Ucraina, Papa con Zelensky per giocare partita pace
Ucraina, Papa con Zelensky per giocare partita paceCittà del Vaticano, 13 mag. (askanews) – Mentre poco dopo le 16 il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il suo seguito varcava l’Arco delle Campane per far ingresso in Vaticano, Papa Francesco, solo nella mattinata, aveva parlato di pace – nella sua intensissima giornata fatta di incontri, udienze e nomine – almeno sei volte. Parole per ribadire – se mai ce ne fosse stato bisogno – la sua e la posizione della Santa Sede riguardo a quella che anche oggi è tornato a definire “la terza guerra mondiale a pezzi” dove proprio l’Ucraina rappresenta uno scacchiere-chiave. Dall’altra parte è sembrato stridere il tweet mattutino del presidente ucraino che aveva parlato di colloqui importanti per arrivare “alla vittoria” finale.
Insomma, la difficile partita della pace in Europa ha visto oggi in Vaticano un altro capitolo ma con le difese schierate. Lo si è capito anche dall’abbigliamento del presidente ucraino che, giunto in Vaticano accompagnato da uomini in mimetica, non ha voluto rinunciare al suo proverbiale abbigliamento che ricorda da vicino le divise militari. Nei quaranta minuti di colloquio privato col Papa è emersa, comunque, la necessità di non dimenticare mai, come ha riferito il direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni, la “situazione umanitaria e politica dell’Ucraina provocata dalla guerra in corso”. “Il Papa – ha aggiunto Bruni – ha assicurato la sua preghiera costante, testimoniata dai suoi tanti appelli pubblici e dall’invocazione continua al Signore per la pace, fin dal febbraio dello scorso anno”. “Entrambi – ha concluso Bruni – hanno convenuto sulla necessità di continuare gli sforzi umanitari a sostegno della popolazione” con il Papa che “ha sottolineato in particolare la necessità urgente di ‘gesti di umanità’ nei confronti delle persone più fragili, vittime innocenti del conflitto”. La parola pace, insomma, non è stata pronunciata se non, in modo scarno, in una nota diffusa al termine della visita, da parte vaticana, in cui si è parlato della “necessità di continuare gli sforzi per raggiungere la pace”. E questo la dice lunga sullo stato dell’arte o, meglio, della diplomazia in un momento che potrebbe delinearsi strategicamente decisivo, quanto drammatico, per la guerra in corso.
Fuori dall’ufficialità, da parte della Santa Sede, si è fatto riferimento alle parole pronunciate dal Pontefice sul volo di ritorno dal suo ultimo viaggio pastorale in Ungheria, quando Francesco ha accennato ad un piano di pace che la Santa Sede vuole perseguire, alla necessità e alla disponibilità vaticana a farsi mediatore, nel frattempo, per lo scambio di prigionieri e alla necessità di altri “gesti di umanità” e non di crudeltà, riguardanti, appunto, i bambini, con la vicenda tragica di quelli rapiti e deportati, e poi alle fasce più deboli della popolazione civile. Insomma, l’attesa visita di Zelensky in Vaticano, il colloquio con Papa Francesco prima e con il segretario per i rapporti con gli Stati, mons. Paul Gallagher poi, ha confermato le difficoltà a intavolare un serio dialogo di pace e ancor prima, la volontà di farlo da parte dei belligeranti. Un ultimo indizio? Se il Papa ha donato al suo ospite una scultura dal significativo titolo: “La pace è un fiore fragile” ed una serie di volumi ispirati allo stesso tema, Zelensky gli ha regalato un’opera raffigurante l’immagine di una Madonna impressa su un giubbotto anti-proiettile squarciato. Ma se difficoltà e approcci diversi alla risoluzione del conflitto sembrano essersi riaffacciati con evidenza anche oggi, certamente la strada sotterranea e costante della diplomazia vaticana sta proseguendo incessante e chissà che questo incontro abbia comunque aperto nuovi spiragli per la pace. (di Giuseppe Cionti).