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La Bce vara un nuovo aumento ai tassi ma non si sbilancia sul dopo

La Bce vara un nuovo aumento ai tassi ma non si sbilancia sul dopo

“Troppa incertezza” da tempeste Borse. Se necessario interverrà

Roma, 16 mar. (askanews) – La Banca centrale europea ha tirato dritto con il nuovo rialzo dei tassi di interesse da 50 punti base, che aveva preannunciato già dalla riunione del Consiglio direttivo di inizio febbraio. Mentre in riposta alla tempesta finanziaria che ha investito Borse e banche, ha assicurato che se dovesse rendersi necessario sarà pronta a intervenire per garantire la stabilità dei mercati. Ha rimarcato la solidità degli istituti di credito dell’eurozona e, infine, si è astenuta, questo sì, dall’indicare ulteriori mosse sui tassi di interesse.
Ma questo non significa che non intenda alzarli ancora. Vista l’accresciuta incertezza che al momento circonda le prospettive di inflazione “non è possibile a questo punto determinare quale sarà il percorso dei tassi”, ha spiegato la presidente Christine Lagarde, nella conferenza stampa esplicativa. “Ma se lo scenario previsionale di base si dovesse confermare, abbiamo ancora tanta strada da fare” (in termini di rialzi).
Perché di fondo, secondo la Bce, l’inflazione rischia di “rimanere troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato”. E quindi era giustificato, oggi, operare la nuova stretta, anche in un contesto che sembrava raccomandare maggiore cautela.
La decisione è stata presa “con una ampia maggioranza dal Consiglio direttivo, con 3 o 4 componenti che che non la supportavano, non perché fossero contrari in linea di principio – ha riferito la presidente – ma perché avrebbero preferito avere più tempo per valutare”.
La Bce non dice mai chi abbia votato cosa nel direttorio. Non lo riportano nemmeno i verbali – e su questo Consiglio bisognerà attenderli fino al 20 aprile – ma è un fatto che da settimane, se non mesi, sia il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, sia il componente italiano del Comitato esecutivo della Bce, Fabio Panetta, lanciavano richiami ad una maggiore prudenza sulla stretta monetaria.
Ad ogni modo, gli sviluppi sui mercati “accrescono l’importanza di un approccio fondato sui dati per le decisioni”, riconosce tutto il Consiglio. E, appunto, dalle comunicazioni è quantomeno sparito qualunque riferimento a “intenzioni” sulle mosse future.
Sempre oggi la Bce ha pubblicato le sue previsioni aggiornate su economia e inflazione, ma con un problema rilevante: non tengono conto degli effetti proprio dell’ultima fase di alta tensione dei mercati (sono state completate in precedenza). Quindi, di fatto, già superate, specialmente se la tensione dovesse trascinarsi. Se invece la volatilità dovesse svanire, dopo le misure decise dalla Federal Reserve in risposta al fallimento della Silicon Valley Bank, e della Banca nazionale svizzera, dopo il tracollo del Credit Suisse, allora le cifre fornite oggi potrebbero forse riguadagnare consistenza.
I tecnici della Bce hanno rivisto al rialzo al più 1% l’attesa di crescita dell’area euro di quest’anno, mentre hanno limato al più 1,6% la previsione sia sul 2024, sia sul 2025. Contestualmente hanno rivisto al ribasso le previsioni di inflazione al 5,3% quest’anno, al 2,9% sul 2024 e al 2,1% nel 2025. Ma hanno alzato al 4,6% l’attesa sull’inflazione di fondo di quest’anno, cioè sulla crescita dei prezzi senza energia e alimentari. “In seguito dovrebbe ridursi al 2,5% nel 2024 e al 2,2% nel 2025”. Quindi non lontana dal valore obiettivo.
L’istituzione ha anche affermato di esser pronta a “intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’area dell’euro”. E ha aggiunto che il settore bancario dell’area dell’euro “è dotato di buona capacità di tenuta, con solide posizioni di capitale e liquidità”.
“Anche se si guarda alla composizione dei margini sulle liquidità sono di alta qualità e molto liquidi”, ha rimarcato il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos. “E c’è un’altra cosa rilevante: le esposizioni ai rischi sono piuttosto limitate e non ci sono concentrazioni di rischi”. Insomma, nell’eurozona non vi è nulla che assomigli a Svb e nulla che faccia presagire un caso simile a Credit Suisse. O almeno così la pensa la Bce.
Infine, non si è parlato, oggi, della manovra di inasprimento “quantitativo” che in parallelo, a ritmi piuttosto blandi, si sta portando avanti riducendo gli stock di titoli, prevalentemente pubblici, in misura di 15 miliardi di euro al mese mediante parziale non rinnovo dei bond che giungono a scadenza. “Abbiamo avuto un sacco di altre cose da discutere”, ha concluso Lagarde.
Per una volta la scelta non ha scatenato ulteriori scossoni sui mercati. Le Borse hanno anzi reagito in positivo e chiuso tutte con rialzi (Milano +1,38%), che recuperano parte dei capitomboli di ieri. Domani si vedrà se la tendenza si confermerà. L’euro ha consolidato i rialzi a 1,0607 dollari in serata. (di Roberto Vozzi).

