Tre anni del Ca’ di Dio: Venezia, ma anche la sua Laguna
Tre anni del Ca’ di Dio: Venezia, ma anche la sua LagunaVenezia, 29 giu. (askanews) – Un progetto che cresce e si vuole radicare in un’idea di venezianità non scontata. Il Ca’ di Dio, hotel parte della collezione VRetreats di VOIHotels si è conquistato il suo spazio nell’offerta turistica della città, ha continuato a lavorare su una propria identità precisa. Abbiamo provato a tracciare un bilancio con il general manager Christophe Mercier. “Possiamo dire – ha spiegato Mercier ad askanews – che dopo quasi tre anni di apertura i risultati sia in termini di qualità, di felicità dei nostri ospiti, della collaborazione con i nostri associates e dal punto di vista finanziario, possiamo dire che è un successo. Naturalmente dopo tre anni riparte un nuovo ciclo, come lo stiamo vedendo per la parte ristorazione e ovviamente per la parte camere, stiamo smette implementando nuovi progetti, nuove idee per giustamente andare a catturare sempre di più una parte del mercato che ancora oggi non abbiamo ancora preso”.
L’idea di hotellerie del Ca’ di Dio però va anche oltre Venezia in senso stretto e, sia per le relazioni con i prodotti del territorio, sia per quella con i luoghi della Laguna, guarda a una prospettiva più ampia. “A oggi – ha aggiunto il general manager riferendosi anche alle politiche di promozione turistica della città – non è stato sviluppato il progetto che noi facciamo con il Botanical Tour per esempio di andare a portare i nostri ospiti nella Laguna. Cioè, a Venezia pensiamo sempre su questo piccolo pesce, no, quello che vediamo bene dall’alto, che alla fin fine è troppo piccolo in alta stagione e sarà troppo grande in bassa stagione, perché i picchi sono in alta stagione. E ugualmente la laguna, e lì partiamo su Murano, Torcello, Murano, tutta la parte di Rio Piccolo, cioè c’è un mondo enorme di bellezza che potrebbe essere scoperto”. Un mondo che è parte della natura profonda di Venezia, che la spiega in modo persino migliore rispetto a San Marco e altri luoghi diventati icone globali. E pensare in termini di allargamento degli spazi è anche una strategia possibile e sostenibile per fare fronte al turismo di massa che a volte sembra soffocare la città.