinigaglia riparte dalla tragedia in atto unico scritta ai primi del Novecento dal poeta e drammaturgo viennese Hugo von Hofmannsthal, andata in scena per la prima volta nel 1903 con la regia di Max Reinhardt e dedicata a Eleonora Duse. La visione di Serena Sinigaglia viaggia fra le origini del mito in Eschilo e il vivace contesto culturale della Vienna a cavallo fra Ottocento e Novecento, passando per le riscritture di Sofocle, Euripide e Marguerite Yourcenar, per concentrare l’attenzione su quei temi che emergono dal Mito rivelandone una straordinaria attualità: il patriarcato, il rapporto fra i generi, il diritto all’autodeterminazione, il limite tra legge umana e legge naturale. Lo spettacolo è presentato in collaborazione con il Teatro Stabile del Veneto. Grande attesa e grande curiosità intorno al progetto di una delle figure più affascinati, teatrali, provocatorie, per certi versi enigmatiche della musica italiana, il cantautore e scrittore Giovanni Lindo Ferretti che il 18 ottobre presenta al Festival in Prima Assoluta moltitudine in cadenza, percuotendo. “Un antico palcoscenico in ardita prospettiva urbana…echi biblici…ritualità in forma di teatro…”. Al momento si sa soltanto che “ciò che deve accadere accada”. Infine, al Teatro Astra il 19 ottobre a partire dalle ore 21 avrà luogo la Notte delle voci, un’ode collettiva alla verticalità della notte, una catarsi festosa che scaturisce da forme sonore diversissime e da una molteplicità di canti, ognuno con una propria melodia. A guidare il pubblico in questo turbine, artisti-viandanti di altissimo profilo, a partire da Mariangela Gualtieri, poetessa e drammaturga, co-fondatrice del Teatro Valdoca, e Danio Manfredini, attore, autore, regista teatrale, tre volte Premio Ubu. Ci sono poi la lunare e misterica cantante sarda Daniela Pes, Targa Tenco per Spira, il suo album d’esordio prodotto da IOSONOUNCANE; la magnetica Mara Redeghieri, artista che ha segnato gli ultimi trent’anni di musica italiana a partire dai suoi esordi come contante degli Üstmamò; Francesca Morello aka R.Y.F. (Restless Yellow Flowers), voce sovversiva e dance punk della comunità queer, già al fianco dei Motus; il cantante, compositore, musicista, attore e scrittore egiziano Abdullah Miniawy, ospitato dai più prestigiosi festival internazionali come il Festival d’Avignone, icona di una gioventù’ egiziana in lotta per la libertà e la giustizia; il collettivo Ndox Èlectrique guidato da François R. Cambuzat e Gianna Greco, sciamani di una trance di resistenza anti-coloniale, e la poliedrica cantante alt-rock Serena Abrami con Enrico Vitali, già al fianco di Ermanna Montanari e Marco Martinelli nel progetto Don Chisciotte ad ardere. Il programma del 77° Ciclo di Spettacoli Classici si completa infine con due progetti seminariali: Parlamenti d’Autunno a cura di Marco Sciotto e Illusioni perdute? – cinque disputazioni sulla critica teatrale e l’arte scenica oggi a cura di Massimo Marino, i cui dettagli verranno svelati nelle prossime settimane.