Credit Suisse, maxi rimbalzo del titolo (+19,15%) con sostegno Authority

Credit Suisse, maxi rimbalzo del titolo (+19,15%) con sostegno AuthorityMilano, 16 mar. (askanews) – Maxi rimbalzo del Credit Suisse alla Borsa di Zurigo – con un incremento del 19,15% a 2,02 Chf e un massimo intra day segnato a 2,25 Chf – dopo il crollo da brivido (-24%) accusato alla vigilia. A sostegno dell’istituto elvetico sono intervenute ieri sera Bns e Finma, rispettivamente la Banca nazionale svizzera e l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari Finma, assicurando di essere pronte e fornire liquidità alla banca se necessario.
Nella notte, la banca ha poi annunciato che prenderà in prestito fino a 50 miliardi di franchi svizzeri dalla Banca nazionale svizzera. Bns e Finma hanno dichiarato che il Credit Suisse “soddisfa i requisiti patrimoniali e di liquidità imposti alle banche di rilevanza sistemica”.
Allontanato in questo modo il rischio di un contagio sistemico, Credit Suisse ha potuto realizzare il recupero in Borsa. Rispetto a un anno fa, la variazione del titolo mostra comunque un ribasso di oltre il 76%.
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Gruppo Montenegro: 11 brand divenuti marchi storici di interesse nazionale

Gruppo Montenegro: 11 brand divenuti marchi storici di interesse nazionaleMilano, 16 mar. (askanews) – Undici brand del Gruppo Montenegro sono stati iscritti nel Registro dei “Marchi storici di interesse nazionale” dal ministero dello Sviluppo Economico. Lo ha riferito in una nota la stessa azienda, spiegando che si tratta di “Amaro Montenegro”, “Vecchia Romagna”, “Rosso Antico”, Buton (“Maraschino Buton” e “Coca Buton”), “Grappa Libarna”, “Rabarbaro Bergia”, “Cuore”, “Bonomelli”, “Cannamela”, “Polenta Valsugana” e “Pizza Catarì”, “marchi storicamente collegati all’Italia e presenti sul nostro territorio da almeno 50 anni”.
“L’iscrizione in questo registro – ha commentato il Ceo, Marco Ferrari – oltre a rappresentare un grande risultato, possiede per noi un valore aggiunto perché premia i costanti investimenti sostenuti negli anni da Gruppo Montenegro per consolidarne ‘heritage’ e ‘awareness’”.
Con un fatturato di oltre 280 milioni di euro nel 2022 (+60% negli ultimi sei anni), l’azienda è presente in oltre 70 Paesi del mondo e rappresenta il secondo player in Italia nell’industria degli spirit.

