Ue, l’idrogeno “rinnovabile” non sarà quello dal nucleare
Ue, l’idrogeno “rinnovabile” non sarà quello dal nucleareBruxelles, 14 feb. (askanews) – La Commissione europea ha adottato ieri a Bruxelles due “atti delegati” che definiscono il concetto di “idrogeno rinnovabile”, detto anche idrogeno verde, ai fini del rispetto di una serie di obiettivi della legislazione europea (in particolare riguardo alla revisione in corso della direttiva sulle rinnovabili) e per dare certezza normativa per gli investimenti e gli aiuti di stato nel settore. Contrariamente a quanto avrebbe voluto la Francia, la definizione adottata comprende solo l’idrogeno e i gas o carburanti derivati (ammoniaca, metanolo, elettro carburanti) prodotti tramite elettrolizzatori alimentati con elettricità da fonti rinnovabili, e non con elettricità di origine nucleare.
La Commissione ha così stabilito le condizioni per applicare il “principio di addizionalità”, secondo cui dal 2028 tutto l’idrogeno verde prodotto nell’Ue dovrà basarsi su nuove capacità di produzione di elettricità da fonti rinnovabili, aggiuntive rispetto alla situazione esistente, e che non dovranno quindi essere sottratte dalla rete elettrica.
Questo principio di addizionalità non dovrà essere applicato solo se il produttore di idrogeno 1) è anche produttore di energia rinnovabile, e dispone di elettrolizzatori collegati direttamente ai propri impianti; 2) se prende l’energia dalla rete in mercati elettrici basati per più del 90% sulle fonti rinnovabili; 3) o se l’intensità delle emissioni a effetto serra dell’elettricità sulla rete è inferiore alla soglia di 18 grammi di CO2 equivalenti per Megajoule (18 gCO2eq/MJ).
In quest’ultimo caso, i produttori di idrogeno potranno limitarsi a concludere dei contratti di fornitura con imprese esistenti che producono energia rinnovabile, senza che siano necessarie nuove installazioni. I contratti di fornitura dovranno assicurare comunque che sia generata una quantità di elettricità rinnovabile almeno equivalente a quella necessaria per produrre l’idrogeno certificato verde.
Inoltre, dovranno essere rispettate delle correlazioni geografiche (connessione della zona di produzione dell’elettricità rinnovabile con quella in cui si trova l’elettrolizzatore) e temporali (verifica, ogni mese fino al dicembre 2029, e dal 2030 ogni ora, della corrispondenza tra la produzione di idrogeno rinnovabile e la generazione dell’elettricità rinnovabile necessaria ad alimentarla).
La Francia, proprio a causa del suo mix energetico a basso contenuto di carbonio per la forte presenza del nucleare (63%), avrà in effetti delle condizioni vantaggiose per produrre idrogeno rinnovabile sul proprio territorio. Qui, infatti, i produttori di idrogeno verde non dovranno rispettare il principio di addizionalità, perché l’elettricità sul mercato ha un’intensità di emissioni inferiore alla soglia di 18 gCO2eq/MJ; ma dovranno comunque concludere dei contratti di fornitura di elettricità rinnovabile in quantità equivalente a quella necessaria per produrre l’idrogeno verde. Questo è molto diverso da affermare che verrà considerato “rinnovabile” l’idrogeno prodotto con l’elettricità di fonte nucleare.
Con i diversi mix energetici attuali negli Stati membri, questa condizione di vantaggio varrebbe oggi in particolare per il mercato francese e per la Svezia del Nord (dove oltre al nucleare c’è fortissima presenza di rinnovabili), e non ad esempio per altri paesi con centrali atomiche attive, come Belgio, Germania, Ungheria e Repubblica ceca; ma fra qualche anno le condizioni per la deroga dal principio di addizionalità (90% di rinnovabili o intensità di emissioni sotto la soglia fissata) potrebbero verificarsi anche in altri paesi.
Gli obblighi previsti per la produzione di idrogeno rinnovabile nell’Ue verranno anche per i produttori di paesi terzi che vogliano esportare il proprio idrogeno nell’Unione. A questo fine, saranno introdotti dei sistemi di certificazione che dovranno essere riconosciuti dalla Commissione.
Il pacchetto “REpowerEU” fissa l’obiettivo di produrre nell’Ue 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile entro il 2030, per cui sarà necessaria la fabbricazione su larga scala e la diffusione di massa di elettrolizzatori, oggi ancora rari, che avranno bisogno di 500 Terawatt/ora in più di elettricità rinnovabile. Per il 2030 è previsto anche che saranno importati altri dieci milioni di tonnellate di idrogeno verde da paesi terzi (soprattutto Nord Africa, Medio Oriente e Ucraina).
Resta per ora ancora aperta, infine, la questione della definizione dell’idrogeno “a basso contenuto di carbonio” (o “low carbon”), che dovrà essere regolata da un altro “atto delegato”, previsto dal pacchetto sul “Idrogeno e decarbonizzazione dei mercati del gas”. Presentato dalla Commissione nel dicembre 2021, il pacchetto è ancora in fase di negoziato tra i co-legislatori. Sembra soprattutto in questo campo che potrebbe passare la linea francese, con l’identificazione fra l’idrogeno “low carbon” e quello prodotto direttamente con l’elettricità di fonte nucleare.