Sui mutui e i prestiti alle imprese tassi ai massimi da 15 anni
Sui mutui e i prestiti alle imprese tassi ai massimi da 15 anniRoma, 10 gen. (askanews) – In Italia i tassi di interesse sui prestiti alle famiglie per l’acquisto di casa e alle imprese balzano ai massimi da 15 anni a questa parte, sulla scia degli aumenti ai livelli di riferimento effettuati nei mesi scorsi dalla Bce. Ma proprio dall’istituzione monetaria giungono nuovi segnali che confermano come la fase di aumento sul costo del danaro sia ormai definitivamente conclusa. Mentre ora mercati e analisti si interrogano su quando l’istituzione, presumibilmente già nel corso di quest’anno, potrebbe iniziare a ritoccare al ribasso i tassi.
Intanto, però, a novembre i tassi sui nuovi mutui erogati alle famiglie nella Penisola sono saliti al 4,9185%, circa 20 punti base al di sopra del livello (4,72%) registrato a ottobre. Il dato, riportato nella statistica “Banche e moneta: serie nazionali” della Banca d’Italia, è relativo ai tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni comprensivi delle spese accessorie (Tasso Annuale Effettivo Globale, Taeg). E secondo le tabelle storiche dell’istituzione di Via Nazionale si tratta del valore più elevato dal dicembre del 2008, quando questa voce segnò 5,1936 per cento. Semprese a novembre il tasso medio sui nuovi prestiti al consumo per le famiglie si è invece moderato al 10,27 per cento, dal 10,45 nel mese precedente.
Nel frattempo anche sui prestiti alle imprese a novembre i tassi hanno segnato nuovi aumenti e al 5,5929 per cento, a fronte del 5,46 nel mese precedente, secondo le tabelle di Bankitalia hanno segnato un picco dall’ottobre del 2008, quando questa voce si attestava al 5,8404 per cento. Proprio oggi, il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos ha rilevato come il 2023 si sia chiuso con un tasso di inflazione media dell’area euro inferiore al 3%. “Una buona notizia”, ha detto nel suo intervento alla giornata degli investitori a Madrid. La leggera risalita di dicembre era ampiamente attesa, a riflesso degli effetti di base statistici e per il venir meno delle misure di aiuto sull’energia.
Le sue dichiarazioni non evidenziano elementi di allarme da parte della banca centrale sulle prospettive del carovita. De Guindos ha ricordato che l’inflazione dell’area euro era risultata superiore al 10% nell’ottobre del 2022 e all’8,6% all’inizio dell’scorso anno. “Il calo del 2023 riguardato tutte le componenti del processo disinflazionistico, che ha guadagnato slancio nella seconda metà dell’anno. E’ probabile che nel 2024 il rapido processo disinflazione che abbiamo osservato nel 2023 rallenti – ha spiegato – e che segni una pausa temporanea all’inizio dell’anno, come avvenuto a dicembre”. Il banchiere centrale ha ricordato che in risposta alle passate accelerazioni inflazionistiche l’istituzione monetaria ha complessivamente aumentato i tassi di interesse di 450 punti base. La prossima settimana tornerà a riunirsi il Consiglio direttivo della Bce per le decisioni di politica monetaria. Non sono attesi altri aumenti dei tassi, mentre ora gli interrogativi degli operatori di mercato riguardano quando inizieranno ad essere abbassati, più avanti nel corso di quest’anno. Intanto domani mattina l’istituzione pubblicherà il suo nuovo Bollettino economico.