Trump, ferito a un orecchio, non molla: non mi arrenderò mai
Trump, ferito a un orecchio, non molla: non mi arrenderò maiRoma, 14 lug. (askanews) – Poteva essere una tragedia per Donald Trump. Alla fine ne uscirà con una ferita lieve alla sommità dell’orecchio destro, ma con un impulso ancor più marcato verso la vittoria alle presidenziali: l’iconica immagine dell’ex presidente col volto insanguino che, sulle sue gambe, alza il pugno al cielo è un segno di forza che ha monopolizzato i media e i social network mondiali, ponendo gli avversari politici sulla difensiva, a partire dal presidente Joe Biden, già in difficoltà in casa democratica, con tanti che gli chiedono di passare la mano.
Di certo, la tragedia c’è stata per lo spettatore ucciso dalla gragnuola di colpi partiti da un ignoto tiratore – a suo volta freddato dal Secret Service, che difende l’ex presidente – e per due persone rimaste ferite in condizioni critiche che lottano in un ospedale di Pittsuburgh. Tutto è accaduto nel tardo pomeriggio di oggi a Butler, in Pennsylvania, dove Trump stava arringando i suoi sostenitori, circa 50mila persone. All’improvviso, a quanto si vede nelle immagini, ci sono degli spari. L’ex presidente sembra dapprima stupito, poi si tocca l’orecchio destro, quindi si butta a terra ricoperto immediatamente dai funzionati del Secret Service che lo ricoprono.
Sono attimi, ma se la prima parte fa temere la fine del magnate che ha già una volta conquistato l’America, la seconda parte del video lo mostra in una veste “eroica”. Si odono urla, voci concitate, altri spari. Poi i funzionari, che continuano a circondare Trump, lo aiutano ad alzarsi. E lo si vede col volto insanguinato che, improvvisamente, alza il pugno al cielo, come a sfidare chi ha sparato. Lo agita più volte, la gente scandisce: “USA, USA”. Poi viene portato via, in ospedale, dal quale esce dopo poche ore. In seguito, dalle prime dichiarazioni delle autorità che indagano – il Secret Service, FBI, Dipartimento dell’Homeland Security – si capisce che lo sparatore era appostato in alto, a 120-150 metri di distanza, probabilmete sul tetto di un edificio appena fuori l’area del comizio. Sul luogo in cui lo sparatore è stato freddato si è trovato un fucile semi-automatico AR-15, un’arma famigerata perché molto diffusa e usata nelle sparatorie di massa in America. Gli inquirenti si augurano di riuscire a tracciare la storia di questo fucile, che dovrebbe apparire sui database di armi speciali e, secondo la CNN, l’FBI sarebbe arrivata a identificare un 20enne della Pennsylvania, ma al momento non se ne sa molto di più. E quindi non ha anche alcuna idea del movente.
E’ stato lo stesso Trump a dare notizie sul suo stato di salute. Ha spiegato, sul suo social network Truth Social, che una pallottola ha “perforato la parte superiore del mio orecchio destro” e ha ringraziato ” il Servizio Segreto degli Stati uniti e tutte le forze dell’ordine per la loro rapida risposta alla sparatoria”. Soprattutto – ha aggiunto – “voglio presentare le mie condoglianze alla famiglia della persona al comizio che è stata uccisa e anche alla famiglia di un’altra persona che è stata gravemente ferita”. Ancor di più, però, quel che frulla nella testa di Trump emerge in un’email inviata ai suoi supporter. Ha un testo semplice, tutto in maiuscolo come spesso fa il tycoon: “QUESTO È UN MESSAGGIO DA DONALD TRUMP, NON MI ARRENDERÒ MAI!” E, ferito o non ferito, andrà a Milwaukee dove lunedì si apre la Convention nazionale repubblicana che deve dargli la nomination ufficiale per andare a riprendersi nelle elezioni di novembre la Casa bianca.
Messaggio chiaro, anche e soprattutto per il suo principale rivale, l’ammaccato presidente Joe Biden, da giorni sotto fuoco amico democratico. L’inquilino attuale della Casa bianca si è affrettato a chiamare Trump, riuscendoci in un secondo tentativo. Soprattutto ha lanciato un appello all’unità contro la violenza politica, che è suonato accorato ma debole. “Non c’è posto in America per questo tipo di violenza. È folle. È folle. È uno dei motivi per cui dobbiamo unire questo paese. Non possiamo permettere che ciò accada. Non possiamo essere così. Non possiamo tollerare questo”, ha detto il presidente. “Tutti, tutti dobbiamo condannare” questa violenza, ha continuato. E, quando i giornalisti gli hanno chiesto se ritenesse trattarsi di un tentativo di omicidio, che è proprio l’ipotesi di reato sulla quale è partita l’indagine per la sparatoria, Biden ha risposto: “Non ne so abbastanza, ho un’opinione, ma non ho fatti. Quindi, voglio assicurarmi di avere tutti i fatti prima di fare ulteriori commenti”. L’appello a non lasciare spazio alla violenza è stato ripetuto in coro da tutti gli esponenti americani che hanno parlato: la vicepresidente Kamala Harris, il segretario di Stato Antony Blinken, l’ex speaker della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi, una pasionaria anti-Trump. Politico ha sottolineato in un suo pezzo di analisi come i democratici siano stati costretti a mettere il silenziatore alle loro critiche contro Trump. A livello internazionale, unanime il coro di condanna. Dal laburista Keir Starmer, al ministro degli Esteri Ue Josip Borrell, passando per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha augurato a Trump una pronta guarigione. Rapidissimi a esprimere via X il loro sgomento anche gli esponenti internazionali quotati come più vicini a Trump: il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il primo ministro ungherese (e attuale presidente di turno dell’Ue) Viktor Orban, che pochi giorni fa è andato a visitare Trump nella sua tenuta di Mar-a-Lago in Florida e ha detto che, una volta rieletto presidente, il repubblicano “porrà fine” alla guerra in Ucraina.