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Statup, nel 2023 l’agri-foodtech ha raccolto 167 mln investimenti (+9,8%)

Statup, nel 2023 l’agri-foodtech ha raccolto 167 mln investimenti (+9,8%)Milano, 17 gen. (askanews) – A oggi in Italia sono circa 340 le startup attive nel settore agri-foodtech, un mercato che nel 2023 ha ricevuto investimenti per 167 milioni di euro, in crescita del 9,8% rispetto ai 152 milioni dell’anno precedente. E’ l’istantanea che scatta il primo report italiano sullo stato del foodtech di Eatable Adventures, tra i principali acceleratori globali in materia foodtech, promosso dal Verona Agrifood Innovation Hub, sostenuto da Fondazione Cariverona, UniCredit, Eatable Adventures, Comune di Verona, Veronafiere, Confindustria Verona e Università di Verona.

Da una parte, a livello globale, gli investimenti nel foodtech hanno registrato, nel secondo trimestre del 2023, un calo pari a circa il 61% rispetto all’anno precedente, dovuto principalmente ai conflitti geopolitici e alla crisi economica che hanno colpito a 360 gradi tutti i settori. Dall’altra, invece, il mercato italiano emerge tra i più dinamici e in crescita con un +9% rispetto al 2022: nel 2023, infatti, le startup italiane hanno raccolto 167 milioni di euro (43% in fase seed; 32,3% in fase pre-seed), un dato che evidenzia la fiducia degli investitori nazionali e internazionali nel potenziale di crescita del segmento. A livello geografico, il Nord domina incontrastato il panorama delle startup foodtech in Italia: circa un terzo (30,5%) ha sede in Lombardia, seguita a ruota da Emilia-Romagna (11,1%) e poi da Piemonte, Veneto e Lazio, da cui ne provengono a pari merito circa il 10%. Inoltre, il 50% delle startup totali è nato tra il 2022 (25,3%) e il 2023 (22,8%): un fenomeno partito nel 2018 (7,6%) che, dal 2021 ha registrato una vera e propria impennata (19,1%), fino a toccare l’apice nel 2022. Un aumento, non solo dovuto al crescente interesse nel ricorrere all’innovazione per fornire risposte alle consistenti sfide della filiera agroalimentare e ai cambi nelle tendenze di consumo, ma anche alla nascita di iniziative di supporto dell’ecosistema e di nuovi strumenti di investimento per le realtà emergenti.

Guardando alla composizione delle startup, team compatti da uno a cinque dipendenti per circa il 69% del campione, fino a un massimo di 6-10 dipendenti per il 13%. Società con un’età media di 35,6 anni, agili, ancora da plasmare e sviluppare nel tempo, non senza la presenza fondamentale dei talenti femminili: ben il 32% delle startup è stata fondata da una o più founder donne, una variabile molto positiva se si considera che la media nazionale delle imprenditrici si attesta al 10% circa del totale, mentre quelle con team misti non superano il 16%. Eatable Adventures ha individuato quattro categorie in cui operano le startup del foodtech: agritech (tecnologie applicate all’agricoltura), produzione e trasformazione alimentare, retail e distribuzione (robotica applicata, piattaforme di analisi retail, nuovi canali di vendita etc.) e restaurant tech&delivery ( piattaforme di prenotazione e gestione; robot di cucina etc).

Le startup si concentrano principalmente nel segmento produzione e trasformazione alimentare (36%), seguito dall’agritech (22,3%), restaurant tech&delivery (22%) e infine retail e distribuzione (19,6%). Quasi la metà delle startup (il 43%) attive nella produzione e trasformazione alimentare si concentra sulla realizzazione di nuovi prodotti con ingredienti innovativi, mentre tra quelle attive nell’agritech il 33% ha sviluppato nuovi sistemi di coltivazione o sistemi di automazione delle colture (31,5%). Altro dato interessante è che il 66% del campione sviluppa internamente le proprie tecnologie, senza avvalersi di collaborazione con terze parti: solo il 12% ha cooperato con le università, il 2% con poli tecnologici e il 13% con altre aziende esterne. Ciò significa che circa il 70% delle startup mostra un livello di sviluppo autonomo notevolmente elevato, evidenziando una solida maturità tecnologica. Guardando alle tecnologie più impiegate, l’intelligenza artificiale emerge come quella predominante, utilizzata dal 42,86% delle startup intervistate; seguono a ruota il machine learning, con un tasso di utilizzo del 37,14% e le biotecnologie con uno del 32,38%. Per proteggere la proprietà intellettuale delle innovazioni create, elemento fondamentale per garantire la competitività sul mercato, oltre la metà delle startup (54,3%) implementa la registrazione di marchi nel proprio modello di business e il 40% possiede almeno un brevetto, mentre il 19% si affida al segreto commerciale.

Come ulteriori risorse che potrebbero agevolarne lo sviluppo, le startup intervistate segnalano l’attrazione di investitori internazionali, il sostegno da parte dell’industria alimentare italiana, la presenza a eventi internazionali, la conoscenza delle best practice e la semplificazione dell’accesso agli aiuti pubblici. “L’Italia si sta impegnando sempre di più per dare risposte innovative alle pressioni del cambiamento climatico, della crisi energetica e dell’approvvigionamento delle materie prime. L’obiettivo è migliorare la competitività globale del Belpaese e mantenere il suo primato come eccellenza enogastronomica a livello mondiale – dichiara José Luis Cabañero, Ceo e founder di Eatable Adventures – Sono sempre più numerose le iniziative che coinvolgono aziende alimentari, startup, università e centri tecnologici, sostenuti da investitori di rilievo. L’Italia mira a preservare e rafforzare la sua competitività ed è pronta ad abbracciare con determinazione l’innovazione per plasmare un futuro alimentare sostenibile, efficiente e dinamico”.