StopCasteller: in mille a Trento contro legge “ammazza-orsi” di Fugatti
StopCasteller: in mille a Trento contro legge “ammazza-orsi” di FugattiMilano, 10 feb. (askanews) – Oltre un migliaio di persone oggi hanno sfilato per le vie di Trento per protestare contro “la strage di orsi in atto in Trentino” e la Giunta della Provincia autonoma guidata dal leghista Maurizio Fugatti. La mobilitazione nazionale promossa nell’ambito della campagna nazionale “StopCasteller” chiede in particolare di fermare la proposta di legge sull’abbattimento “di quattro cuccioli e quattro orsi adulti all’anno”.
Al corteo hanno aderito le principali associazioni animaliste e antispeciste Lav, Lac, Lndc animal protection, Leal, Enpa, Animaliberaction, Ribellione animale e Bearsandothers. “Fugatti continua a buttare benzina sul fuoco, alimentando la comprensibile paura delle persone” hanno spiegato gli attivisti di StopCasteller, aggiungendo che “il presidente sa bene, ma non lo dice, che sommando gli orsi uccisi, quelli braccati e quelli rinchiusi in gabbia ben presto la popolazione ursina delle Alpi si troverà nuovamente sull’orlo dell’estinzione”.
“Dopo Fiona-F36 e Amir-M62, Johnny-MJ5 è il terzo orso trovato morto su cui pendeva un ordine di cattura firmato Fugatti: a questo punto è evidente che non si può più parlare di coincidenze” hanno ribadito i manifestanti che hanno sfilato pacificamente per le vie del centro scortati dalle forze dell’ordine, evidenziando che “ora nel mirino della Provincia ci sono due nuovi orsi, ma non permetteremo che le segnalazioni anonime delle nuove ronde leghiste su Dacebook decretino la morte di animali che, ricordiamo, sono sotto la più severa protezione dello Stato”. “Così come non possiamo permettere che l’orsetto Nino, condannato a vivere in una gabbia, sia esposto al pubblico ludibrio in quello zoo che è il Belpark di Spormaggiore” hanno proseguito gli attivisti di “StopCasteller”, annunciano che “continueremo anche a lottare per M49 che marcisce al Casteller nel più totale silenzio: quello che sta avvenendo in Trentino è segno di un rapporto malato con la natura e con il resto del vivente, le valli non possono e non devono essere un possesso esclusivo dell’uomo”.