Suicidio assistito, pdl popolare in Consiglio regionale Lombardia
Suicidio assistito, pdl popolare in Consiglio regionale LombardiaMilano, 18 gen. (askanews) – A pochi giorni dal voto del Consiglio regionale del Veneto che ha bocciato la proposta di legge di iniziativa popolare sul suicidio assistito promossa dall’Associazione Luca Coscioni lo stesso testo approda in Lombardia con la consegna delle firme necessarie per chiedere la discussione nell’assemblea del Pirellone. Dopo la verifica della validità della raccolta firme, ne bastano 5.000 delle 8.181 raccolte, sarà l’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale a esprimersi sull’ammissibilità o meno della proposta di legge. Tale organismo potrebbe però, qualora non ci sia al suo interno una maggioranza, delegare la scelta all’assemblea. In caso di ammissione la discussione nel merito in Aula avverrebbe poi dopo il passaggio in commissione.
“Non nascondetevi dietro a una inammissibilità inesistente altrimenti i Consigli regionali di Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Abruzzo non l’avrebbero già ammessa” ha detto il tesoriere dell’associazione, Marco Cappato, rivolto ai consiglieri regionali. “In Italia – ha ricordato – è già un diritto essere aiutati a morire in determinate condizioni. Lo ha stabilito la Corte costituzionale con la sentenza dj Fabo nel 2019. Questa legge regionale chiede semplicemente che ci siano tempi certi per rispondere alle persone che chiedono di essere aiutate a morire, per evitare che si tenga per mesi o per anni una persona affetta da sofferenze insopportabili senza nemmeno dare una risposta. Questa è competenza del servizio sanitario e quindi della Regione. Certo sarebbe molto bello avere regole nazionali per garantire a ciascuno il diritto di poter decidere. La legge regionale serve a dare certezza ai malati in modo che non siano ostacoli burocratici a imporre, come una tortura, la sofferenza contro la volontà delle persone”. L’esponente radicale ha ricordato che in passato il Consiglio regionale lombardo, come avvenuto di recente sulla proposta di referendum abrogativo della legge regionale che regola la sanità, “ha fatto un voto politico prima ancora che si discutessero le proposte e questo credo sia contrario alla Costituzione e allo statuto di Regione Lombardia. Nessuno ha la pretesa che gli altri siano d’accordo con questa proposta, ma almeno abbiano la dignità dell’assumersi la responsabilità delle proprie convinzioni e scelte, credo sia il minimo che possiamo chiedere al Consiglio regionale. Non farlo non toglie credibilità a noi o all’associazione Coscioni, ma alle istituzioni e alla democrazia” ha osservato.