Stellantis, Tavares: no a fusioni, siti italiani hanno un futuro
Stellantis, Tavares: no a fusioni, siti italiani hanno un futuroMilano, 15 feb. (askanews) – Stellantis archivia un 2023 con risultati in crescita, anche se impattati dagli scioperi e dall’aumento del costo del lavoro negli Stati Uniti, e con una solida generazione di cassa che hanno spinto il gruppo ad alzare il dividendo a 1,55 euro (+16%) e a lanciare un piano annuale di buyback fino a 3 miliardi. Confermati anche gli obiettivi 2024, nonostante le incertezze sul fronte macro e sulla tenuta della domanda in particolare per i veicoli elettrici, mentre è stata smentita categoricamente dal Ceo Carlos Tavares qualsiasi ipotesi di fusione, in particolare con Renault. Positivo l’effetto in Borsa con Stellantis miglior titolo a Piazza Affari in rialzo del 5,7% a 23,87 euro.
Le consegne nel 2023 sono aumentate del 7% a 6,2 milioni di unità, i ricavi del 6% a 189,5 miliardi di euro, l’utile dell’11% a 18,6 miliardi di euro. Stabile il risultato operativo a 24,3 miliardi di euro (+1%) a causa dei circa 700 milioni persi per gli scioperi Usa, alla crescita delle vendite di veicoli a batteria che hanno margini più bassi e all’aumento della concorrenza. Come conseguenza il margine (Aoi) sui ricavi è diminuito al 12,8% (-60 pb). A livello geografico soffrono gli Usa e l’Europa, mentre brilla il “terzo motore” (Medio Oriente, Africa, Cina e India) con una crescita dei ricavi doppia rispetto a quella del gruppo e margini vicini a quelli europei. Riguardo l’Italia dove Stellantis è leader in tutti i segmenti di mercato, Tavares ha voluto smentire le ipotesi di ridimensionamento delle attività circolate nelle ultime settimane con l’aumentare della tensione con il governo. “Per raggiungere l’obiettivo di produzione di un milione di veicoli al 2030 abbiamo bisogno di tutti gli stabilimenti italiani, quindi c’è un futuro anche per Pomigliano e Mirafiori. Arriveranno nuovi modelli, ma non posso dire quali”.
Nello specifico a Pomigliano “ci sarà un nuovo modello dopo la Panda” che uscirà di produzione nel 2026, mentre per Mirafiori dove si producono la 500e e Maserati “servono gli incentivi per l’elettrico. La cassa integrazione (7 settimane da metà febbraio a fine marzo) è dovuta al calo della domanda. Dobbiamo lavorare a stretto contatto con il governo, come stiamo facendo”. Stellantis da parte sua, ha ricordato Tavares, ha messo in campo delle iniziative concrete. Il nostro è l’unico paese che lavorerà su due piattaforme: la Stla Medium a Melfi e la Stla Large a Cassino. A Mirafiori è stato inaugurato un centro per la ricerca sulle batterie e il primo hub di economia circolare del gruppo, che ha chiuso l’anno con ricavi in crescita del 18%.
L’anno scorso intanto la produzione è tornata a salire. “Nel 2023 abbiamo fatto un primo passo significativo: la produzione di veicoli è aumentata del 10% a 752mila unità, di cui il 63% destinato all’export. Se continuiamo a crescere a questo ritmo, il traguardo del milione di veicoli può essere raggiungo anche prima del 2030”. Una prospettiva accolta positivamente della Fim che ha chiesto però scelte precise rispetto alle assegnazioni di nuovi modelli nei vari stabilimenti. Positivo anche il giudizio sull’aumento del premio di produzione a 2.112 euro (+10%) che sarà distribuito ad aprile. Critica invece la Fiom che ha definito “paradossale” la situazione di un gruppo che incrementa i profitti e i dividendi mentre i lavoratori di Mirafiori e dell’indotto di Torino subiscono cassa integrazione e licenziamenti.