Lo chef stellato Niko Romito all’Onu: parlerò ai giovani di futuro del cibo

Lo chef stellato Niko Romito all’Onu: parlerò ai giovani di futuro del ciboMilano, 16 mar. (askanews) – L’alta ristorazione italiana sale sul palco dell’aula dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. A portarla il prossimo 19 marzo sarà Niko Romito, chef del ristorante Il Reale a Castel di Sangro, tre stelle Michelin che per la prima volta dialogherà con gli studenti italiani raccontando loro la sua esperienza.
“Salire sul suggestivo palco dell’aula dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel Palazzo di Vetro, ma soprattutto parlare a più di mille ragazzi, già così intraprendenti e dinamici, è per me un grande privilegio”, ha commentato Romito che di questa opportunità ha parlato anche in occasione della presentazione della campagna “+ che svizzeri” lanciata da Formaggi dalla Svizzera a Milano. La sua partecipazione rientra nell’iniziativa in corso a New York, per tutto il mese di marzo, del Global citizens model United Nations (Gcmun), simulazione internazionale studentesca dei lavori negoziali dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, organizzata da United Network Europa, con la partecipazione di oltre 5.000 studenti provenienti da tutto il mondo. Quest’anno, nell’ambito della kermesse, si terrà per la prima volta il side event “Gcmun talks che vedrà alternarsi alcuni protagonisti del mondo della cultura, delle istituzioni, dell’impresa e del terzo settore, tra cui lo chef abruzzese che parlerà domenica mattina davanti a più di mille studenti insieme al cantante Achille Lauro.
Al centro del suo talk “l’importanza dello studio, della ricerca e della formazione. Parlerò di futuro, della cucina di domani e di cibo pubblico, che è un argomento che oggi mi sta molto a cuore e in cui mi sto impegnando sempre di più, sia per mettere in atto cambiamenti importanti nelle scuole e negli ospedali, ma anche per formare le nuove figure che possano occuparsi di queste realtà in modo nuovo. Lo scambio con i giovani per me è sempre stato fondamentale, quindi quello di domenica per me sarà un momento memorabile”.
La biografia di Niko Romito è da sola una lezione. Cuoco autodidatta, profondamente legato al suo Abruzzo, entra per la prima volta in cucina alla vigilia della sua laurea in Economia a Roma: sognava la carriera da broker finanziario ma il padre, che aveva da poco trasformato il Reale, la pasticceria di famiglia, in una trattoria, si ammala. Lui e sua sorella Cristiana tornano in Abruzzo per occuparsi del locale, giusto il tempo di trovare un acquirente. Ma si appassionano al mestiere e, quando il padre viene a mancare, rilevano il Reale. Pur non avendo alcuna esperienza e competenza, lo chef dopo sette anni conquista la prima stella Michelin. Di lì in poi è un’ascesa inarrestabile che lo porterà nel novembre 2014 alla terza stella Michelin. Nel frattempo sviluppa nuovi format attraverso studio e ricerca incessanti che porta non solo nell’alta cucina ma anche nella ristorazione pubblica e nella formazione dei più giovani.
A loro si rivolge quando parla di “formazione e fella necessità di rendere accessibile ai ragazzi un’educazione che fosse al passo con i tempi, in tutti i campi. Mai come oggi, in un mondo che cambia rapidamente e dove ci troviamo costretti a far fronte a problematiche globali e trasversali, che coinvolgono diversi settori e diversi Paesi, sono richieste competenze nuove, maggior creatività, la capacità di creare un dialogo tra universi apparentemente distanti – conclude – e il coraggio di ragionare fuori dagli schemi”.

Schlein vuole fronte comune: prove di dialogo con M5S, Az-Iv, Si

