Stefanini: nascita Piwi Italia momento storico per viticoltura Italia
Stefanini: nascita Piwi Italia momento storico per viticoltura ItaliaMilano, 17 gen. (askanews) – “Gli obiettivi della nuova associazione sono ampliare la conoscenza delle varietà resistenti e fare pressione, anche a livello politico, affinché altre Regioni le autorizzino nel rispetto delle peculiarità regionali. Sicuramente l’impiego di varietà resistenti rende la pratica agronomica più sostenibile dato che le resistenze sono di tipo naturale. Quello che cerchiamo di sviluppare a livello scientifico è una maggiore variabilità”. Lo ha affermato Marco Stefanini, neo presidente di Piwi Italia che si è appena costituita in associazione e che raggruppa gli oltre 250 produttori di varietà resistenti del territorio nazionale.
Ricordando che nel Registro nazionale delle varietà di vite sono iscritte circa 600 varietà di Vitis vinifera, e 36 varietà resistenti, Stefanini, responsabile dell’Unità di genetica e miglioramento genetico della vite presso il Centro di ricerca ed innovazione della Fondazione Edmund Mach, sottolineando che “la nostra attività di ricerca avrà lo scopo di mettere a disposizione dei viticoltori un numero sempre maggiore di varietà resistenti per poter valorizzare al meglio il proprio territorio con quelle più adatte”. Parlando della nascita ufficiale dell’associazione, il presidente ha parlato di “un momento storico per la viticoltura italiana”, ricordando che l’Italia ha avuto un percorso diverso dagli altri Stati europei perché l’impiego delle varietà resistenti nei vigneti non sono state autorizzate a livello nazionale. “L’Italia ha delegato le regioni e alcune, come il Veneto, si sono subito adoperate per mettere a dimora questi vigneti” ha precisato Piwi Italia, aggiungendo che poi sono arrivati il Trentino, l’Alto Adige, la Lombardia, il Friuli-Venezia Giulia, il Piemonte (le Regioni fondatrici insieme al Veneto), l’Emilia Romagna, le Marche, l’Abruzzo, il Lazio e la Campania. In termini di numeri il Veneto è la regione che la fa da padrone seguita dal Friuli-Venezia Giulia, con la metà delle varietà autorizzate.
L’associazione ha precisato che “la viticoltura, sebbene rappresenti solamente il 3% della superficie agricola europea, utilizza il 65% di tutti i fungicidi impiegati in agricoltura, ovvero 68 mila tonnellate/anno”. “La diffusione massiccia di agenti patogeni, arginati da pesanti interventi chimici per non compromettere i raccolti, cozza oggi sempre di più con la nuova concezione socio-economica di transizione ecologica, di salubrità e di salvaguardia degli ambienti e quindi in questo contesto fare viticoltura convenzionale diventa sempre più complicato” ha proseguito Piwi Italia, chiosando “da qui la nostro mission: la ricerca di varietà nuove, diverse e resistenti per garantire un futuro sostenibile e sano alle attività agricole come chiave di volta per il rispetto del vigneto, di coloro che vi operano e del vino che verrà”.