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Tibet, Cina batte un colpo su successione alla morte del Dalai Lama

| Redazione StudioNews |

Tibet, Cina batte un colpo su successione alla morte del Dalai LamaRoma, 6 set. (askanews) – In Asia orientale si sta riaprendo un altro punto di tensione che interessa la Cina: il Tibet. Oggi il South China Morning Post riporta la notizia di una riunione che si è tenuta a Lanzhou, nella provincia di Gansu, tra oltre 50 importanti esponenti del buddismo tibetano riconosciuti da Pechino per discutere “il tema della reincarnazione dei Buddha viventi”.



Si tratta di una questione centrale: vista la tarda età del Dalai Lama, il più alto esponente tibetano che è in esilio e in rotta con Pechino, si comincia a discutere della successione, per la quale tra l’altro lo stesso Dailai Lama dovrebbe fra meno di un anno annunciare i suoi piani. In un articolo pubblicato su tibet.cn, il sito internet di informazioni tibetane filo-Pechino, i partecipanti al seminario provenivano dalla regione autonoma del Tibet, dal Sichuan, Qinghai e Gansu. La cerchia del Dalai Lama, invece, vive in esilio in India.


Nell’articolo non sono stati forniti dettagli sulle discussioni avvenute nel seminario, ma è scritto che i partecipanti hanno aderito al “Pensiero di Xi Jinping” e hanno “attentamente implementato” le politiche del Partito comunista cinese sul lavoro religioso e sul Tibet, aggiungendo che il seminario avrebbe aiutato a “promuovere la trasmissione sana” del Buddhismo tibetano e a renderlo “compatibile con la società socialista”. Si legge inoltre che il seminario avrebbe “guidato i monaci e i seguaci verso una comprensione più oggettiva delle usanze storiche, dei rituali religiosi e delle politiche e regolae sulla reincarnazione dei Buddha viventi”. Si segnala, ancora, che i monaci hanno “compreso” l’importanza dell’approvazione governativa rispetto alla reincarnazione, facendo riferimento a una norma del 2007 che prevede l’imprimatur di Pechino alla scelta del Buddha vivente reincarnato.


Il Dalai Lama non è menzionato nell’articolo, ma è evidente che la questione più imminente riguarda proprio la sua reincarnazione che rappresenta la controversia politico-religiosa più imminente rispetto alla questione tibetana. Pechino accusa il premio Nobel per la pace di essere “separatista” e di aver incitato disordini tra i tibetani in Cina negli anni ’80 e nel 2008. Da tempo ci sono preoccupazioni che la sua morte possa innescare tensioni.


L’attuale Dalai Lama, che ha compiuto 89 anni a luglio, ha indicato che affronterà la questione della sua reincarnazione quando compirà 90 anni. Nelle scorse settimane era negli Stati uniti, dove si è sottoposto a un’operazione chirurgica e ha colto l’occasione per incontrare esponenti dell’Amministrazione Usa, facendo infuriare Pechino. Tenzin Gyatso, questo il nome laico del XIV Dalai Lama, è considerato la manifestazione terrena del bodhisattva cosmico Avalokitesvara, una delle principali entità spiriturali del Buddhismo. E’ in disaccordo con Pechino sulla reincarnazione di diversi altri Buddha viventi tibetani. dal canto suo, rivendica il diritto di dire la sua sulle reincarnazioni. Secondo la tradizione buddista tibetana, quando il Dalai Lama muore, viene reincarnato come un bambino. Questo bambino deve essere trovato attraverso una serie di ricerche e rituali. La selezione era tradizionalmente fatta da autorevoli monaci tibetani rispettati. Un imperatore della dinastia Qing (1644-1911) ha cercato di mettere in pratica un rituale simile a una lotteria, noto come l’Urna d’Oro, a partire dalla fine del XVIII secolo. Ma la tradizione è stata interrotta da tumulti e guerre in Cina all’inizio del XX secolo. Il rituale è stato successivamente approvato dal Partito comunista cinese e incorporato nelle normative ufficiali nel 2007. Dopo la morte di un altro leader religioso tibetano, il Panchen Lama, nel 1989, una squadra di ricerca guidata dal governo cinese ha identificato un bambino come sua reincarnazione attraverso il rituale dell’Urna d’Oro nel 1995. Il Dalai Lama ha rifiutato di riconoscerlo. Secondo la tradizione, il prossimo Dalai Lama deve essere riconosciuto dall’attuale Panchen Lama, che siede nel Comitato permanente della Conferenza consultiva politica del popolo cinese, il massimo organo consultivo politico del paese. Il Tibet è stato conquistato dall’Esercito popolare di liberazione nel 1950, un anno dopo che il Partito comunista aveva vinto la guerra civile cinese. Il Dalai Lama vive in esilio in India dal 1959, dopo aver abbandonato una rivolta fallita contro il dominio cinese.