Schlein vuole fronte comune: prove di dialogo con M5S, Az-Iv, SiRoma, 16 mar. (askanews) – Prove tecniche di un fronte comune di opposizione. La neosegretaria del Pd, Elly Schlein, sembra convinta che di fronte alla robusta dote di consensi che Giorgia Meloni continua a raccogliere nel Paese (almeno stando ai sondaggi) serva la capacità di riprendere l’iniziativa politica. Per questo, dal congresso della Cgil a Rimini, dove prende parte alla tavola rotonda fra i leader dell’opposizione parlamentare organizzata da Maurizio Landini e moderata da Lucia Annunziata, prova a rilanciare offrendo una via ai “colleghi” Giuseppe Conte (M5S), Nicola Fratoianni (Si) e Carlo Calenda (Az-Iv). “Gli elettori – dice – non hanno trovato più la sinistra, dobbiamo costruire un’alternativa: diamoci un appuntamento fuori, lontano dalle telecamere. Possiamo fare insieme un ragionamento di contenuto e di merito. Chiudiamoci in una stanza, non usciamo fino a notte fonda, ma poi qualcosa da fare insieme la troviamo piuttosto che far vincere di nuovo quegli altri”.
Il padrone di casa, Landini, invita a diffidare da chi ha “la soluzione in tasca” e invita gli ospiti a recuperare la “capacità di ascolto”; poi, in modo un po irrituale, si lascia andare a un lungo e veemente intervento che spezza tono e ritmi della discussione da talk show e costringe i leader ospiti alla citata posizione di “ascolto”. “Questo paese sta in piedi con le tasse che pagano i lavoratori dipendenti e i pensionati. Io – tuona il segretario della Cgil – mi sono rotto le scatole, non ci sto più a pagare le tasse anche per quelli che non le pagano”.
Per cercare di trovare un terreno comune, probabilmente a seguito di una intesa non dichiarata, il tema più divisivo (guerra in Ucraina e forniture di armi) resta fuori dal palco di Rimini. Solo Calenda prova a spezzare l’incantesimo, polemizzando con Conte che lo accusa di votare con le destre in Parlamento: “Ho votato per le armi in Ucraina col Pd, allora il Pd è di destra?”. Ma del resto, proprio il leader di Azione si vota al compito del guastafeste, rispetto al “format” del dibattito che riproduce il defunto campo largo, quando dice: “Posso governare con le persone che sono qua? No”.
Fratoianni respinge la critica “pragmatica” arrivata da una domanda della moderatrice Annunziata sul ruolo delle opposizioni: “Io non penso – dice – che il problema dell’opposizione sia quello di non mettere le bandierine, ma che in questi anni non c’erano più bandiere e casomai le hanno rialzate altri. “Qualche bandiera bisogna rialzarla, Biden mette una patrimoniale. Vogliamo dirlo che è una iniziativa di giustizia sociale? E’ una bandiera sì, ma una bandiera giusta”.
La piattaforma che Schlein propone ai potenziali partner delle battaglia di opposizione ha il fine di “far sì – spiega – che le persone non pensino più che la politica non possa far nulla per loro”. Snocciola quindi le critiche alla “manovra del governo” che “ha colpito i poveri mentre l’inflazione è altissima” e che “non ha messo investimenti nè su Sud nè su sanità pubblica”. Poi cita la manifestazione di Firenze a difesa della scuola pubblica e sul lavoro, dice, “si può fare qualcosa per spezzare la precarietà, e la Spagna ci ha insegnato che si può. E poi una legge sulla rappresentanza che spazzi via i contratti pirata. E accanto al rafforzamento della contrattazione collettiva bisogna anche fissare una soglia sotto la quale non è lavoro ma sfruttamento, ed è il salario minimo che serve a questo Paese. Sono disponibile a cambiare la nostra proposta per trovare una direzione unitaria”, promette la leader dem.
Non chiude alle proposte di battaglie comuni Conte: “Credo che l’obiettivo di ciascuna forza che abbia una vocazione progressista è battere le forze di destra conservatrici quindi qualunque strumento di dialogo è la premessa per questi obiettivi”. L’ex premier cita, tra le “cose concrete” da fare, “un patto su istruzione, sanità e lavoro” ma “nella prospettiva, che ormai è insopprimibile, di una visione integralmente ecologica”. Ma non rinuncia a mettere i suoi paletti, a cominciare da un affondo su un passato non troppo lontano: “Dobbiamo ritrovarci ammonisce i leader 5s raccogliendo l’applauso dalla platea sindacale e l’immediata contestazione di Calenda – su un punto: tutto ciò che ha rappresentato il Jobs Act è un fallimento”. Dopo Rimini, comunque, c’è lavoro per gli amanti dei retroscena: si farà, e quando, questo incontro proposto da Schlein al chiuso di una stanza? Probabilmente sì, ma resta da vedere se basterà questa iniziativa a posare le fondamenta per un nuovo “campo largo” guidato dal Pd.

Allarme di Mattarella sul clima: rischi gravi, non avremo secondo tempo

Allarme di Mattarella sul clima: rischi gravi, non avremo secondo tempoRoma, 16 mar. (askanews) – Per affrontare le conseguenze del cambiamento climatico “non avremo un ‘secondo tempo’”, bisogna agire subito e globalmente per invertire la rotta, serve insomma “un cambio di paradigma”. Dal Kenya Sergio Mattarella lancia un vero e proprio allarme sulle “conseguenze nefaste” che l’inquinamento del pianeta ha già prodotto: “ondate di calore, inondazioni, siccità, scioglimento dei ghiacciai e innalzamento del livello dei mari sono alcuni dei sintomi più evidenti”.
Il presidente della Repubblica conclude la sua visita di Stato in Kenya con un discorso all’università di Nairobi, dove ha studiato la prima donna africana Premio Nobel per il suo instancabile impegno a favore della promozione dello sviluppo sostenibile, della democrazia e della pace, Wangari Maathai. Sono sue le parole in cui il capo dello Stato dice di “riconoscersi pienamente”: “Non può esserci pace senza sviluppo; e non vi può essere sviluppo senza una gestione sostenibile dell’ambiente in uno spazio pacifico e democratico”.
Sono i due temi che hanno fatto da sfondo a questa missione in Kenya, l’ambiente e la pace, parole che il capo dello Stato ha ripetuto in ogni suo intervento: necessità di collaborare tra Stati e tra continenti. “Soltanto un’azione collettiva può essere capace di coniugare efficacia e solidarietà per evitare gli scenari catastrofici in atto e quelli che si annunciano – ha avvertito -. È il momento dell’unità, della coesione, non di divisioni fra Nord e Sud, fra Est e Ovest del mondo. Affrontare le sfide che si pongono all’umanità, tutta insieme, significa abbandonare gli scenari di guerra e di conflitto interno che gravano, purtroppo, sui destini di tante popolazioni e progettare congiuntamente il futuro”.
Nei suoi discorsi Mattarella non manca mai di ribadire come “la brutale aggressione della Federazione Russa all’Ucraina sta riportando i rapporti internazionali indietro di ottant’anni, come se non vi fosse stato, in questo arco di tempo, un mirabile progresso sul terreno della indipendenza, della libertà e della democrazia, della crescita civile di tante nazioni”.
Ma proprio il contrasto al cambiamento climatico può diventare “un obiettivo unificante che richiama al dialogo multilaterale, al rispetto degli impegni liberamente assunti in sede internazionale”. Infatti bisogna ammettere che “con il crescere della minaccia è aumentata anche la consapevolezza dei gravissimi rischi che l’umanità sta correndo” e “passi avanti sono stati compiuti. Gran parte del merito di questa nuova sensibilità – secondo il Presidente della Repubblica – va attribuito alla società civile e, in particolare, ai tanti giovani come voi che in tutti i continenti – dall’Africa all’Europa, dall’Asia alle Americhe – mantengono alta la pressione sui Governi e sul settore privato, pretendendo azioni immediate e incisive. È la vostra generazione a essere interpellata, anzitutto. Perché ne va del vostro futuro”.
Ma Mattarella non nasconde che quanto fatto finora sia insufficiente perchè “in segmenti della società e in alcuni Paesi non è presente il senso profondo dell’urgenza e della necessità di interventi incisivi. Non si può fuggire dalla realtà. La riduzione delle emissioni nei tempi e nelle modalità indicate dalla comunità scientifica costituisce un obbligo ineludibile, che riguarda tutti”, insiste. “Non ci si può cullare nell’illusione di perseguire prima obiettivi di sviluppo economico per poi affrontare in un secondo momento le problematiche ambientali”.
E allora torna la questione della collaborazione tra Stati e continenti: “La tutela dell’ambiente e il contrasto al cambiamento climatico rappresentano responsabilità ineludibili, che ricadono su tutta l’umanità, nessuno escluso”. E su questo tema Mattarella è convinto che “Africa ed Europa possano e debbano assumere congiuntamente un ruolo di guida. La cooperazione fra Europa e Africa – il cui futuro è in comune – è determinante per promuovere obiettivi ambiziosi”.
“Condividiamo la tensione verso un nuovo umanesimo, che ponga al centro, a livello nazionale e internazionale, l’uomo e la sua aspirazione a vivere con dignità in società più eque, inclusive e sostenibili” conclude allora Mattarella secondo il quale il Kenya è interlocutore ideale “con cui costruire un partenariato fondato, oltre che sulla convergenza verso comuni interessi, su valori condivisi. Quali il rispetto per la dignità di ogni persona e di ogni comunità, la promozione dei valori democratici, l’attenzione per la crescita e lo sviluppo delle giovani generazioni, la cura dei beni comuni globali, a cominciare – appunto – da quello, preziosissimo, dell’ambiente”.

Vino, Chiaretto di Bardolino: a Vinitaly and the city debutta Chiaré Rosé

Vino, Chiaretto di Bardolino: a Vinitaly and the city debutta Chiaré RoséMilano, 16 mar. (askanews) – Le bollicine rosa del “Chiaré Rosé,”, un Chiaretto di Bardolino Spumante nato da un’inedita collaborazione tra alcuni dei maggiori produttori del lago di Garda coordinati dal Consorzio di Tutela del Chiaretto e del Bardolino, debutteranno in esclusiva a Vinitaly and The City, il fuorisalone di Vinitaly che coinvolgerà il centro storico della città di Verona dal 31 marzo al 3 aprile.
Lo Spumante Chiaré Rosé vestirà un’etichetta floreale che descrive appieno la leggerezza e la freschezza di questo extra dry metodo Martinotti, ottenuto da sole uve rosse pregiate di corvina veronese e rondinella, coltivate sulla riviera gardesana e vinificate in rosa. Lo Spumante sarà in vendita all’interno di insegne selezionate del Nord e del Centro Italia, per il momento nelle province di Firenze, Pisa, Siena, Lucca, Pistoia, Arezzo, Torino e Savona, per poi espandersi ad altri territori.
“Con il progetto Chiaré Rosé, il Chiaretto di Bardolino avvia lo sviluppo della versione spumantizzata, nata oltre 25 anni fa ma rimasta a lungo circoscritta al solo consumo locale” ha dichiarato il presidente del Consorzio, Franco Cristoforetti, precisando che “oggi le aziende che propongono lo Spumante nella denominazione sono 25, con una produzione annua di 300mila bottiglie: nel prossimo triennio il Consorzio si prefigge l’obiettivo di sfiorare i 3 milioni di pezzi, distribuendoli nei principali canali di vendita fino a coprire l’intero mercato nazionale”.
“Chiaré Rosé” è un marchio esclusivo di proprietà del Consorzio di Tutela del Chiaretto e del Bardolino. I player coinvolti nel progetto consortile sono Cadis 1898, Cantine di Verona, Cantine Vitevis, Cantina Caorsa Consorzi Agrari d’Italia e Cantine Delibori.

Trasformazione digitale, la rivoluzione è partita anche in Italia

Trasformazione digitale, la rivoluzione è partita anche in Italia

Business da 251 miliardi. Il 23 marzo a Milano primo evento internazionale su Digital Adoption

Roma, 16 mar. (askanews) – “Anche in Italia è in atto la nuova rivoluzione industriale: la trasformazione digitale. Nord e sud viaggiano a velocità diverse. Il PNRR può colmare questo gap geografico ma serve superare alcuni limiti strutturali come la frammentazione amministrativa ed il divario in termini competenze”. Lo afferma Andrea Rubei, Ceo di MyMeta, una start up nata tre anni fa con un team che vanta lunghissima esperienza in questo ambito. MyMeta ha organizzato a Milano, il 23 marzo prossimo, il primo evento internazionale completamente dedicato alla DIGITAL ADOPTION al quale parteciperanno oltre ottanta aziende italiane e non solo che faranno il punto sulla digitalizzazione.
I numeri della trasformazione digitale parlano chiaro: uno studio condotto da IDC evidenzia come la digital transformation potrebbe generare un valore aggiunto di 251 miliardi di euro per l’economia italiana entro il 2024, grazie alla crescita delle attività digitali delle imprese e alla creazione di nuovi prodotti e servizi digitali.
“Un processo inesorabile che sta avendo un impatto profondo sulla società, l’economia e la tecnologia per migliorare la competitività e la sostenibilità dell’organizzazione nel lungo termine, in un mondo sempre più digitale e interconnesso – aggiunge Rubei, la cui azienda occupa un osservatorio privilegiato in termini di Digital Adoption – La Digital Adoption è una componente essenziale della digital transformation, in quanto consente alle organizzazioni di mettere in pratica le nuove strategie e i nuovi processi abilitati dalle tecnologie digitali. In particolare, il cloud computing è uno dei fattori chiave in quanto consente alle aziende di gestire e archiviare grandi quantità di dati in modo efficiente, di migliorare l’accesso ai dati e di ridurre i costi. Inoltre, l’adozione del cloud computing da parte delle imprese italiane potrebbe generare un valore aggiunto di 7,4 miliardi di euro entro il 2024. Il cloud computing tende però a spingere verso una standardizzazione dei processi aziendali, perdendo la possibilitá di personalizzare sulle esigenze specifiche dell’azienda o dell’utente. La Digital Transformation non può realizzarsi pienamente se l’utente non viene messo al centro. Ció vuol dire rendere la trasformazione rilevante per l’utente e metterlo in grado di governare le nuove tecnologie apprendendo gli skills necessari”.
“MyMeta ha sviluppato una piattaforma di adozione digitale che consente alle Organizzazioni di creare un’esperienza migliore e personalizzata per ogni utente, permettendo una formazione contestuale ed un uso immediato e massivo delle nuove tecnologie per garantire il ROI di ogni investimento tecnologico, aiutando i dirigenti a far crescere le loro aziende e ad ogni Process Owner di semplificare i propri processi”, aggiunge Rubei.
“L’Italia ha maggiori difficoltà nella digital transformation a causa di una infrastruttura digitale ancora in fase di sviluppo rispetto ai suoi omologhi europei – spiega il Ceo di MyMeta – Ad esempio, molte aziende italiane hanno ancora una gestione manuale dei processi, piuttosto che automatizzati tramite l’uso di tecnologie digitali. Rispetto a Paesi come gli Usa e la Cina, che da anni investono in innovazione, in tecnologia e in infrastrutture l’Italia ha ancora molte aree in cui la digital transformation è limitata. Purtroppo ci sono ancora regioni ed aree che viaggiano a ritmi diversi con il nord ed il centro che guidano in termini di investimenti in tecnologie ICT e digitali. Resta forte il gap nord sud sia in termini di competenze digitali, utilizzo e disponibilità dei servizi internet. Detto questo, l’Italia ha notevoli eccellenze in tutte le regioni, ma manca ancora di ‘consistenza’ che renda queste eccellenze parte di un sistema e non delle eccezioni”.

Giornata mondiale della Poesia, Abel Ferrara legge “Rovine”

Giornata mondiale della Poesia, Abel Ferrara legge “Rovine”Roma, 16 mar. (askanews) – In occasione della Giornata Mondiale della Poesia, martedì 21 marzo alle 11.30, il Museo Nazionale Romano ospiterà la lettura dell’attore e regista Abel Ferrara delle poesie di Gabriele Tinti ispirate all’Apollo e al Dioniso del Tevere conservati nella sede di Palazzo Massimo.
Di fronte alle sculture “Apollo” e “Dioniso del Tevere” Abel Ferrara sarà chiamato a leggere i versi di Tinti tratti dal volume “Rovine” – edito in italiano da Libri Scheiwiller (Milano) e in inglese da Eris Press (Londra) – una raccolta di poesie destinata alla “scultura vivente dell’attore”. Ispirandosi ad alcuni fra i più grandi capolavori di arte antica, il poeta muove dal tragico senso di morte e di vacuità con l’obiettivo di donare nuova vita e pensiero alla statuaria greco romana e a tutte quelle reliquie di un’umanità oramai scomparsa che vorremmo rendere eterne.
Il libro è il frutto di letture dal vivo che, nel corso degli ultimi anni, alcuni attori noti al grande pubblico come Kevin Spacey, Malcolm McDowell, Abel Ferrara, Stephen Fry, James Cosmo, Joe Mantegna, Robert Davi, Burt Young, Franco Nero, Alessandro Haber, Michele Placido, Marton Csokas, Jamie McShane e Vincent Piazza hanno tenuto di fronte alle opere d’arte antica che hanno ispirato l’autore. Le letture sono state realizzate al Metropolitan di New York, al J. Paul Getty Museum e al LACMA di Los Angeles, al British Museum di Londra, ai Musei Capitolini di Roma, al Museo dell’Ara Pacis, al Museo Nazionale Romano, al Museo Archeologico di Napoli, al Parco Archeologico del Colosseo e alla Glyptothek di Monaco.
La raccolta “Rovine” si presenta come una fantasmagoria, una serie che fa parlare le spoglie, i frammenti, quello che resta tra le rovine. Seguirne i molteplici percorsi e le tante suggestioni permette al lettore di entrare in una differente relazione e conoscenza con il mondo antico oltre che con le ragioni stesse del fare arte e letteratura.
Ad impreziosire il libro, gli interventi di alcuni eminenti studiosi dell’arte antica come Sean Hemingway (Metropolitan Museum), Kenneth Lapatin (Getty Museum), Christian Gliwitzky (Staatliche Antikensammlungen und Glyptothek), Andrew Stewart (UC Berkley), Nigel Spivey (University of Cambridge) e Lynda Nead (Birkbeck, University of London).
Il progetto “Rovine” è stato insignito del Premio Montale fuori di casa 2018 per la poesia ed è stato recentemente scelto per celebrare il riallestimento delle collezioni del Getty Villa, per proseguire il dialogo iniziato con la mostra di artisti contemporanei “Plato in LA” in occasione della quale alcuni dei più celebrati artisti del panorama odierno hanno reinterpretato l’impatto di Platone sul mondo contemporaneo.
Gabriele Tinti – è poeta, scrittore e critico d’arte italiano. Ha scritto ispirandosi ad alcuni capolavori dell’arte antica, collaborando con Istituzioni come il Museo Archeologico di Napoli, i Musei Capitolini, il Museo Nazionale Romano, il Museo dell’Ara Pacis, il J. Paul Getty Museum di Los Angeles, il British Museum di Londra, il Metropolitan di New York, il LACMA di Los Angeles e la Glyptothek di Monaco.

Audi: 43 mld di investimenti in 5 anni, 20 bev entro 2027

Audi: 43 mld di investimenti in 5 anni, 20 bev entro 2027Milano, 16 mar. (askanews) – “Siamo alla vigilia della più grande offensiva di prodotto nella storia di Audi”. Così durante la presentazione dei conti 2022, il Ceo del brand Markus Duesmann che ha quantificato in 43 miliardi di euro gli investimenti nei prossimi 5 anni, di cui 28 miliardi (66%) dedicati all’elettrico e alla digitalizzazione. Esclusa invece al momento la quotazione di Lamborghini: “non è sul tavolo”, ha detto il Cfo, Jurgen Rittersberger.
Entro il 2025 Audi, che controlla anche Lamborghini, Bentley e Ducati, intende lanciare 20 nuovi modelli, di cui 10 elettrici che diventeranno 20 entro il 2027 per avere una versione elettrica in ogni segmento di gamma. Dal 2026 Audi lancerà solo più modelli elettrici, fra cui un nuovo suv “entry level” che si posizionerà sotto la Q4 e-tron, mentre già quest’anno è previsto l’avvio del “phase out” dei motori termici, che usciranno definitivamente di scena entro il 2033. Il prossimo modello bev a debuttare a inizio 2024 è l’atteso Q6 e-tron, il primo a essere costruito sulla piattaforma Ppe (Premium Platform Electric) nello storico stabilimento di Ingolstadt dove si produrranno anche le batterie.
“La crescita delle vendite di Bev del 44% nel 2022 (118mila unità, il 7,2% del totale) conferma che siamo sulla strada giusta. Il trend prosegue anche nei primi 2 mesi dell’anno con un +40%, nonostante la fine degli incentivi in alcuni mercati, come in Germania dove abbiamo comunque raccolto 20mila ordini per il Q8 e-tron”, afferma Duesmann.
Anche le vendite degli altri modelli sono cresciute in gennaio e febbraio: +16% in Europa, +41% negli Usa e +4% in Cina, dove aumenteranno con l’arrivo del Q8 e del Q6 e-tron. Forte di questi numeri, Dusmann si è detto “molto ottimista”, di centrare i target per l’intero anno, anche se ci saranno ancora problemi legati a chip e logistica. Gli obiettivi 2023 prevedono consegne fra 1,8-1,9 milioni di veicoli, ricavi di 69-72 miliardi di euro e un margine sulle vendite del 9-11%.
A livello di mercati, Audi punterà molto sugli Stati Uniti dove potrebbe aprire un impianto produttivo per auto elettriche sfruttando l’Ira, l’Inflation Reduction Act da 430 miliardi di dollari. “L’Ira non si può ignorare, l’Ue deve dare una risposta che non sia protezionistica: entro l’anno prenderemo una decisione. L’Europa rimane centrale, ma i costi per lo sviluppo dei veicoli elettrici sono enormi e sono aumentati con il caro energia: servono politiche per la riduzione dei prezzi dell’energia e per l’approvvigionamento di materie prime per le batterie”, ha detto Dusmann.
Sullo stop al termico nel 2035, Dusmann ha ribadito che “c’è il rischio che i target al 2030 e al 2035 siano messi in discussione, ma la priorità è fare chiarezza per le case auto, ma anche per i clienti che devono sapere cosa comprare”. Negativo invece il commento sull’Euro 7: “servono modifiche, drenerà risorse dagli investimenti per l’elettrico”, mentre sugli e-fuel “sono meno efficienti dell’elettrico, forse sono più utili in settori come il trasporto aereo e marittimo e nel motorsport”. Audi debutterà in F1 nel 2026 quando saranno adottati gli e-fuel e crescerà il ruolo della power unit elettrica: “è un match perfetto: entrambi abbiamo target di sostenibilità molto ambiziosi”.
In Europa oltre al sito di Ingolstadt, Audi punta a rafforzare la produzione anche a Forest in Belgio, dove viene prodotta la Q8 e-tron e in futuro forse anche la Q4 e-tron. Anche in Cina, Audi ha in programma di aumentare la produzione nel sito in partnership con Faw a Changchun, dove saranno realizzati modelli sulla nuova piattaforma Ppe. “La situazione è complessa per questo vogliamo diversificare la produzione nelle aree strategiche: Europa, Cina e Usa”, ha spiegato Dusmann.
Quanto al 2022 Audi ha registrato un calo delle consegne del 3% a 1,64 milioni di unità. A pesare soprattutto la flessione in Cina (-7,8% a 647mila unità), principale mercato di Audi, causa chip e lockdown. I ricavi però sono aumentati del 16,4% a 61,8 miliardi di euro grazie all’aumento dei prezzi di vendita, al consolidamento di Bentley e alle performance “record” di Lamborghini e Ducati. Il risultato operativo è aumentato del 37% a 7,6 miliardi pari a un margine del 12,3%, mentre il cash flow è diminuito del 38% a 4,8 miliardi (secondo miglior risultato di sempre) a causa dell’aumento delle scorte per garantire disponibilità di prodotto e per gli investimenti in Cina.
Fra i brand il Cfo di Lamborghini Paolo Poma ha detto di aspettarsi “un altro anno record in occasione del 60esimo anniversario del brand, anche grazie al lancio della prima plug-in, l’erede dell’Aventador”. Numeri record anche per Bentley che ha registrato un risultato operativo in crescita dell’82% a 708 milioni. “Brexit continua a pesare, in particolare sulla logistica, ma abbiamo un portafoglio prodotti molto forte”, ha detto il Cfo Jan-Henrik Lafrentz.
Ducati invece, nell’anno della vittoria in Moto Gp con Francesco Bagnaia, ha superato per la prima volta 1 miliardo di euro di ricavi (+24%), con un margine record del 10%. Per Ducati prosegue la strategia di aprire punti vendita presso i dealer Audi con l’obiettivo di arrivare a 100 entro il 2024. Sul fronte dell’elettrificazione, Ducati debutterà come fornitore del campionato di moto elettrico MotoE “ci servirà come laboratorio per lo sviluppo della prima elettrica che arriverà entro la fine del decennio. Ad oggi il punto debole sono le batterie”, ha detto il Cfo, Henning Jens.